Capitolo 29

5.3K 204 29
                                    

-Di cosa ti stai scusando? - riuscii a dire non appena lui si mise in ginocchio davanti alla sedia su cui ero seduta e mi teneva le mani strette.
-Mi scuso di aver rovinato questo momento, mi scuso perché non sono stato capace a proteggere questo...- affermò indicando noi due e il luogo magnifico in cui eravamo.
-Non è di certo colpa tua. - gli spiegai cercando di essere calma e incoraggiante anche se dentro di me la rabbia mi ardeva dentro.
Lui scosse la testa ma rimase in silenzio a guardare le nostre mani unite per poi portare le mie mani alla bocca e baciare le nocche dolcemente.
-Non permetterò a nessuno di allontanarti da me, né a Richards, né ad una stupida commissione universitaria. Questa volta io lotterò con tutte le mie forze in onore dell'amore che provo, non sarò un vigliacco e non mi nasconderò. Se mi diranno che non devo amarti gli dirò che sono dei folli: è come chiedere al vento di non soffiare, è come chiedere al sole di non brillare, è impossibile. Se mi diranno di andarmene io me ne andrò e mi scuserò per non essermene andato via prima, mi scuserò con loro per aver nascosto la cosa più bella della mia vita. Ma non mi scuserò neanche di un "ti amo" che ti ho detto, non mi scuserò dei baci che ti ho dato. Perché ti amo Sophia White. - istintivamente una lacrima mi rigò la guancia non appena finì di parlare, ma non ero triste e neanche addolorata, la mia era una lacrima di soddisfazione e di orgoglio per l'uomo che avevo davanti a me.
-Ti amo anche io Christian Miller...- riuscii a dire posando la mano destra sulla sua guancia per poi baciarlo in maniera casta e pura.

Quando ormai avevamo superato la mezzanotte chiamai Katherine per farmi venire a prendere dalla serra, purtroppo io e Christian dovevamo evitarci per un po' mentre aspettavamo la scelta della commissione accademica. Mentre ero in auto con Katherine le raccontai tutto l'accaduto e, con la mente che tornava a quel momento, emerse nuovamente la rabbia e il dispiacere.
-Ma non sapete ancora cosa succederà. È ancora tutto da vedere..- provò a consolarmi lei mentre teneva gli occhi puntati sulla strada.
-Jack mi ha chiamato sta mattina e non gli ho risposto, forse avrei potuto fermarlo...- mi ricordai di colpo e il dispiacere aumentò.
-Cosa? Quel idiota ti ha chiamato? Perché lo ha fatto?
-Non lo so, forse voleva avvisarmi del fatto che di lì a poco avrebbe distrutto la carriera di Christian. - dissi a denti stretti con tutto lo sdegno che avevo in corpo.
-Mudak...- bisbigliò avvelenata "stronzo" nella sua lingua madre.
Rimanemmo in silenzio fino all'arrivo e poi mi trascinai verso la stanza seguendola fino a quando non arrivai al letto, sul quale mi lasciai cadere esausta.
L'indomani mi svegliai a causa dei rumori che Kath stava facendo nel bagno, sicuramente aveva fatto cadere qualcosa nel lavandino provocando un frastuono.
Guardai l'orologio sul mio comodino che segnava le nove, era sabato e non avevo lezione ma mi stupii di essere riuscita a dormire fino a quell'ora vista la situazione che stavo vivendo da ieri sera. Presi il cellulare mentre cercavo di fare mente locale e trovai un sms di Christian, ricevuto alle 8:50.
"Dovrò presentarmi davanti alla commissione e al rettore alle 10:45. Andrà tutto bene. Ti amo. -C"
Lasciai cadere il cellulare sulle coperte e portai una mano nei capelli, l'ansia iniziava a farsi sentire attraverso il cuore palpitante e il vuoto allo stomaco che provavo. Pensai a una possibile soluzione ma la mia mente era annebbiata dalla paura, non riuscivo a fare nulla e mi sentivo più impotente che mai.
Scesi dal letto e inveii contro me stessa. "Lui sta per confrontarsi con una commissione intera e tu stai a letto come un'idiota!" la mia coscienza non era mai stata così schifata del mio comportamento.
Aprii l'armadio, ero decisa ad affrontare di petto la situazione come stava facendo Christian, sarei andata a sostenerlo moralmente o almeno a vedere come stava, a distanza ovviamente.
Presi un body e dei jeans neri come il mio umore e li indossai rapidamente.
-Dove vai? - mi chiese Kath uscendo dal bagno in perfetta forma. I capelli erano perfettamente piastrati, il trucco impeccabile e un completo blu composto da camicia e gonna color lampone.
-Christian tra poco andrà davanti a quella commissione di idioti.- gli risposi entrando in bagno per darmi una sistemata.
-E tu che intenzioni hai? Non vorrai mica andare lì e peggiorare la situazione? - mi sgridò lei osservandomi mentre mi pettinavo la chioma scura.
-Certo che no. Ma voglio stargli vicino.
-Come? Non puoi Sophia! - il suo tono da rimprovero mi irritò e mi bloccai per guardarla furente.
-Che devo fare? Non posso stare qui ferma mentre un uomo perde il suo posto di lavoro per colpa mia! È colpa mia, capisci? - dissi a voce alta non riuscendo a trattenere le lacrime, mi poggiai al lavello esausta da tutte quelle emozioni negative che mi consumavano da dentro.
-Tesoro...- la mia amica mi venne incontro e mi abbraccio con amore accarezzandomi i capelli -...mi dispiace così tanto. Purtroppo adesso puoi solo attendere insieme a me. Christian si farà vivo tra poco e sapremmo cosa fare. Vieni con me a fare colazione.
Annuii leggermente comprendendo che quella era alla scelta migliore, altrimenti avrei solo aggravato la situazione che era già abbastanza grave.
Dopo essermi sistemata seguii la mia amica al bar per fare colazione con qualcosa che mi desse l'energia per affrontare quella giornata.
Sedute ad un tavolo all'aperto del bar aspettavamo i pancake e il caffè che avevamo ordinato.
-Come ti senti? Va meglio? - mi chiese Kath che mi fissava da quando eravamo uscite dal dormitorio.
-Non lo so come sto, voglio solo avere qualche notizia per sapere se devo stare male o stare bene. Sono in ansia e in tensione. - spiegai io.
Non appena arrivò la colazione iniziai a mangiare così da evitare di parlare, preferivo essere fissata per ore piuttosto che dire ad alta voce quanto male stessi in quel momento.
-Tu dove devi andare così elegante?- chiedi dopo qualche minuto.
-In realtà niente di che. Dovrei uscire con qualcuno.- disse lei abbassando gradualmente il tono della voce.
-Hai un appuntamento? - chiesi io sconvolta dalla notizia.
-Non è un appuntamento, è una semplice uscita con un ragazzo.
-Si certo. Chiamalo come vuoi. Chi è?
-Zac, mi ha chiesto di uscire e io non ho rifiutato. In fondo non avevo nulla da fare. - scosse le spalle e porto alle labbra la tazza di caffè che sorseggiò.
La mia bocca si spalancò istintivamente e gli occhi per poco non mi uscirono dalle orbite per quella notizia sconvolgente.
-Tu e Zac? Non ci posso credere! - squittii io in un misto di shock e di gioia.
Riflettendoci mi resi conto che entrambe erano due brave persone, molto diverse tra loro, ma che con il loro buon cuore potevano trovare molti punti di contatto e sicuramente entrambi meritavano di essere amati come si deve. Mi feci raccontare dalla mia amica bionda per filo e per segno come si erano incontrati e come aveva ricevuto questo invito inaspettato. Chiacchierare su questa novità alleggerii il mio umore e mi permise di allentare la tensione che sentivo in tutto il corpo almeno per un'oretta.
-Io approvo questa unione. - scherzai io mentre lei mi parlava dei suoi dubbi sul presentarsi o meno a questo appuntamento.
-Ma cosa sei? Un giudice di pace? Poi quale Unione?- rispose lei a disagio rispetto alle mie parole.
Scoppiai a ridere io mentre lei si rimetteva gli occhiali da sole così da coprire con le lenti scure l'imbarazzo che provava nel parlare di quel ragazzo.
-È sempre bello vedere due studentesse che si divertono. - la voce roca di un uomo alle mie spalle interruppe le mie grasse risate e mi fece voltare di scatto in direzione della voce.
Jack era in piedi dietro di me con le mani nelle tasche dei pantaloni blu notte e lo sguardo sereno rivolto verso me e la mia amica mi disgustò.
-Che vuole Dottor Richards? - mi anticipò la mia amica con un tono tanto gelido da far invidia alla regina delle nevi.
-Katherine Ivanova, sempre calorosa la sua accoglienza.- scherzò lui per poi sorriderci. Nessuna delle due ricambiò il sorriso, anzi, speravamo entrambe che i nostri sguardi potessero spaccare la terra sotto i suoi piedi facendolo sprofondare e sparire.
-Lei, invece, sempre così falso. - mormorò la mia amica facendosi sentire solo da me e, forse, da lui nel caso in cui avesse avuto un udito affilato.
-Gradirei non mi rivolgessi più la parola. - dissi a denti stretti in direzione di Jack mentre mi osservava con quel sorriso fastidioso dipinto sulle labbra.
-Cambierai idea con il tempo visto che il professor Miller non sarà più nei paraggi. - affermò sporgendosi leggermente verso di me così da non far sentire quella frase a nessun altro.
-Che cazzo hai detto? - balzai in piedi senza riuscire più a controllare le mie azioni o le mie parole.
Katherine in un attimo fu al mio fianco, con una mano teneva stretto il mio braccio sia per sostenermi sia per impedirmi di fare gesti avventati contro quel essere.
-Ho detto che Miller è fuori. - disse lui scandendo ogni minima sillaba.
Il mio cuore si frantumò come cristallo diventando polvere, davanti a me vedevo tutto nero e nelle orecchie non percepivo più alcun tipo di rumore, i miei sensi non percepivo più alcuno stimolo dall'esterno, riuscivo solo a sentire solo la sofferenza che mi aveva provocato quella brutta notizia.
-Sparisci stronzo. - mi parve di sentire in lontananza la voce di Katherine.
Mi lasciai cadere sulla sedia e portai le mani tremanti al viso, non riuscivo a credere al fatto che Jack fosse riuscito a distruggere contemporaneamente me, Christian, la sua carriera, la nostra relazione e tutto questo, senza provare il minimo rimorso.
Katherine era in piedi davanti a me e mi accarezzava i capelli senza dire nulla, probabilmente anche lei era furente e cercava di placarsi prima di provare a calmare me.
-Vado da Christian. - mi alzai, schiena dritta e fronte alta, decisa a non versare più alcuna lacrima. Forse avrei potuto fare qualcosa, dovevo solo sentire da Christian cosa era accaduto.
Katherine provò a fermarmi, ma inutilmente, iniziai a camminare velocemente verso il suo ufficio, ero certa che lo avrei trovato lì, alla sua scrivania come al solito.
Quando arrivai davanti alla porta del suo ufficio che non aveva più l'insegna con il suo nome, provai ad aprirla ma era chiusa a chiave e nessuno era all'interno. Dopo un iniziale scoraggiamento, tornai ad essere più lucida e decisi di avviarmi verso il suo appartamento. Avevo il fiatone e sentivo male ai muscoli delle gambe mentre correvo sulle scale per raggiungerlo ma non potevo fermarmi.
Cominciai a bussare alla porta con forza, non rendendomi conto del rumore che stavo facendo e dell'attenzione che avrei potuto attirare.
Lui aprì la porta con un sorriso sulle labbra, un'espressione surreale; la serenità sul suo volto stonava totalmente con la situazione in cui eravamo.
-Sophia, vieni..- mi fece segno di entrare per un attimo pensai che le parole di Jack erano false. Ma poi quando arrivai dentro al salottino e vidi gli scatoloni e le valige di Christian non ci fu più alcun dubbio.
-Che cosa è successo Christian? - chiesi io con la voce tremolante.
-Vieni con me, ti preparo una tazza di the...- mi fece segno di seguirlo e mi accomodai su uno dei alti sgabelli della sua cucina e aspettai che mi parlasse.
-Non tenermi sulle spine...- lo pregai io.
-Sono andato davanti alla commissione all'ora a cui ti avevo detto. C'era il rettore e la commissione che mi hanno posto delle domande su me, su di te e su Aria...- iniziò lui mentre metteva a bollire l'acqua -...mi hanno preso alla sprovvista e ho spiegato che eravate entrambe mie studentesse e che ero affezionato ad entrambe ma nient'altro. A quel punto mi hanno mostrato le foto di Jack ma erano assolutamente inutili, continuai a mantenere la mia versione. Ero certo di aver superato quelle accuse ma Liliane ha testimoniato contro di me portando le prove della mia relazione con Aria perciò anche se non si può dare per certo il mio rapporto con te, preferiscono allontarmi da questa università.
Mi porse la tazza bianca fumante e mi sorriso in modo caloroso, come se mi avesse raccontato una semplice storiella.
-Perché sei così tranquillo? Per colpa mia o di Jack o di quella Liliane, la tua carriera universitaria è stata rovinata. Tu verrai allontanato da me.- le mani mi tremavano mentre parlavo.
Christian mi guardò intensamente con gli occhi verde smeraldo e poggiò le mani sulle mie provando a calmarmi. Cercai nel suo sguardo la pace e la calma di cui ero carente in quell'istante e lentamente riuscii a lasciar andare l'agitazione, nonostante ciò rimaneva la tristezza e l'amarezza.

____________________________________
Salve gente,
Vi scrivo questa volta per avvisarvi del fatto che mancano due capitoli alla fine di "The professor", spero di ricevere ancora il vostro supporto e ci tengo a ringraziarvi per i numerosi messaggi in privato e i commenti sotto i capitoli. Siete fantastici.
A presto.

The professor 2 - Rising from the ashesWhere stories live. Discover now