17. Intreccio

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«Vale, ma perché ci hai messo tanto? Stavo andando fuori di testa per la preoccupazione!» era nascosta nella macchia rada, a pancia in giù sul terreno brullo. Stava morendo dal caldo, e le urla di Enzo al telefono non contribuivano a migliorare la situazione.

«C'è stato un contrattempo, ma adesso ho risolto tutto» o almeno sperava che fosse così «Ora tocca a te.»

«D'accordo. Ma non farmi venire mai più un infarto del genere, piuttosto mandami un messaggio. Ti ricordo che la tua auto è ancora in ostaggio nel mio garage.»

«Non più. Ho dato le chiavi a Chiara, in compenso io ho la tua.»

Un silenzio seguì dall'altra parte della comunicazione.

«Eddai, pensi che ci tenga a farmi uccidere?»

«No, ma conoscendoti potresti anche non avvertirmi e scappare alle Seychelles senza dirmi che stai bene.»

«Piantiamola, abbiamo del lavoro da fare.»

«Passo e chiudo, capa.» fece il ragazzo, ironico.

Valeria si girò a guardare la casa poco lontana, nascosta in parte dagli alberi e dagli arbusti secchi, come se dovesse fronteggiarla.

"Mezzogiorno di fuoco" si disse, guardando l'ora.

Non che non si sentisse. Forse sarebbe uscita di lì viva, ma dopo sarebbe dovuta andare all'ospedale con ustioni di terzo grado su tutto il corpo.

Il telefono vibrò in silenzio.

"Fatto", diceva il messaggio di Enzo, perciò adesso doveva solo aspettare.

Trentacinque gradi all'ombra, accidenti.

Ma non era il momento per lamentarsi, doveva concentrarsi. Se i suoi cari amici si fossero asserragliati lì dentro lei non avrebbe dovuto fare assolutamente nulla, ma se avessero portato Anna via da lì... beh, lei aveva un'opportunità sola per seguirli.

Tirò fuori il navigatore satellitare e ripassò ancora una volta i percorsi alternativi.

Molto probabilmente non si sarebbero allontanati troppo da lì, e a costo di passare per i boschi si sarebbe almeno fatta un'idea della loro destinazione.

Non le sarebbe servito a niente, ma non voleva perdere quello che considerava un vantaggio inestimabile: sapere dove si trovava sua sorella.

Nonostante tutto però doveva dare retta ad Enzo. Che le aveva detto di non correre rischi.

Se avesse dovuto scegliere tra seguirli, farsi scoprire e causare la sua morte e quella di Anna e ignorare la destinazione della sorella avrebbe scelto la seconda.

Era improbabile, comunque, che spostassero Anna.

"Improbabile, improbabile" si ripeté.

Perché se tutti erano dalla parte dei rapitori, allora loro avevano le spalle coperte e nessun motivo per allontanarsi da lì.

Altrimenti, si disse analizzando le strade alternative sul navigatore, li avrebbe seguiti solo per un pezzo, finché fosse riuscita a non esporsi.

Sì, avrebbe fatto così.

Peccato che tutto aveva intenzione di andare storto nel giro di pochi minuti e lei – pensò più tardi – avrebbe dovuto saperlo.

Mentre controllava il navigatore, Valeria ad ogni manciata di secondi gettava un'occhiata alla casa.

Alla quarta occhiata la casa era perfettamente immobile, come del resto ci si aspetta da una casa, e tutto era calmo.

Alla quinta occhiata tre uomini stavano uscendo dalla casa e il più grosso di loro reggeva tra le braccia un'ingombrante fagotto.

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