18.

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Vincenzo guardò Vale voltarsi e allontanarsi, mentre ricordava lo sguardo pieno che gli aveva lanciato quando lo aveva visto. Cos'aveva voluto dirgli?

Non si sentiva bene, ma non nel modo in cui ci si aspetta di stare dopo essere stati investiti da un tir in corsa; no, era più come se fosse convalescente da una lunga malattia. Gli girava un po' la testa.

«Era tua amica?» disse l'unico poliziotto rimasto. Sembrava ancora indeciso se portarlo in questura o meno.

«Sì. Non riesco proprio a crederci che abbia potuto fare una cosa del genere... sua sorella!» meglio restare sul vago, in attesa di capirci qualcosa di più, e soprattutto non compromettersi.

«Orribile» concordò con soddisfazione mista a disgusto il poliziotto, poi un'espressione di improvvisa realizzazione si fece largo sul suo viso.

«Ehi, aspetta un attimo!» esclamò, facendo irrigidire impercettibilmente Vincenzo «Tu sei Vincenzo, il figlio della Claudia! Mia figlia è una tua grande fan.»

«Oh, beh» disse spaesato il ragazzo, che si aspettava tutto tranne che quello «Grazie.»

L'uomo si grattò la nuca abitata da capelli corti e ispidi «È un momentaccio, ma se hai tempo, prima di andartene dal paese, ci vieni a trovare? Sei il cantante preferito di Zita, sarà proprio contenta.»

«Volentieri, io...»

«Di' a tua madre se si ricorda di Totò, vedrai che capisce subito chi sono.»

«Certo, lo farò.»

Vincenzo si domandò se quell'uomo sapeva.

Ma sapere cosa, poi? Vale era arrivata disperata e si erano costruiti questo castello assurdo in cui l'emittente televisiva numero uno del Paese aveva ideato un gigantesco complotto per fare montagne di soldi facili uccidendo ragazzini.

Nessuna prova.

Anzi, non solo nessuna prova, lui stesso non aveva visto con i suoi occhi niente che potesse confermare un'impalcatura fantascientifica del genere piuttosto che la semplice, ordinaria follia di una ragazza di ventidue anni gelosa della sorellina.

Qualsiasi psicologo lo avrebbe detto.

E il bello era che si era costruito tutto da solo: aveva creato la soluzione ideale, in cui si incastravano tutte le cose che Vale poteva aver fatto. Semplice, no?

Certo, c'era la faccenda dello share, ma quello era normale: poteva aver confuso la causa con l'effetto, era quasi banale dirlo.

Si premette le tempie, cercando di riordinare le idee.

Vale poteva essere psicopatica al punto di essersi inventata tutto?

Sì, poteva.
















N.d.A.: Perdonatemi per la lunga assenza e per il capitolo minuscolo; mi pare di capire che per alcuni il capitolo precedente risulti ancora vuoto, quindi non voglio sovraccaricarvi di nuove parti da leggere.

Colgo l'occasione per ringraziare toscanomaria e farstone per aver ritenuto IMR degno di passare alla finale degli Italian Writers Award. Senza di loro non sarebbe sicuramente stato possibile entrare nella rosa dei finalisti, e non appena avrò smaltito un po' di lavoro risponderò alle loro recensioni. Grazie!

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