Capitolo 30

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-Mi aiuti a impacchettare le mie cose? - spezzò il silenzio dopo un po' ma quello che mi chiese mi intristii ulteriormente.
Annuii dopo aver bevuto l'ultimo sorso di the al limone e lo seguii in salone per continuare a posizionare in modo ordinato i libri negli scatoloni.
Tenevo tra le mani Così parlò Zarathustra di Nietzsche e tornai con la mente alle nostre prime lezioni e a quanto fossi attratta da lui, ma allo stesso tempo ero incerta a causa del suo atteggiamento schivo. Accarezzai la copertina del libro mentre ricordavo i nostri battibecchi e i nostri baci appassionati.
-Vuoi tenerlo tu? - mi chiese distogliendomi dai miei pensieri.
-No, stavo solo pensando a noi due...- mormorai cercando di ricacciare indietro le lacrime che stavo per versare.
-Amore mio, perché sei così triste? - lasciò la lampada nella scatola e vení vicino a me stringendomi a sé; quell'abbraccio mi fece perdere ogni freno e le lacrime iniziarono a scendere copiose cadendo sulle maniche della sua camicia blu.
-Tu perché non lo sei? - provai a dire trattenendo i singhiozzi.
-Non è successo nulla Sophia, il fatto che io non lavori più qui è solo un bene per noi due...- mi mormorò nell'orecchio accarezzandomi i capelli e le spalle.
-Non voglio separarmi da te...- alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi mostrandogli i miei, lucidi e arrossati.
-Non accadrà mai. - mi prese il viso tra le mani e scandii ogni sillaba per poi baciarmi con passione.
Le nostre bocche erano voraci, bisognose l'una dell'altra e la disperazione della tristezza si tramutò in disperato bisogno di unirsi.
Le sue mani dal mio viso si spostarono sulla mia schiena e dopo poco sul sedere per poi alzarmi e posizionarmi a cavalcioni sopra di lui. Mentre la sua lingua era sul mio collo le mie mani erano nei suoi capelli, scompigliandoli. Ci spogliammo in fretta e furia come se non potessi perdere altro tempo, dopo di che mi alzò leggermente e mi penetrò facendomi urlare, tappai la mia bocca con la sua mentre le ultime lacrime scivolavano sulle guance. Ansimando ci muovevamo armonicamente in modo ritmico e ci volle poco per raggiungere il piacere sia per me che per lui.
Christian lasciò andare la testa indietro respirando profondamente mentre io poggiai la guancia sul suo petto abbracciandolo, eravamo entrambi esausti ma anche più leggeri; nessun modo sarebbe stato più giusto per sfogare ciò che si aveva dentro.
-Non mi stancherò mai di fare l'amore con te Sophia White...- disse prima di ridere facendo muovere il suo petto su cui ero poggiata.
-Allora non smettere mai. - mormorai sbattendo le ciglia sotto il suo sguardo.
-La mia piccola perversa..- disegnò un ghigno sulle labbra carnose pizzicandomi il sedere e facendomi trasalire.
-Come faremo Christian? - tornai seria dopo quel momento tanto piacevole e quasi me ne pentii.
-Dopo che avremmo finito gli scatoloni ti porterò in un posto.- fu la sua tipica risposta evasiva.
Sbuffai leggermente mentre indossavo la camicia di Christian, e continuai a impacchettare tutte le sue cose.
Dopo un'oretta avevamo già finito, per fortuna aveva pochi oggetti significativi che voleva portarsi via e molte cose che teneva in casa gli erano state offerte molti oggetti di prima necessità. Mi vestii mentre lui metteva in valigia gli ultimi indumenti e poi mi avvertii che avrebbe iniziato a portare delle cose in auto, così mi lascio sola e io sdraiai sul suo letto matrimoniale per un ultima volta. Guardai fuori dalla finestra come feci tutte le volte in cui mi ero svegliata tra le sue lenzuola dopo aver fatto l'amore con lui.
-Andiamo...- lo sentii chiamarmi dal salottino e, anche se non sapevo dove saremmo andati, balzai in piedi e lo seguii alla sua macchina.
Salii in macchina sotto gli occhi di varii studenti e anche qualche professore, ma mi disinteressai come faceva Christian che sapeva che ormai era finito il giochetto del nascondino.
Alzai il volume molto alto della radio affinché la musica sovrastasse la valanga di pensieri che mi stava stravolgendo, lui mi guardò ma non fece nulla e apprezzai la sua comprensione. Guardai fuori dal finestrino il paesaggio mentre risuonava nell'auto Beautiful di Christiana Aguilera.
Eravamo sulla Grand Avenue ed eravamo vicini alla clinica in cui ero solita fare il tirocinio e inaspettatamente si fermò proprio sulla quella strada in cui si trovava il bar davanti alla clinica.
-Perché siamo qui? - gli chiesi spegnendo la radio.
-Puoi prendere un borsone mentre io prendo le valige? - mi chiese prima di scendere dall'auto.
Lo seguii ma sbuffai rumorosamente per questo suo comportamento schivo e lo seguii sbattendo troppo rumorosamente la portiera.
Mi misi in spalla il suo borsone in pelle e lo seguii dentro a un appartamento moderno color verde acqua. Non appena fui nell'atrio Christian svoltò a destra in un corto corridoio che aveva un'unica porta davanti alla quale si fermò, per poi aprirla con una chiave dorata.
Accese la luce e mi trovai davanti ad un appartamento vuoto, nel quale era arredata solo la cucina; mi guardai intorno e mi sentii disorientata.
-Che cos'è questo posto Christian? - gli chiesi lasciando cadere il borsone sulle mattonelle chiare.
-Era casa mia prima di andare a vivere nel campus, ora tornerò qui. - mi spiegò sorridendomi e allegando le braccia.
-E verrai a vivere qui? - gli chiesi inizialmente con gioia che poi si tramutò in preoccupazione.
-Si, tornerò qui ad abitare e sta sera ho una cena con il preside della St. Thomas, una piccola scuola di specializzazione di arte e filosofia. - mi guardava serio e sperò che le sue parole mi calmassero.
Riflettei per un istante, ero troppo confusa e non riuscivo a capacitarmi del fatto che Christian avesse questo piano B; non appena mi convinsi del fatto che questa situazione era meno drammatica di quanto pensassi, gli corsi incontro e lo abbracciai.
-La sera del tuo compleanno ho mandato delle mail, sapevo già che sarei stato mandato via. Alla St Thomas ho molti conoscenti. E infine il proprietario di questa casa mi ha assicurato che avrebbe dato la priorità a me, piuttosto che a degli sconosciuti.- spiegò stringendomi a sé.
Sentivo il suo odore mentre tenevo il viso poggiato sul petto, la rabbia e la tristezza diventarono sempre più lontane per lasciar posto alla quiete.
Mi diede un bacio sulla fronte per poi abbassarsi davanti allo scatolone e aprirlo, tirò fuori da una scatolina due bicchieri di vetro e una bottiglia sedendosi in fine a terra.
-Che fai? - gli chiesi un po' diveritata nel vedere un uomo tanto elegante sedersi a terra per stappare una bottiglia di vino.
-Innauguro la casa! - esclamò passandomi un bicchiere che feci tintinnare contro il suo.
Mi sedetti a terra accanto a lui, e sorseggiai un po' di vino bianco e poggiai la testa sulla sua spalla ammirando l'ampio salone vuoto, il cui unico arredamento era una piccola libreria nera impolverata. Osservai i muri color sabbia e le porte nere che portavano a due stanze, il lampadario moderno era una semplice lastra argentata attaccata al soffitto e le due finestre del salotto erano coperte da lunghe tende bianche. Pensai a come sarebbe stato bello arredare quella casa con dei divanetti beige, qualche pianta vicino alle finestre e dei mobiletti del colore della libreria.
-È un bel posto Christian...- mormorai continuando ad immaginare tutte le cose graziose da aggiungere al salotto.
-Sono felice ti piaccia, perché puoi considerarla anche un po' tua. Potrai venire a stare qui ogni volta che vorrai. - mi disse con un sorriso genuino stampato sul volto.
Le sue parole mi provocarono una sensazione di calore nel petto, considerare quel posto un nuovo inizio, un porto sicuro dove stare e una casa che fosse mia e sua mi gonfiava il cuore di gioia. Era così strano come in un giorno avessi sperimentato rabbia, tristezza e dolore ma che poi tali emozioni  abbiano lasciato spazio solo alla serenità.

The professor 2 - Rising from the ashesOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz