7. (s)Comparsa

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L'aria del mattino era già rovente, fuori non ci si riusciva a stare ma bisognava starci.

Era così stanca di credere che fosse inutile cercare Anna che confusamente iniziava a sperare che servisse a qualcosa.

La testa le girava, i pensieri si accavallavano l'uno sull'altro come le voci degli ospiti di un talk show.

Naturalmente non aveva dormito.

Vide una delle squadre di ricerca venire verso di lei «Nella scuola non c'è.»

Ai suoi occhi risultavano tutti appannati e si muovevano in maniera strana, come se ballassero...

«Vale?» una mano si posò sulla sua spalla. Si girò e mise a fuoco un volto preoccupato. Chiara.

«Vai a casa. Tanto ci vuole qualcuno che aspetti notizie.»

«Davvero, Vale, i tuoi li avvertiamo noi. Va', che sei stanca.»

Valeria non rispose. Roteò gli occhi e si vide vorticare attorno quegli sguardi di pietà. Annegata nella preoccupazione degli altri, proprio così.

Loro non sapevano dove fosse Anna, erano ancora nel panico e l'ansia tiene svegli. Lei non più, era già in un'altra fase...

Era stanca, così stanca. E mentre si afflosciava su sé stessa pensava solo a quello: alla fase. In che fase era il suo cervello?

Fase di elaborazione... come in un lutto...










«"Il paradiso della brugola", il più grande store di articoli di ferramenta in Italia!» strillò una voce nell'orecchio di Valeria, trapassandole dolorosamente la testa.

Per la sorpresa la ragazza cadde dal divano. Si tirò su col cuore che le batteva a mille, prima di incontrare lo sguardo colorato della televisione, dove un tizio mostrava orgoglioso scaffali di trapani.

Aveva premuto il telecomando nel sonno.

Lo slogan urlato che l'aveva svegliata rimbalzava ancora dentro di lei, assieme a lampi di luce e a qualche residuo di adrenalina.

Si mosse alla cieca per prendere il telecomando e spegnere quell'aggeggio infernale.

«Ed eccoci tornati a "Piazza Italia"!» Valeria si girò di scatto verso la TV. Eccola.

Beatrice Volpi. Che le assomigliava, davvero: i capelli erano dello stesso biondo grano, gli occhi erano di un identico verde, più tendente al grigio che all'azzurro. Il labbro inferiore, poi, pieno e lungo, che impallidiva e si stiracchiava ogni volta che Beatrice sorrideva, ogni volta che Valeria sorrideva, era un inconfondibile segno di somiglianza.

Ma quella non era lei, non in un milione di anni.

«Riprendiamo ad ascoltare la storia della signora Simona Maggiola, che si è vista sottrarre i figli dal marito...»

«Per un cavillo!» disse la signora in questione, che stava seduta su una sedia in mezzo allo studio «Un errore giudiziario!»

«Ah, no!» sbottò un uomo che doveva essere il suo ex marito, parlandole sopra «Ah no! Sei stata tu a firmare il foglio, nessuno ti ha costretto. Non è colpa mia se non hai scelto un avvocato migliore...»

«Questo è un bel modo per ingannare la gente, vero? Le scritte piccole, le clausole microscopiche...»

«Non era una scritta piccola» la interruppe l'uomo, che pareva esasperato e non si capiva se stava parlando con sua moglie, con la presentatrice o con il pubblico «Erano fogli! Fogli!»

In quel momento il cellulare di Valeria squillò.

«Enzo.» disse semplicemente lei nel rispondere, gli occhi fissi sulla sua sosia bionda al di là del vetro.

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