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«Adesso spiegami perché diavolo gli hai mandato una mia foto.» sbottò Valeria, non appena si furono seduti nella tavola calda che avevano scelto.

Enzo sussultò. Comprensibile, visto che da quando erano usciti Valeria non gli aveva rivolto una sola parola e adesso gli stava urlando contro.

Poi incassò la testa nelle spalle «É stato lui a volerla, quando gli ho chiesto se potevo portarti agli studi.»

«E ti è sembrata una buona idea fargli "accidentalmente" sapere che io assomiglio a Beatrice?» ira, sospetto. Forse anche Enzo... no, neanche per idea! Eppure...

Non che non ci avesse rimuginato su per tutto il tragitto.

«Abbassa la voce, per favore! Gli ho mandato una vecchia foto che avevo sul cellulare. É sfocatissima, e poi avevi le guance più tonde.»

«Oh!» fece Valeria, fingendosi impressionata «E come gli hai spiegato che i miei capelli da biondi sono diventati...» finse di pensarci su «"Mogano scuro 023"?»

«Gli ho detto che la scomparsa di tua sorella ti ha un po' fatto andare fuori di testa, che non appena hai capito che non sarebbe tornata a casa sei entrata in bagno e ne sei uscita conciata così. L'ha trovata una cosa interessante, sai? Ha tirato fuori una foto di Anna dal suo dossier e ha detto "proprio come lei".»

«L'hai convinto così, senza spiegare i motivi per cui avrei fatto una cosa del genere?»

«Per l'appunto. Se li avessi spiegati sarei suonato falso, ma visto che non li ho detti Riccardo può immaginarsi tutto quello che vuole.»

«Dovresti essere tu l'attore.» disse Valeria, iniziando a frantumare metodicamente un grissino.

«Più che un attore sono un manipolatore.»

«E guarda come ne vai fiero!» Valeria sorrise ad Enzo, poi fece una pausa, chiudendo per un attimo gli occhi e rovesciando la testa all'indietro «Prima, quando mi hai presentato a Riccardo, mi sono sentita un po' come se mi avessi venduta.»

A Valeria parve che Enzo non sapesse se offendersi o ridere.

Quello che ne risultò, comunque, fu una specie di sbuffo divertito.

«Che stupida.» commentò, ma non sembrava arrabbiato: del resto, con quell'ammissione Valeria aveva quasi voluto scusarsi, era sicura che Enzo non l'avrebbe presa male.

Ci fu un attimo di silenzio.

«Enzo» disse alla fine Valeria con voce bassa «dici che ce la farò?»

Enzo sembrò rifletterci su. Il suo sguardo assorto scivolò attraverso il locale, fermandosi su un puzzle incorniciato - piuttosto brutto, in effetti - che ritraeva un'aquila.

«Sai» iniziò «quando ho detto a Riccardo che conoscevo la sorella di Anna Rita Guzzani era molto contento, non gli pareva vero. E dopo che ti ha visto, tutto soddisfatto mi ha detto: "quella lì è una figlia di papà che improvvisamente si è trovata in questa situazione e non sa bene da che parte cominciare". Io mi sono dovuto trattenere dallo scoppiargli a ridere in faccia.»

«E questo dovrebbe essere consolante?»

«Sì, perché è evidente che non ti conoscono.»

Quando finirono di mangiare, Enzo si diresse dritto verso un piccolo parco nelle vicinanze.

«Ma dove andiamo? Non è il momento per il relax.» gli gridò dietro Valeria, perplessa, vedendo che l'amico era partito in quarta.

«Dobbiamo chiamare Chiara, meglio qui che agli studi.» replicò lui, lasciandosi cadere molto poco elegantemente su una panchina e tirando fuori il computer.

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