8.

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Mentre tutta l'Italia, il giorno dopo, si stava interrogando con ansia su dove fosse finita Anna Rita Guzzani, una macchina sfrecciava verso la capitale.

«Smettila.» disse Enzo, accorgendosi che Valeria si stava tormentando una ciocca di capelli quasi fino a strapparseli «Ti togli la tinta.»

Valeria si guardò la mano come se si aspettasse di vedere davvero delle tracce scure sulle dita, poi scrollò la testa «Sciocchezze.»

«Le squadre hanno controllato i dintorni della casa? Quella dove hanno portato Anna, dico.»

«Ho parlato con un po' di gente, e dicono che è stato fatto.» Valeria attorcigliò fra le dita il bordo della canotta «Ma nessuno sa chi l'abbia fatto...»

Enzo fece uno sbuffo di realizzazione «Ma certo, è così semplice... basta scombinare un po' l'organizzazione delle ricerche...»

«Mamma è stata male, ieri notte.» La voce di Valeria, limpida e triste, interruppe il suo borbottio «Ha avuto una crisi di nervi.» aggiunse, dopo un silenzio in cui Enzo non aveva saputo cosa dire.

«Valeria» sospirò alla fine lui «scordati che sia colpa tua.»

Valeria strinse al corpo le braccia conserte «Non c'entra di chi sia o di chi non sia la colpa. Comunque hanno pensato che fosse una buona idea che venissi qui.»

«I tuoi genitori, intendi?»

Lei annuì: «Qualcuno prima o poi sarebbe dovuto andare in TV. Succede sempre così.»

«Hai letto quello che ti ho mandato?»

«Sì.» disse lei, spenta.

Nella voce di Valeria si potevano sentire tante cose, il più delle volte: arroganza, decisione, allegria, stizza, ma non scoramento. Non fino a quel giorno.

Enzo si voltò completamente verso di lei, allarmato «Che c'è?»

«Che è impossibile.» rispose lei nello stesso tono di prima «E guarda la strada!» gli ordinò.

«A che ti riferisci?» chiese Enzo dopo un attimo di silenzio, visto che Valeria non sembrava intenzionata a parlare.

Valeria non distolse lo sguardo dalla campagna secca che filava attorno a lei e parlò solo dopo un po' «Se la teoria dello share è buona, allora Anita Meis è stata liberata perché tutto il Paese credeva che fosse morta.» scartabellò nella borsa e tirò fuori un fascio di fogli, scorrendoli velocemente con lo sguardo.

Ecco qui. Il sangue di Anita Meis sparso al suolo aveva fatto temere il peggio, così come un cadavere, irriconoscibile con addosso i vestiti della ragazza. E poi improvvisamente Anita era ricomparsa viva e vegeta, anche se non proprio in salute.

Oh, era stata festa grande.

Quei fogli scesi in terra dall'inafferrabile tela di internet erano pieni più del giubilo finale che dell'indagine.

«Pensi che in questo non c'entri Beatrice?»

«Al contrario. É una storia così costruita che sembra che le abbiano fatto il lifting!»

«E allora?»

«E allora me lo dai tu il sangue di mia sorella e un cadavere da far passare per il suo?»

Enzo aggrottò le sopracciglia «Per il sangue non so, ma per il corpo non c'è problema.»

«Già, e poi andiamo a spiegare a quella bastarda che ci siamo messi in mezzo anche noi.»

«Sei più sveglia di ieri.» commentò Enzo, con un tono che non si capiva se fosse tetro o soddisfatto.

«Quello che non capisco» disse Valeria dopo un po' «È perché questa bambina no e mia sorella sì. Il Muto ha detto che il suo capo – e sono convinta che sia Beatrice – vuole Anna morta, e non riesco a capire... Spero tanto di avere ragione, Enzo. Spero tanto che tutto quello che vogliono sia un alto indice di ascolti.»

Lo sguardo di Valeria si perse lungo il paesaggio che scorreva attorno a loro, e dal momento che non riusciva a dare voce alla paura e alla confusione che le si agitavano dentro, si limitò ad appoggiarsi pesantemente al sedile, con in mano i fogli che frusciavano nella brezza calda.

Non importavano i perché e i percome, in fondo: importava solo che in un modo o nell'altro avrebbe impedito che facessero del male ad Anna.

Se riusciva a tirare Anna fuori di lì da sola tanto meglio, altrimenti non le sarebbe rimasto altro da fare che fidarsi del rapitore di sua sorella; non erano piani grandiosi, ma erano due alternative estremamente chiare e ben definite, e questo semplificava le cose.

Enzo la guardò di sottecchi, poi sospirando pescò il cellulare in una tasca del cruscotto.

«Pronto Chiara? Sì, sono io.»

Pausa.

«Mah, tutto bene. É qui.» scrollò la testa ad una frase dell'amica «No, no, sembra piuttosto agguerrita.»

Un altro silenzio, in qualche modo un po' più leggero «Beh, che vuoi, è sempre lei. Ascolta, fra un paio d'ore puoi connetterti in chat? Abbiamo bisogno di un favore.»

Il ragazzo ascoltò la risposta con fare attento «No, sarà una cosa un po' lunga... grazie. A dopo, allora.» mise via il cellulare e non disse niente a Valeria. Non una spiegazione non un "sei d'accordo?".

«Vuoi coinvolgere Chia?» la voce di Valeria era ancora calma, ma lei era molto alterata.

«Ci sono un sacco di modi per far credere che una persona sia morta.»

«Come?»

«Eh, poi lo vedrai, quando mi sentirò con la Chia.»

«Lo sai che certe volte fai proprio...»

«Di testa mia? Sì, lo so. Dopotutto è l'unico modo per sopravvivere: ti conosco da vent'anni.»

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