Capitolo 2

10K 338 31
                                    

Mi stavo dondolando sulla sedia aspettando che Zac arrivasse e per l'ennesima volta la bibliotecaria mi invitò a smetterla.
-Scusi. L'abitudine.- borbottai io la stessa scusa per la millessima volta.
Da questa mattina vivevo uno strano senso di inquietudine, dovuto probabilmente all'imminente arrivo del primo esame.
Nonostante mi sentissi pronta, tenevo particolarmente a non farmi sfuggire alcuna informazione e risolvere qualsiasi dubbio.
Da sempre avevo concesso la massima serità allo studio e alla carriera, poichè in qualche modo avrei dovuto ripagare i sacrifici della mia famiglia.
-Scusa il ritardo.- con un tono di voce particolarmente affannato Zac mi distolse dai miei pensieri.
Zac era piegato in due, cercando di recuperare il fiato, così gli porsi la mia bottiglietta d'acqua vedendolo in difficoltà.
-Non dovevi correre Bennett.- lo sgridai mentre ammiravo il petto scolpito sotto l'aderente t-shirt che si alzava e si abbassava ritmicamente.
-Non mi sembrava il caso di farti aspettare troppo.- mormorò lui imbarazzato mentre si accomodava su una sedia imbottita accanto alla mia.
Mi lusingò il fatto che si fosse preoccupato di non farmi attendere troppo, sorrisi come un ebete per questo suo innocente ma estremamente piacevole gesto.
-Inizio a farti qualche domanda o prima vuoi chiedermi tu qualcosa che non ti è chiaro? -
-Penso di essere pronta per una bella interrogazione.- affermai più che convinta della mia ottima preparazione.
-Inizierai allora con qualcosa di facile. La teoria degli istinti.-
-Perfetto!-
Iniziai spedita a parlare degli otto istiti fondamentali nell'uomo senza arrestarmi un secondo.
Così anche per la seconda domanda, la terza e tutte quelle che seguirono. Mi sentivo in perfetta forma e molto a mio agio nel trattare quegli argomenti, e probabilmente anche la presenza di una persona tanto spontanea come Zac mi era d'aiuto.
-Sei un mostro. Sai tutto nei minimi dettagli.- esclamò lui stupito dopo aver finito l'ennesima lunga risposta.
-Esagerato.-
-No no. Sei bravissima.- precisò lui zittendomi e iniettandomi una buona dose di autostima.
Mentre imbarazzata giocherellavo con il mio braccialetto notai che erano già passate un paio di ore, il tempo era volato via come il vento in sua compagnia e la cosa mi faceva estremamente piacere.
-Domani per che ora hai l'esame?- mi chiese lui rimettendo i libri nello zaino verde militare.
-Dovrò essere in aula per le nove.-
-Quindi potresti venire con me alla conferenza sulla relazione terapeutica del dottor Richards?- chiese abbassando sempre più il tono di voce a disagio.
Realizzai solo in quel momento che avevo completamente rimosso l'invito di Jack ad andare a vederlo, un'altra cosa da aggiungere alla lista delle cose che avevo omesso dai miei pensieri per lasciar spazio ad un certo docente di filosofia.
-Jack.. Si, certo che vengo!-
-Conosci il dottor Richards?- Zac mi guardava a bocca aperta.
-Era il mio psicoterapeuta nei primi anni di liceo.- spiegai mentre lui sembrava sempre più stupito.
Dopo aver passato qualche altro minuto a parlare con il mio compagno di studi del periodo trascorso al liceo corsi in stanza dove mi aspettava una cenetta a base di sushi, che Kath si era procurata per me.

Sentivo goccioline di sudore sulla fronte mentre rileggevo le risposte che avevo dato a le ultime domande del test scritto.
Avevo finito prima del previsto il mio esame, il terrore di aver fatto qualche errore di distrazione mi tormentava.
Dopo una mezz'oretta lasciai il mio foglio sulla cattedra in mogano davanti allo sguardo colpito del professore.
Non appena varcai la soglia chiudendomi la porta alle spalle feci un grande sospiro di sollievo ed iniziai ad incamminarmi verso la sala conferenze, sarei dovuta arrivare esattamente per l'inizio dell'intervento di Jack.
Nel momento in cui girai l'angolo per dirigermi all'aula ad aspettarmi trovai Zac Bennett che si sistemava il colletto della camicia agitato.
-La camicia?- gli chiesi facendogli notare la mia presenza.
-Oggi si.- mormorò timidamente.
Non capivo cosa ci fosse di imbarazzante in quello che facevo o dicevo, sembrava che la mia presenza gli creasse più disturbo che piacere, cioè l'opposto di quello che faceva la sua presenza a me.
-Andiamo?- chiese aprendomi la porta che portava alla stanza illuminata molto poco e solo sul palco.
Entrai con passo felpato e mi accomodai sulla prima sedia in prima fila che trovai libera, seguita dal mio accompagnatore.
Sul palco a parlare al microfono vi erano due docenti che non facevano parte della mia facoltà, il rettore e il dottor Richards che era chino ad osservare dei fogli ordinatamente inseriti in una cartellina nera.
Ammirai, deliziandomi di ogni minimo dettaglio, i tratti del viso del mio caro psicoterapeuta che con la fronte corrucciata era assorto nella lettura; indossava una t-shirt nera casual ed un paio di jeans che gli davano un aria molto più giovanile dei completi che indossava lui solitamente.
Non appena si accorse dei miei occhi fissi su di lui alzò lo sguardo e un sorriso sinceramente sollevato gli si dipinse sul volto; prontamente ricambiai facendo un lieve cenno con il capo a mo' di saluto.
Quando venne chiamato a parlare dal rettore della University of Miami un applauso si levò nella sala ed io energicamente contribuii agitandomi più degli altri.
-Innanzitutto buon giorno U.M! - esclamò prima di regalare alla platea uno dei suoi migliori sorrisi.
Da quel momento in poi l'attenzione di tutto l'auditorio veniva totalmente concessa al brillante psicoterapeuta e all'illustrazione di una serie di casi con cui ha avuto a che fare negli ultimi anni.
Mentre guardavo ammaliata l'uomo dai capelli scuri Zac richiamò la mia attenzione avvicinandosi a me per farsi sentire meglio.
-Parlerà anche delle tue sedute? La cosa mi incuriosirebbe molto.- sussurrò divertito.
Mi feci sfuggire una risata per quel suo commento, era chiaro che tra i tanti pazienti interessanti di Jack, io ero il più noioso tra i casi che ha avuto sotto mano.
Mentre placavo la mia risatina notai che la voce del dottor Richards si era interrotta e che i suoi occhi nocciola erano puntati su di me, come se fossi io la causa della sua pausa; sentivo infuocarsi le mie guance per la vergogna e provai a darmi un contegno mentre mi sistemavo sulla sedia.
Non mi sarei mai potuta perdonare il fatto di disturbare l'intervento di una persona tanto intelligente e gentile come lui; così giurai a me stessa di non fare più quel tipo di figuracce.
Mi alzai insieme al resto degli studenti non appena il rettore concluse la conferenza congedandoci, Zac per non perdermi tra la folla allacciò la mano attorno al mio braccio e mi trascinò fuori dall'abitacolo impedendomi di parlare un secondo con Jack.
-Penso che il dottor Richards sia un genio nel suo lavoro.- ruppe il silenzio Zac mentre camminavamo verso la mensa.
-Lo è. Ha un suo metodo e credo sia molto efficace; ma io sono di parte quindi..- concordai ripensando a come mi avevano entusiasmato in passato le nostre sedute, perché durante l'adolescenza io vedevo il mio terapeuta come un eroe che mi aiutava ogni volta che stavo per essere vinta da ansia e frustrazione.
Non appena raggiungemmo la mensa dove Kath ci aspettava al solito tavolo, il mio smartphone mi avvisò dell'arrivo di un messaggio.

The professor 2 - Rising from the ashesWhere stories live. Discover now