Capitolo 20

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Menire mangiavo seduta sul tappeto davanti al mio letto Kate faceva lo stesso sul suo letto, curiosa di sapere ciò che era successo negli ultimi giorni.
Le raccontai per filo e per segno gli ultimi avvenimenti e lei mi seguì senza distogliere l'attenzione; nonostante non stesse passando un bel momento riusciva a rallegrarsi per ciò che avevo vissuto.
Ma poi mi ricordai ciò che avevo appena visto e spiegai anche a Kath perché durante la nostra chiamata ero stata distratta.
-Chi è questa docente?
-Non lo so, so solo che si chiama Dottoressa Foster...
-E non sei curiosa? Potremmo fare qualche ricerca, come ai vecchi tempi.- apparve uno sguardo malizioso e furbo sul viso della biondina di fronte a me.
Restai a bocca aperta per la sua proposta e anche per il fatto di non averci pensato prima, in fondo quando eravamo più piccole ero io la stalker tra le due.
La guardai sorridendo e lei mi fece segno di prendere il suo MacBook dalla scrivania; non esitai e lo presi per poi andarmi a mettere sul suo letto.
Come prima fonte usai Google che mi aprii molte pagine inerenti a questa donna.
Come primo risultato mi si aprii il sito dell'università in cui era riportato il curriculum della dottoressa Foster Vivianne di anni 33, nata in Francia da genitori americani.
-Francese? Non mi piacciono i francesi.- borbottò la mia coinquilina.
-Era ovvio che i russi non sopportano i francesi!- controbattei facendola ridere.
Secondo il curriculum aveva studiato in Francia nei primi anni per poi trasferirsi a Boston all'età di 12 anni, aveva frequentato lì il liceo e si era laureata in tempi record alla Boston University; dopo aver conseguito la specializzazione e aver lavorato presso molte cliniche psichiatriche era riuscita a diventare una dei soci dell'associazione di psicologi e terapeuti clinici del Massachusetts.
-Cazzo. Questa quì ha la carriera che ho sempre sognato di avere.- imprecai deprimendomi per tutte le informazioni che avevo letto sul suo conto.
-Una carriera degna di nota effettivamente.
-Mi staresti incoraggiando? -borbottai lasciandole il pc per poi lasciarmi cadere a pancia in giù sul mio letto pensando che tenere la faccia nella cuscino mi avrebbe evitato di vedere altre belle informazioni su quella francesina dal passato immacolato.
Pensandoci bene non sapevo neanche se potermi considerare la compagna di Christian e quindi neanche se potevo permettermi di essere gelosa di chi lui frequentasse.
-Uh! Uno scoop! Vivianne Foster è stata portata davanti alla commissione etica dell'ordine degli psicologi un paio di anni fa!- la voce eccitata di Kath mi fece sobbalzare e, nonostante stessi abbandonando l'idea di interessarmi a questa donna, prestai tutta la mia attenzione a quello che stava leggendo la mia coinquilina.
-Cosa ha fatto la francesina? È andata a letto con un paziente o con un collega? -borbottai rimanendo a letto.
-Ci sei andata vicino. Ha tradito suo marito, uno psicoanalista, con un altro e il suo maritino ha cercato di vendicarsi quando lui faceva parte della commissione etica. Ma purtroppo essere una puttana non comporta l'espulsione dall'albo.- scherzò lei per poi chiudere il notebook.
Risi insieme alla mia coinquilina per parlare di università, delle nostre avventure passate e altre sciocchezze finché non dovetti andarmene a lezione e la cosa non mi rallegrava minimamente.
La lezione che mi aspettava sarebbe stata molto meno piacevole di quanto avessi pensato, poiché li teneva il mio amaro docente di filosofia.
Cercai di camminare il più lentamente possibile sperando che il tempo passasse rapidamente e che mi sarei evitata di vedere Christian, ma purtroppo arrivai giusto in tempo per l'inizio della lezione.
Lui era in piedi davanti alla cattedra e ancora non aveva iniziato a spiegare, con dei fogli in mano guardava l'aula in cerca di non si sa cosa, appena mi vide il lieve sorriso gli si depositò sulle labbra: la sua ricerca si era conclusa.
Vederlo così mi fece dimenticare della francesina, del passato e di tutto quello che mi aveva infastidito.
-Oggi faremo una riflessione filosofica sulla persona, sulla verità, sull'etica lette in chiave educativa.- iniziò lui non appena fui pronta ad ascoltarlo dalla mia postazione non troppo lontana da lui ma neanche troppo vicina.
Sentirlo parlare con quella energia e quella serenità rendeva la sua lezione leggera e molto più interessante del solito anche per quegli studenti che erano annoiati dalla filosofia.
Seguii attentamente ma evitai di rispondere alle domande che lui poneva alla platea sia perché vi era sempre qualcuno che sapeva la risposta sia perché volevo mantenere un profilo basso alle sue lezioni così che non trasparisse nulla.
-Una moderna concezione dell'individuo o meglio della persona nasce con un particolare autore non molto conosciuto ma che da il via alla corrente filosofica del Personalismo...- il professor Miller pose un'ulteriore domanda alla platea ma sembrava troppo complessa per chiunque nessuno riusciva ad azzeccare il nome del filosofo. Ogni studente che alzava la mano per poi dire una sciocchezza mi irritava sempre di più, chissà secondo quale criterio certi individui sono stati ammessi alla U.M.
-Emmanuel Mounier. - affermai io non appena vi fu un momento di silenzio senza neanche chiedere il permesso per parlare.
-Esattamente signorina.- gli occhi verdi di Christian non mostrarono alcun segno di sorpresa ma solo orgoglio; probabilmente si aspettava che io sapessi la risposta e sentirmela dire aveva solo confermato una sua certezza.
Una sensazione di benessere mi pervase e non potei evitare di pensare a quanto volessi essere sola con lui nell'aula a fare tante cose indicibili.
Continuai ad ascoltare a braccia conserte le sue spiegazioni, evitai anche di prendere appunti per guardarlo con attenzione.
Dalle grandi porte dell'aula sentii il rumore di tacchi ticchettare interrompendo la spiegazione del mio amato docente. Mi voltai e alle mie spalle vidi scendere dalle scale verso la cattedra la professoressa Foster nel suo tubino di colore orribile, con in mano una cartellina e un ridicolo sorriso stampato sulla faccia.
-Ragazzi mi fermo per 2 minuti.- disse Miller attirando di nuovo la mia attenzione e spegnendo il microfono con cui si faceva sentire in tutta l'aula.
Quando lei arrivò alla cattedra entrambi si spostarono sulle sedie girevoli dietro a quest'ultima e iniziarono a parlare sfogliando delle scartoffie. Sperai con tutta me stessa che quel microfono si accendesse per farmi sentire quello che si dicevano quei due; ma purtroppo non si capiva nulla e purtroppo era incomprensibile il labiale visto che quella aveva le labbra al 80% di plastica e al restante 20% di gomma.
Iniziai a picchiettare la penna sul bracciolo della mia sedia in modo compulsivo mentre aspettavo che Christian mi guardasse e che capisse che lo stavo fulminando con lo sguardo; ma lui era troppo occupato ad ascoltare quella tizia.
Dopo un tempo indefinito, che per me sembrò infinito la professoressa se ne andò e mentre saliva verso l'uscita sperai che i suoi tacchi sottili come stuzzicadenti si spezzassero ma come sempre il karma non era dalla mia parte e lei uscì in modo impeccabile.
La rabbia e la gelosia mi ribollivano dentro ma non potevo andarmene via dalla lezione, così rimasi lì seduta a fare stupidi disegnini su un foglietto senza ascoltare più la lezione.

Appena la lezione finì scappai via senza neanche guardare Christian e mi diressi in biblioteca per studiare e lavorare a dei progetti per altri corsi, così avrei evitato di pensare in continuazione ai due professori affiatati più di John Lennon e Yoko Ono.
Avevo una pila di libri e il foglio vuoto di word sul pc davanti a me, iniziai a lavorare come una folle senza neanche guardare l'orologio o il telefono, dopo due orette presi il cellulare per chiedere a Katherine di prendere la cena e trovai più di cinque chiamate perse e otto messaggi. Sapevo già chi era il mittente e iniziai a leggere gli sms.
"Soph a che ora ci vediamo? Mi manchi. -Tuo C."

"Ti ho chiamata. Dove sei? -C"

"Sophia non mi far preoccupare!"

"Sto girando l'intera università e non ti trovo. Sarebbe più facile se mi rispondessi, no? -C"

Mi sentii in colpa per averlo fatto preoccupare ma non lo chiamai e non risposi ai suoi sms. E facendo così mi accorsi di quanto ero ridicola e infantile ma come sempre feci la cosa più irragionevole e posai il telefono per poi continuare a studiare.
-Non merito neanche una risposta?- una voce roca alla mia destra mi fece trasalire. Sapevo a chi apparteneva la voce ed ormai ero in trappola, senza vie di fuga.
-Christian...- mormorai voltandomi verso di lui. 
-Cosa è successo? Vuoi spiegarmi? - mi disse in modo pacato a con una punta di irritazione mentre si sedeva accanto a me.
-Nulla, sto studiando..- risposi scrollando le spalle come se tutto fosse perfettamente in ordine.
-Poco credibile. Hai altre scuse o passiamo direttamente alla fase in cui mi dici la verità? - era tranquillo mentre mi parlava, quasi comprensivo nonostante le sue parole non fossero tanto tenere.
-Non ho nulla da dire. Tu piuttosto invece di perdere tempo a cercarmi non hai cose da fare con altri professori o professoresse?- sbottai irritata sentendomi incastrata in quella conversazione.
-Cosa? - era perplesso, lo si notava dalla fronte arricciata e dal sopracciglio destro lievemente alzato.
Dopo un attimo di silenzio la sua espressione preoccupata si tramutò in una divertita, sembrava che si stesse trattenendo con tutte le forze per non ridere e la cosa non poteva che irritarmi ancora di più.
-Che cazzo ti ridi?- dissi a denti stretti.
-Non sarai gelosa di qualche professoressa...?- mi chiese lui centrando in pieno il problema che mi stava torturando.
-Chi? io? Di chi? Della professoressa Made in France con una carriera quasi impeccabile e più vicina alla tua età di quanto lo posso essere io? No. Perché mai! - commentai sarcasticamente mentre raccoglievo la pila di libri per andarli a riposizionare sull'apposito scaffale.
-Spero tu stia scherzando Soph.- mormorò lui alle mie spalle mentre mi seguiva tra i vari reparti della biblioteca.
Evitai le sue parole e feci finta di niente mentre cercavo la giusta collocazione per ogni libro, mi pizzicava il naso perché sapevo quanto mi sentivo a disagio nel dire quanto mi mettesse ansia l'idea di un'altra donna vicino a lui.
-Sophia. Parlami!- mi fermò lui facendomi cadere due volumi dalle mani producendo un frastuono che mise entrambi in imbarazzo.
Mi affrettai a raccogliere i libri mentre mi guardavo intorno sperando che nessuno si affacciasse per vedere cosa stava succedendo.
-Forse a te diverte il mio comportamento ma a me no..- iniziai a dire guardandolo mentre mi rialzavo da terra -...in fondo tu sei un uomo che potrebbe avere più cose in comune con una donna come quella, con un'esperienza superiore di gran lunga alla mia.. in tutti i campi. Perché non dovrei sentirmi a disagio o preoccupata quando il mio fid...- mi interruppi di colpo.
-Il tuo fidanzato. Questo volevi dire. Perché lo sai che sono tuo. Vero?
-Non so che dire. Forse è un problema mio, forse mi sento inadatta vicino a un uomo come te..-
-Sophia, Amore mio... Tu ti sbagli, non hai alcun motivo per sentirti così e non hai motivo di pensare che potrei anche solo guardare un'altra donna quando ora posso finalmente avere te. I tuoi dubbi sono comprensibili ma non hanno ragione di esistere tesoro mio, nessuna professore o qualsiasi altra donna potrebbe anche solo avvicinarsi a me da quel punto di vista. Credimi.- la sue parole calme e dolci mi cullarono e il mio cuore si alleggerì di quasi ogni piccolo dubbio che fino ad allora avevo.
-Ci provo...- borbottai.
-Ti bacerei ora come feci mesi fa in questa biblioteca ma non posso rischiare. Questa volta è troppo alta la posta in gioco. Sei troppo importante.- la sua voce roca mi fece tremare le gambe e il ricordo del bacio che mi diede tanto tempo fa non aiutò, anzi, mi fece sentire ancora più accaldata.
-Professor Miller...- mi lasciai sfuggire in modo languido.

The professor 2 - Rising from the ashesWhere stories live. Discover now