Capitolo 31

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Uscii dall'ufficio del professor Harris di psicologia della prevenzione, e feci un sospiro di sollievo per essere riuscita a concludere anche l'ultimo esame della sessione estiva con un punteggio alto.
Corsi verso il bar del campus dalla mia amica Katherine che mi attendeva per sapere come era andata, visto che lei aveva concluso come sempre gli esami prima di me.
-Eccomi!- attirai l'attenzione della bionda seduta al tavolo che sorseggiava un tè freddo.
-Come è andata tesoruccio? - mi chiese Kath con gli occhiali da sole sulla punta del naso.
-Molto bene. Ho chiuso in bellezza anche questa sessione! - esultai lasciandomi cadere sulla sedia bianca davanti alla mia amica.
-Non avevo dubbi. Ci prendiamo qualcosa prima che me ne vada all'aeroporto?- mi chiese lei.
-Certo, prendiamo qualche stuzzichino. Sei sicura di voler partire per San Pietroburgo così presto? - le chiesi io preoccupata.
Katherine viveva sicuramente una situazione molto agiata, in una famiglia che le voleva bene e in una città meravigliosa della Russia, nonostante ciò Katherine si sentiva spesso un pesce fuor d'acqua quando tornava nella sua patria.
-Si, starò lì per un paio di settimane e poi andrò a Nizza da mia cugina Anastasia. Non preoccuparti per me e pensa solo alle tue vacanze con Miller! - mi rassicurò lei mordicchiando la cannuccia rossa nel bicchiere.
-Si, dopo vado in camera a finire le valige. Starò da lui finché non finirà il lavoro all'università privata, poi andremo da qualche parte. Sono all'oscuro di tutto. - dissi serenamente mentre mordevo un tramezzino con salmone e avocado.
-Sono tanto felice per voi...- si tolse gli occhiali e mi guardò negli occhi con l'intento di trasmettermi la gioia che provava per me.
Non appena finimmo di mangiare la accompagnai nel parcheggio, dove la attendeva una macchina con un autista che l'avrebbe portata all'aeroporto di Miami.
-Buon viaggio amica mia...- le dissi abbracciandola e lasciandole un bacio.
-Anche a te, abbi cura di te ...- mi lasciò un bacio sulla guancia per poi lasciarmi in mano delle chiavi -..e anche della mia auto. Te la affido.
Rimasi senza parole e non potei far altro se non stringerla ancora una volta a me prima di lasciarla andar via dal campus in una Mercedes nera con i vetri oscurati.
Tirai su con il naso, ero dispiaciuta per quella separazione, non era facile passare così tanto tempo senza la mia amica. Mi feci forza e diedi le spalle all'orizzonte che stavo scrutando per poi avviarmi verso il dormitorio, dove mi aspettavano due valige di grandi dimensioni.
Entrata in camera, già mi sentivo un po' più sola, la stanza era spoglia senza i libri sulla scrivania, i vestiti sulla sedia e il cibo in qualsiasi angolo della stanza. Rivolsi il mio sguardo verso il trolley aperto sul letto come gran parte dei miei indumenti all'interno. Continuai il lavoro che avevo iniziato la mattina presto e cercai di raccogliere le cose più importanti che tenevo al campus, e purtroppo, la maggior parte erano libri.
Sentii il mio telefono vibrare nella tasca posteriore dei miei jeans bianchi.
"Tra poco parto dalla St. Thomas e ti vengo a prendere. -Tuo C."
Sorrisi non appena lessi l'ultima parola dell'sms, come ogni volta che mi ricordavo di avere nella mia vita un uomo come Christian Miller.
"Tranquillo, vengo con l'auto di Katherine. -Tua S"
Digitai rapidamente una risposta e continuai i preparativi che mi rubarono qualche minuto più del solito. Non appena finii il lavoro presi tra le mani le due valige e uscii dal dormitorio del campus per avviarmi verso il parcheggio. Nella macchina della mia amica riuscii a far entrare i miei bagagli e non appena salii sul sedile del guidatore mi stampai un sorriso sul viso al pensiero della mia meta.
Il mio stato d'animo positivo era accompagnato dalle note vintage di Lady Marmelade di Christina Aguillera, cantavo a squarcia gola mentre attraversavo la Dixie Highway.
Non ci misi molto ad arrivare a casa di Christian, tirai fuori dalla borsa nera le chiavi che mi aveva dato pochi giorni dopo che si era trasferito lì e uscii dalla macchina.
Mentre mi avviai verso l'appartamento vidi la sua auto che si fermava dietro alla mia che avevo appena parcheggiato, decisi di aspettarlo.
Lui uscì dall'auto in tutto il suo splendore, indossava una camicia celeste molto semplice con le maniche ripiegate sulle braccia muscolose, teneva la camicia dentro a una paio di pantaloni beige e una cinta di pelle. Prima di chiudere l'auto prese dei sacchetti della spesa dal sedile posteriore per poi avvicinarsi al portone dove lo stavo aspettando.
Mi accolse con un grande sorriso e affrettò il passo per accorciare più rapidamente le distanze tra noi.
-Amore mio...- disse in un soffio prima di baciarmi con tanta passione da farmi aderire al portone.
Mi staccai da lui  solo per poter respirare e per ammirare i suoi occhi verdi brillanti.
-Entriamo? - mi fece segno e attese che fossi io ad aprire la porta con le mie chiavi, non indugiai oltre e gli aprii il portone e la porta del suo appartamento.
L'appartamento era innondato dalla luce, tutto era esattamente come l'avevo lasciato qualche settimana prima, il divano blu con sopra i cuscini sparpagliati è una coperta celeste, il tavolino davanti di vetro con i suoi libri di filosofia antica; ma qualcosa era diverso.
Mentre Christian si avviava verso la cucina io mi avvicinai al mobile bianco della tv, su cui era poggiata una cornice argentata al cui interno c'era una mia foto.
-E questa? - chiesi io stupita con l'oggetto nella mano destra.
-Lo so, è bellissima. - rispose lui fiero facendomi l'occhiolino.
-Non era questo che intendevo...- mormorai guardando meglio la foto.
Ero in primo piano con indosso una t-shirt bianca e i capelli legati in modo disordinato, non guardavo l'obbiettivo, ero impegnata a fare qualcosa.
-Te l'ho scatta il weekend in cui ci siamo messi a montare i mobili della camera da letto. - mi spiegò lui lasciando la cucina per mettersi di fronte a me.
Poggiai la cornice al suo posto e intrecciai le braccia intorno al suo collo, ammirai ogni piccolo dettaglio del suo volto: la barba ben curata, la pelle chiara e pulita, gli occhi verde smeraldo e le labbra carnose scolpite che formavano un leggero sorriso.
-Vogliamo preparare il pranzo? - mi chiese lui poggiando le mani sui miei fianchi.
-Mmm...ma io non ho fame - mormorai posando le mani sul suo petto per poi farle scivolare sull'addome e sulla cinta.
-Sophia...- disse in un soffio.
-Shh..- iniziai a baciargli il collo continuando nel mio intento e lui non mi fermò ma mi assecondò posando le mani sul mio sedere e stringendomi a sé.
La sua presa mi eccitò ancora di più così lo spinsi sul divano per poi salire a cavalcioni su di lui, per fortuna il vestito estivo lungo che indossavo mi facilitava ogni movimento.
Le sue mani si spostarono sulle mie gambe nude, sulla parte interna delle cosce fino ad arrivare ai miei slip che sfiorò, mi alzai leggermente per aiutarlo a togliermi quell'indumento e lui non indugiò oltre
Quando la zip dei suoi pantaloni beige fu aperta tirai fuori la sua erezione e senza aspettare oltre mi sollevai un po' e lo feci diventare parte di me.
Mentre le nostre bocche erano unite in un bacio lungo e ardente i nostri corpi si muovevano sincronicamente dando piacere ad entrambi.
Aprii leggermente gli occhi e vidi la cosa più erotica che avessi mai visto, il mio uomo aveva gli occhi chiusi, le sopracciglia accigliate, labbra socchiuse e i capelli scompigliati che ricadevano sulla fronte. Iniziai a muovermi più rapidamente e spostai la testa indietro godendomi quegli ultimi attimi fino di esplodere entrambi nell'orgasmo. Rimasi abbracciata a lui e mi beai del suo odore inebriante.

Apparecchiai il piano bar per il pranzo, iniziai dalle tovagliette grigie intrecciate per poi passare ai piatti bianchi e alle posate che avevamo acquistato in un negozio di arredamento vintage ma anche elegante.
Christian portò il filetto di pesce che avevamo preparato sul vassoio con le patate novelle e io aggiungi la ciotolina con l'insalata.
-Buon appetito amore mio.- mi disse lui guardandomi negli occhi non appena si sedette davanti a me.
-Buon appetito - risposi iniziando a mettere in bocca il primo pezzetto di filetto.
-Come è andato l'esame con Harris? Non ho avuto neanche il tempo di chiedertelo...- disse lui mentre guardava il divano su cui poco prima avevamo fatto l'amore.
-Mea culpa. - scherzai -Comunque l'esame è andato benissimo. Mi ha mostrato il test e l'unica domanda su cui ero stata incerta riguardava le dipendenze comportamentali nella prospettiva biopsicosociale.
-Sapevo saresti andata benissimo...- sorrise lui portando il calice di vino bianco alle labbra.
Feci lo stesso anche io, come ipnotizzata dal suo sguardo.
-Sai Soph, Harris è sposato da qualche anno con una sua ex dottoranda, mi ha raccontato che sua moglie andava male solo alla sua materia, diceva che a lei non piaceva per nulla psicologia preventiva. Hanno anche litigato la seconda volta che lei ha dato l'esame...- scoppiò a ridere mentre raccontava le vicende di un uomo che avevo conosciuto solo come un professorone serio e diligente.
Lo osservai mentre era impegnato a spiegarmi i pettegolezzi che gli avevano raccontato i professori con un sorriso dipinto sulle labbra. Era magico quel momento, sembrava così semplice e quotidiano, noi due che ci raccontavamo la nostra giornata nel nostro appartamento e che ridevamo dei docenti che erano stati suoi colleghi. Spostai la mia mano sinistra sul tavolo sopra la sua mano e la strinsi con affetto. Lui si fermò e mi guardò corrucciato e confuso, aspettando che parlassi.
-Ti amo Christian Miller...- dissi -...ne abbiamo passate così tante per arrivare fino a qui ma siamo stati forti. Abbiamo avuto più bassi che alti e molto spesso hai fatto lo stronzo e mi hai fatto arrabbiare. Ma tu mi hai stravolto, prima di te non pensavo si potesse vivere così a pieno, come se prima di te il cuore non avesse mai saputo battere forte, come se prima il sangue fosse defluito più lentamente nelle vene, come se gli occhi non si fossero mai accorti di determinate luci, come se per troppo tempo la mente avesse dato importanza alle cose più futili. Sei stato la mia primavera dopo un lungo inverno e ti amo proprio come si amano i ciliegi in fiore nel mese di aprile.
Le mie parole uscirono dalla bocca senza filtri, non avevo freni inibitori per la mia mente, avevo buttato fuori tutto ciò che provavo in quel momento per quell'uomo e riuscivo a sentire sulla pelle ogni parola che stavo dicendo.
-Sophia...- mi guardò stupito, era pietrificato e i suoi occhi erano sorpresi ma poi si illuminarono.
Si alzò dal tavolo e andò in camera da letto, non capivo cosa stesse accadendo; non volevo di certo una sua dichiarazione d'amore ma neanche rimanere sola al tavolo.
Christian tornò dopo poco con in mano un libro che teneva poggiato alla gamba impedendomi di vederne la copertina, anche quando si sedette lo mise nel suo grembo.
-Che succede? Vuoi leggermi una poesia...- scherzai io indicando ciò che teneva in mano.
Lui scosse la testa divertito per poi poggiare sul tavolo di fronte a me un libro. "Vienna" era l'unica parola scritta sulla copertina e io mi sentii ancora più confusa.
-Che cos'è? - gli chiesi prendendo il libro in mano.
-Il nostro viaggio, tra una settimana saremo lì. - disse lui semplicemente.
Rimasi senza parole, aprendo il libro caddero dalle prime pagine due biglietti aerei per Vienna e le mie mani tremarono mentre li prendevo per guardarli meglio.
-Non ci posso credere...- quasi bisbigliai.
-Sophia White, è l'unico modo che mi è venuto in mente per rispondere alle tue parole. Ti porterò nella mia città preferita amore mio. Voglio andare con te all'opera a sentire le composizioni di Mozart, voglio salire su una barca che nella notte ci mostri il Danubio e che le luci della città ti illuminino gli occhi, voglio deliziarti con una fetta di Sacher nella piazza centrale e voglio baciarti di fronte al "Bacio" di Klimt nella Galleria Belvedere. - mi disse alzandosi e venendo vicino a me.
Mi alzai e ammirai con gli occhi lucidi tutto l'amore che traspariva dalle sue parole e dal suo sguardo prima di baciarlo appassionatamente.

THE END

The professor 2 - Rising from the ashesWhere stories live. Discover now