Capitolo 27

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-Di che foto stai parlando? - riuscii a dire nonostante il nodo in gola che mi impediva di proferire parola ma che mi spingeva solo a piangere a dirotto.
-Vuoi vedere? - mi chiese tirando fuori il cellulare come fosse un trofeo di cui andava fiero.
Annuii e attesi che mi mostrasse quelle prove schiaccianti che tanto vantava, sperai fosse un bluff con tutte le forze che mi erano rimaste.
Voltò verso di me lo schermo del cellulare dopo poco mostrandomi una foto di me e Christian a tavola che parlavamo.
-Questa sarebbe la tua prova? - trattenni un sorriso all'idea che lui considerasse quella una prova schiacciante.
Fece scorrere una seconda foto in cui io ero davanti all'appartamento di Christian che sorridevo e anche in quel caso non mi scomposi minimamente visto che poteva essere un incontro qualsiasi con un professore per consegnargli qualcosa. Infine un ultima foto che mostrava Christian di spalle che mi abbracciava.
Mantenni la calma, anche l'ultima foto poteva avere una spiegazione in quanto la persona che abbracciavo poteva non essere Christian ma un uomo con capelli simili ai suoi.
-Jack, è ridicolo. Ti sconsiglio di fare queste accuse al rettore, perderesti solo di credibilità ai suoi occhi e penso tu ti meriti questo lavoro.- ero comprensiva in modo surreale e in un certo senso stonava in quel contesto.
-Sophia, non ho bisogno dei tuoi consigli del cazzo. Chiaro? - disse a denti stretti perdendo del tutto la sua solita eleganza, il relax e il ghigno sulle sue labbra era divenuto una linea dura.
Scossi la testa disgustata dall'uomo che avevo davanti a me e che non riuscivo più a riconoscere, capii in quell'istante che il Jack Richards che conoscevo non esisteva più e che dovevo gettare la spugna. Mi voltai e me ne andai sapendo che lui non poteva essere una minaccia per la mia felicità, era l'ennesima delusione che una persona affronta nella vita.
Mi diressi verso la biblioteca con l'intenzione di evadere dalla realtà e di portarmi avanti con lo studio delle materie che avevo tralasciato nell'ultimo periodo.

"L'immagine dell'isteria, in cura psicanalitica, così come in tutti i rapporti con gli altri, si presenta con un legame insoddisfacente, erotizzante e triste, interamente polarizzato attorno al rifiuto tenace di godere."
In biblioteca leggevo Lacan cercando di capire la complessità di quello che voleva intendere nei suoi "mattoni" travestiti da libri. Tenevo premuta sul labbro inferiore la matita con cui stavo prendendo appunti al lato del libro quando il mio cellulare mi avvisò di un sms.
"Sophia, torni a casa per il weekend? Così festeggiamo il tuo compleanno! -Mamma"

Non appena lessi il messaggio, Lacan divenne un pensiero lontano, non potevo credere al fatto che mi ero dimentica del mio compleanno. Spensi il cellulare per evitare che mia madre mi chiamasse, non sapevo minimamente ciò che avrei fatto domenica e non volevo dare false speranze alla mia famiglia.
Tirai fuori dalla borsa il mio iPad e cercai nell'agenda gli impegni della settimana con sconforto vidi che avevo lezione ogni giorno e che venerdì, nel "mio giorno", avrei dovuto avere 3 ore di tirocinio in tardo pomeriggio. Come un soldato sconforto lasciai cadere la testa indietro e chiusi gli occhi tristemente pensando che avrei passato il giorno del mio compleanno a riordinare le scartoffie di Mr Burbero per poi tornare al campus a non fare nulla di speciale se non unirmi al mio letto fino all'indomani.
Mi alzai dalla mia postazione e uscii dalla biblioteca notando che era ora di pranzare, la mensa non sarebbe stata troppo affollata visto che in molte facoltà c'era lezione.
Presi il vassoio chiesi alla cuoca di mettermi un po' di spezzatino e di darmi una bottiglia di soda, per dessert c'erano i donuts al cioccolato e non riuscii a non prendere un paio.
Mi andai a sedere ad un tavolo vuoto e iniziai a mangiare sapendo che Kath sarebbe arrivata tardi lasciandomi sola per un bel po'.
-Guarda chi si vede! - si piazzò davanti a me Zac Bennett con due suoi amici che non avevo mai visto.
-Ciao Zac..- lo salutai cercando di simulare un sorriso il più possibile veritiero per poi tornare a guardare il mio piatto.
Con sorpresa notai che il suo saluto non era solo una cortesia e che non se ne sarebbe andato presto visto che si sedette davanti a me.
-Che c'è? - gli chiesi visto che mi fissava senza dire una parola.
-Non ti si vede da un bel po' di tempo, non ti sarai fidanzata? - mi chiese lui facendomi l'occhiolino e facendomi cadere dalla forchetta il cibo che stavo portando alla bocca.
-No. Sono sola, libera come il vento! - dissi con un po' troppa enfasi falsificando palesemente le mie parole.
-Se lo dici tu..- fece spallucce e rubò un mio donut dandogli un morso prima che potessi proferire parola.
-Oh! Ma che fai stronzo? - sbottai irritata.
Lui scoppiò a ridere per poi alzarsi per andare a comprare un'altra ciambella che ripose sul mio vassoio mentre lo seguivo con lo sguardo.
-Ecco bravo...- brontolai io.
-Studi troppo Sophia e mi dispiace che non ti si vede più in giro. Vieni ogni tanto alla confraternita così ti diverti un po'.- mi suggerii lui prima di andare via insieme ai suoi amici che stavano uscendo dalla mensa.
Annuii e lo salutai per poi continuare a mangiare il mio pranzo in pace; anche se dovevo ammettere a me stessa che avevo apprezzato la compagnia di Zac in passato e neanche in quel momento mi aveva infastidito.
Katherine apparve dopo poco con una pila di libri in braccio e due borse in spalla che gettò sulla sedia non appena arrivò al mio tavolo.
-Hai svaligiato la libreria dell'Università? - chiesi ridendo mentre mi godevo il mio donut al cioccolato.
-Che simpatica. Devo fare una presentazione importante ad un convegno con un professore e devo documentarmi bene! - rispose stizzita lasciandosi cadere sulla sedia e poggiandosi al muro esausta.
-Allora? Hai parlato con Richards? - si risvegliò dallo stato catalettico in cui era caduta da qualche minuto e mi fece la domanda tanto attesa.
-Si, aveva delle foto...- feci spallucce.
-Eh? Che foto? - strabuzzò gli occhi color ghiaccio.
-Già. Delle foto con me e Christian più o meno. Nulla di compromettente. Non credo gli darà retta il rettore. - mi affrettai a calmarla prima che con il suo tono di voce non attirasse l'attenzione di tutti.
Rimanemmo ancora per qualche minuto al tavolo per poi andarcene insieme verso il dormitorio affinché lei potesse studiare per la sua presentazione e io potevo dormire e recuperare il sonno disturbato dai pensieri negativi della notte prima.

Le mie palpebre erano pesanti, come fossero macigni, e attorno a me i suoni che percepivo erano ovattati come se fossi dentro una bolla, in lontananza sentivo il rumore di una tastiera del pc. Non appena aprii un occhio mi accorsi di essere nel letto sul quale ero crollato qualche ora prima mentre Kath era curva sui libri e digitava sul pc le informazioni più importati. Notai fuori dalle finestre il cielo rosso, era sicuramente tardo pomeriggio, ero indecisa sul fatto di alzarmi ma la mia gola secca supplicava acqua e controvoglia dovetti uscire da sotto le coperte.
-Ben alzata o per meglio dire bentornata dal letargo.- commentò la mia amica non appena mi vide trascinarmi verso il frigo bar della stanza.
-Non parlarmi, sto dormendo...- mormorai mentre tornavo a letto con la velocità di bradipo zoppo.
Mentre poggiavo nuovamente la testa sul cuscino vidi il mio telefono illuminarsi dal comodino e non potei ignorarlo. Cinque sms e due chiamate perse.
"Rispondi a tua madre! Figlia ingrata!"
"Dirò a tuo padre di chiamarti. -Mamma."
"Soph, quando ci vediamo? -Tuo C."
"Non rispondi al telefono, dove sei? -C"
"Miss White sarò costretta a venire al suo dormitorio! -C"

Digitai rapidamente una risposta a mia madre dicendole che per l'weekend non sarei tornata a casa ma che ci saremo visti la settimana successiva visto che sentivo la loro mancanza.
Successivamente cercai in rubrica il numero di Christian e feci partire la chiamata. Sentii una suoneria di un IPhone in lontananza e pensai fosse un allucinazione data dallo stato assonnato in cui mi trovavo.
-Sophia, aprimi. - la voce roca di Christian la sentii sia al telefono che aldilà della porta del mio appartamento.
Balzai giù dal letto e accesi la luce della stanza e rapidamente cercai di darmi un contegno, per poi riordinare rapidamente la stanza.
-Stiamo scherzando? - disse a bassa voce Katherine sconvolta dalla voce di Christian fuori dalla porta.
Le chiesi scusa e mi sbrigati ad aprire la porta prima che "qualcuno" lo vedesse davanti al mio appartamento e scattasse stupide foto con cui minacciarmi.
-Buonasera..- disse non appena incontrai i suoi occhi verdi e profondi.
Era elegantissimo, indossava una camicia bordeaux e un completo nero griffato, mi sentii a disagio nei miei jeans strappati e la t shirt larga nera che avevo indosso.
Gli feci segno di entrare e lui si accomodò, quando chiusi la porta notai che Kath in una frazione di secondo aveva fatto il borsone riempiendolo di libri e con il pc sotto il braccio era pronta per andare via.
-Scusi l'irruzione...- vidi lui a disagio in quella situazione ma Katherine cercò di essere cortese e fargli capire che sarebbe dovuta andare in biblioteca comunque perciò non doveva preoccuparsi.
Aspettammo entrambi in silenzio mentre la mia coinquilina usciva dall'abitacolo, mi sentivo stranamente agitata e scombussolata dalla sua presenza, anche solo il suo odore nella stanza mi destabilizzava.
-Scusa... mi ero addormentata prima. - dissi lasciandomi cadere sul letto e guardandomi i piedi poggiati sul pavimento freddo.
-Capito. - si sedette sulla sedia davanti alla scrivania serio e vidi la sua mascella contrarsi -Pensavo fossi con Richards.-
Scossi la testa e mi avvicinai di più a lui, seduta ai piedi del letto tenni le sue mani tra le mie e lo osservai con attenzione, i suoi occhi verdi erano visibilmente preoccupati.
-Non devi preoccuparti di lui. È una persona con cui non voglio avere nulla a che fare. - dissi in modo deciso incastonando il mio sguardo nel suo per fargli percepire la sincerità delle mie parole.
-Va bene..- provò a rilassarsi mentre mi accarezzava il dorso della mano.
-Perché sei così elegante professore? - cambiai discorso incrociando le braccia sotto il seno con uno sguardo indagatore.
Finalmente lui si rilassò e mentre le spalle si abbassarono gli apparve un sorriso sghembo sulle labbra carnose.
-Ho tenuto un corso alla facoltà di lettere di Kendall su alcuni autori classici. -
-Quindi riservi questi look solo alle studentesse di Kendall. - borbottai alzandomi per andare a prendere la bottiglietta d'acqua dal frigo bar visto che la mia gola si era seccata alla vista di quel uomo affascinante.
Mentre tornavo verso il letto per sedermi la mano di Christian avvolse il mio polso facendomi cadere sulle sue gambe inaspettatamente.
-Sophia White, io ti amo. - mi mormorò mentre teneva il mento poggiato sulla mia spalla fissandomi con gli occhioni color smeraldo profondi.
-E io amo te Christian Miller.- risposi lasciandogli un timido bacio sul naso perfetto.
Rimanemmo per qualche minuto a guardarci nel silenzio del mio appartamento e non desideravo nient'altro, né un bacio né un abbraccio sarebbero stati più intimi di quegli sguardi intensi attraverso i quali ci stavamo dicendo tutto. La forza del nostro amore era forte come non mai in quell'istante, con i nostri respiri sincronizzati avremmo spazzato via tutte le difficoltà.
-Devo andare via adesso...- il momento idilliaco si interruppe e non potei oppormi, anche se avrei voluto andare da lui non potevamo rischiare oltre.
-Va bene. Ci vediamo domani. - mormorai alzandomi e portando le mani nelle tasche posteriori dei jeans.
-A domani amore mio. - con un bacio casto a fior di labbra uscì dalla mia stanza e mi lasciò di nuovo soletta nella mia camera.

The professor 2 - Rising from the ashesWhere stories live. Discover now