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«Come si sente al riguardo, Valeria?» disse la presentatrice, passeggiando davanti ad uno schermo gigante che ritraeva una bambina sui dieci anni con addosso una maglietta arancione «Come si sente pensando che sua sorella si trova chissà dove, spaventata, probabilmente con gente che non conosce...»

La ragazza coi capelli scuri sullo sgabello al centro dello studio la interruppe. Evidentemente non voleva sentire altro «Come vuole che mi senta?» disse con voce sorda «Non riesco a pensarci, io... se qualcuno sa qualcosa, io sono disposta a tutto pur di riavere Anna, a tutto...»

«Ci parli di sua sorella. Come la descriverebbe?»

La ragazza boccheggiò come se le mancasse l'aria, poi si riprese e iniziò «Anna è... non lo dico perché sono sua sorella, ma Anna è una bambina straordinaria. Se solo vedeste» un singhiozzo le squassò il petto «com'è solare e piena di vita, allora capireste perché non riesco a pensare che...» si interruppe, poi, dopo un attimo di silenzio, rinunciò a finire la frase che stava dicendo «Quando è nata mi era indifferente. Sapete, i-io avevo già dodici anni ed ero abituata alla mia vita, insomma... non pensavo di aver bisogno di una sorella. Poi è arrivata a farmi i dispetti, a sorridere e-e io pensavo che l'avrei protetta da qualunque cosa perché le sorelle maggiori fanno questo, ti difendono per tutta la vita, e invece...»

La ragazza era sola, lì sullo sgabello al centro dello studio, con le braccia conserte strette sullo stomaco, leggermente piegata in avanti, e il pubblico in sala la guardava costernato e distante.

«Quando è stata l'ultima volta che ha visto sua sorella?»

«Due mesi fa, quando sono tornata al paese per il ponte del primo maggio... non torno spesso al paese.»

«Il giorno della scomparsa lei non ha avuto alcun contatto con Anna o l'ha sentita al telefono?»

«L'ho sentita la sera prima.»

«Le è sembrata strana, preoccupata per qualcosa o arrabbiata? Secondo lei poteva avere l'intenzione di scappare di casa?»

La ragazza bruna spalancò gli occhi stanchi «Anna, scappare di casa? E perché poi? No... Anna, se la conosceste, è molto affezionata a mamma e papà, moltissimo, e le piace la vita in paese più che a me. É una bambina semplice, serena... e al telefono, sono sicura, era la stessa di sempre.»

«Poco fa ci ha detto con sicurezza com'era vestita il giorno della scomparsa, ma né lei né i suoi genitori l'avete vista uscire di casa...»

«La prima cosa che ho fatto quando ci siamo resi conto che Anna tardava a tornare e non c'era modo di rintracciarla è stata controllare che vestiti aveva preso, p-per aiutare le ricerche... lei mette sempre una tuta bianca e rossa quando va a pattinare, e la tuta in casa non c'era.»

«Mancano altri vestiti, o soldi?»

La giovane la guardò confusa «No. I vestiti c'erano tutti, e anche i risparmi di Anna... era tutto a posto.»

Qualcuno fuori campo dovette fare un cenno alla presentatrice, perché lei si fermò a guardare con aria ispirata da quella parte «Abbiamo un collegamento con il paese, a quanto pare ci sono degli aggiornamenti.»

La fotografia della bambina sparì dallo schermo e al suo porto comparve una donna coi capelli raccolti immersa nel blu gentile della serata estiva. Sullo sfondo si udivano grida e frasi concitate.

«Qui è Graziella Carlevarino, in diretta da San Graziano di Sopra.»

«Cosa succede lì, Graziella?»

La giornalista aveva un'espressione compunta sul volto, più di quella che la presentatrice potesse mai avere «Purtroppo nulla di buono. Una ragazza del posto ha visto qualcuno buttare nel fiume un corpo con addosso una tuta da ginnastica rossa. Le probabilità che si tratti di Anna Rita Guzzani sono purtroppo molto alte.»

La ragazza sullo sgabello sembrò non essersi mossa, ma un cambio di inquadratura mise a fuoco il suo volto, solo quello.

Uno sguardo così sgomento e fondo che sembrava di poterci cadere dentro, la bocca leggermente spalancata a metà tra un urlo e un singhiozzo, la pelle drenata da ogni colore.

Dopo quell'attimo di immobilità, mentre la voce di sottofondo parlava e diceva: «Vedete dietro di me la ragazza che ha assistito alla scena...» la ragazza scattò in piedi.

Cambio di visuale, velocissimo.

La ragazza davanti all'enorme schermo in mezzo allo studio, sola, tremante, mentre l'immagine parlava e lei allungava una mano davanti a sé.

Un attimo dopo la giovane dai capelli bruni era per terra.




La mano di Enzo bloccò il video sul computer «Straordinaria! Che interpretazione intensa... la Loren nella "Ciociara", la Magnani di "Roma città aperta"!»

Valeria roteò gli occhi «Ma tu ci provi gusto ad esagerare?»

«A parte gli scherzi, il tuo mancamento è stato davvero realistico, persino io ho creduto che stessi male! Come hai fatto?»

Valeria sollevò un dito incerottato «Sangue.» disse, semplicemente.

«Oh.» fece Enzo, interdetto. Poi la sua faccia si contorse: stava cercando di reprimere la risata con tutte le sue forze e si vedeva «Dopo tutto questo tempo non ti è passata?»

«È una cosa seria. E poi questa volta mi è stata utile.» fece tornare indietro il video «Vedi? Qui, mentre la giornalista parla, mi sto torcendo le mani. È stato lì che mi sono tolta il cerotto. Quando mi sono alzata e sono andata davanti allo schermo ho sollevato la mano quasi all'altezza del viso...»

«E hai avuto un mancamento.» disse Enzo, ululando dal ridere.

La ragazza si buttò sul divano «L'importante è che se la siano bevuta.»

«Scusami» disse Enzo, di fronte all'irritazione di Valeria, ma senza smettere di ghignare «È stato un vero tocco di classe.»

«Meno male che lo ammetti. Comunque quella davvero brava è stata Chiara: l'ho vista anche al TG e ho sentito quello che si dice sulla morte di Anna. Ormai la danno per certa, è stata molto convincente...»

«Spero che non vada nei casini anche lei per questo.» fece Enzo, corrucciato «Dopo tutto è falsa testimonianza, e mica una da ridere.»

Valeria, benché molto preoccupata per la sorte dell'amica, sorvolò sul fatto che fosse stato lui a proporre di coinvolgerla. Dopotutto lo conosceva.

«Qualunque cosa accada me ne prenderò io la responsabilità, ma ci penserò quando non ci sarà altro da fare. Forse adesso...» si bloccò, guardando fisso davanti a sé, pensando a quando Anna sarebbe tornata a casa «No» disse, scuotendo la testa «ci sono ancora troppe cose che potrebbero non andare.»

Ripensò alle parole del Muto, perché se Beatrice voleva sua sorella morta allora quello che lei stava facendo non sarebbe bastato, ma se tutto quello che voleva la Volpi era lo share... allora lo avrebbe ottenuto.

Era così stanca che due secondi più tardi scivolò di lato e si addormentò con la testa poggiata sulla borsa.












EDIT IMPORTANTE: Questa storia avrebbe dovuto avere un sequel, che io però non ho mai scritto. Ebbene, a distanza di più di cinque anni ci sto seriamente pensando.

Non so se ne varrà la pena, non so se sia una cosa positiva resuscitare un progetto del genere ora che scrivo in maniera completamente  diversa (e spero meglio) ma voi mi avete incoraggiato tanto e sento che così la storia di Valeria non è completa.
Spero davvero di riuscire a portare a termine questo progetto.

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