Capitolo 19

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Mi mossi nel letto cercando di girarmi sull'altro fianco, ma un braccio forte mi teneva stretta impedendomi qualsiasi movimento. Alzai gli occhi e un'immagine stupenda mi tolse il fiato, Christian dormiva profondamente a pancia in su completamente nudo.
Lo scrutai con attenzione, partendo dalle lunghe ciglia, la bocca socchiusa, il petto che si alzava ritmicamente.
-Mi stai fissando.- la sua voce mi fece trasalire, non immaginavo fosse sveglio e tanto meno che avesse notato i miei occhi piantati su di lui.
-Non posso? In fondo ormai sei mio..- le parole mi uscirono senza neanche ragionare. Arrossii violentemente, non avevo intenzione di rovinare tutto accelerando le cose tra di noi, in fondo ancora non mi era chiaro cosa volesse lui davvero.
-Completamente, esclusivamente e profondamente tuo - mi rispose interrompendo i miei stupidi pensieri e tirandomi a se per baciarmi la fronte.
Non c'era più nulla che potessi desiderare, finalmente Christian Miller era mio e non avrei permesso più a nessuno di separarlo da me, nessun momento sgradevole poteva rovinare quello che c'era tra me e lui.
-Sono le due di notte, ti va di fare un bagno? - mi sussurrò lui nell'orecchio indicandomi la vasca idromassaggio.
-Perché no...-
Si alzò dal letto per avviarsi verso la vasca mentre io ammiravo la perfezione delle sue spalle e del suo perfetto fondoschiena nudo. Senza aspettare oltre scesi dal letto e mi accomodai nella vasca tra le sue gambe. La schiuma, l'acqua calda e le luci rosse rendevano quel momento ancora più speciale.
-Secondo te d'ora in poi come andrà? - interruppi il silenzio.
-Cosa intendi?
-Tra di noi, cosa facciamo?
-Soph, io sono tuo e tu sei mia; ormai l'unica cosa a cui dobbiamo stare attenti è che non mi sbattano fuori dal campus perché amo la mia studentessa. Per il resto non c'è nulla che ti deve preoccupare, farò in modo che nulla ti possa infastidire così che tu possa finire l'università senza problemi. Te lo prometto.- 
Restai accoccolata tra le sue braccia mentre sentivo le sue parole, che per quanto fossero cose che già sapevo, mi rassicuravano poiché uscivano dalla sua bocca.
-Non voglio che ti tolgano la cattedra per colpa mia. - mormorai mentre giocavo con la schiuma.
-Non accadrà, non devi preoccuparti per me. Sono io che mi devo preoccupare, potrebbero portarti via da me...- iniziò a baciarmi il collo e la spalla e la cosa mi eccitò.
-E chi dovrebbe portarmi via da te?
-Qualche bifolco.- rispose d'istinto facendomi scoppiare in una risata irrefrenabile.
Mi girai verso di lui e gli gettai le braccia al collo e lo strinsi forte a me, vederlo così spensierato mi riempiva il cuore di gioia.
Rimanemmo per qualche minuto nella vasca per poi avvolgerci nell'accappatoio e tornare a dormire fino al giorno dopo.

Will you still love me
When I'm no longer young and beautiful?
Will you still love me
When I've got nothing but my aching soul?
I know you will, I know you will...
Poggiata allo schienale dell'auto, mentre Christian guidava l'auto di Kate, ascoltavo la canzone che passavano in radio; avevo apprezzato il film de "Il grande Gatsby" e soprattutto la colonna sonora. Ero rilassata e felice nonostante fuori fosse nuvoloso e piovesse, nonostante stessi tornando al campus e avessi lezione sia la mattina che il pomeriggio.
Le gocce colpivano il parabrezza violentemente e nonostante ciò mi sentivo rilassata e tranquilla.
-Oggi che corsi hai? - mi chiese lui spostando una mano dal volante sulla mia gamba.
-Ho tre ore di psicometria. E poi il pomeriggio c'è un ora di filosofia...- gli rispondo ricordandomi solo verso la fine che lo avrei rivisto.
-Un'ora di filosofia con il miglior docente della facoltà!
-Beh.. si, il professore di psicometria è abbastanza preparato.- dico ironicamente per stuzzicarlo un po'.
Il suo sorriso si trasforma in un broncio triste tenerissimo che mi spinge istintivamente a lasciargli un bacio sulla guancia.
La sua tenerezza come la sua spensieratezza facevano parte di un suo lato che non avevo mai visto, e che stavo iniziando ad amare piano piano.
-Non hai l'ombrello, perciò scendo prima io e poi tu entri nel campus con l'auto, parcheggiala più vicino possibile ai dormitori.- mi disse non appena iniziai ad intravedere la strada ormai famigliare.
-Non voglio che ti prendi un raffreddore per colpa mia...- mormorai mentre frenava in uno spiazzo a pochi passi dall'entrata del campus.
-Tranquilla amore.- mi dice baciandomi rapidamente per poi scendere e correre sotto la pioggia.
Amore? Il mio cuore per un millesimo di secondo si fermò per poi andare in tilt, una parola così semplice detta da lui era diventata qualcosa di mostruosamente bello.
Lo guardai correre sotto la pioggia, i suoi capelli si bagnarono subito e gli indumenti gli si attaccarono al fisico marmoreo, tenni lo sguardo su di lui e aspettai che entrasse nell'università per poi partire.
Rientrai in camera per prendere i libri per le lezioni della mattinata e sorprendentemente trovai Kath in stanza.
-Guarda chi si rivede!- esclamai lasciando le sue chiavi sul comodino.
-Sophia...- mi salutò lei dalla scrivania, aveva la voce bassa e a malapena riuscivo a sentirlo.
Mi avvicinai a lei visto che neanche si era girata a guardarmi e rimasi sconvolta nel vederla pallida, con le occhiaie e visibilmente a pezzi.
-Ma che hai? Hai un aspetto orribile..- affermai sconcertata, raramente vedevo Kath così e anche quelle poche volte riusciva a mascherarlo almeno un po'.
-Ho litigato con...-
-Con quell'idiota del tuo ragazzo?- la interruppi.
-S-si... è diventato più irascibile, perde facilmente la pazienza e il controllo.
-Ti ha messo le mani addosso?
-N-no però sarebbe potuto accadere. - la voce le si ruppe e la penna che teneva in mano le cadde, era visibilmente stanca.
-Lo ammazzo.- dissi a denti stretti abbracciandola con forza.
Mentre tenevo il suo viso premuto contro il ventre sentivo le lacrime che le scivolavano silenziosamente sul viso per poi bagnarmi la maglietta.
-Vuoi che resto con te? - le chiesi sperando che la mia vicinanza la facesse stare meglio.
-No, vai a lezione. Io voglio studiare e stare sola per un po'.- scosse la testa e si staccò da me, in un secondo dai suoi occhi scomparve qualsiasi piccolo accenno di lacrima.
Ammiravo la sua forza e il suo contegno anche in situazioni veramente difficili, che avrebbero distrutto qualsiasi altra ragazza della nostra età. I suoi occhi chiari così gonfi e arrossati mi mettevano tristezza, non potevo vedere la mia migliore amica in quello stato.
-Facciamo così, vado a lezione e ti prendo il pranzo e poi torno qui e mangiamo insieme.- mi affrettai a dire prima di raccogliere in uno zainetto le mie cose e poi andare a lezione.

La lezione sui test che avremmo dovuto somministrare nello stage del mese successivo all'interno di numerose scuole e cliniche. Studiai attentamente i metodi utilizzati, lo scopo dei test e il significato di ciascuno. Provai a non pensare nè al mio amato professor Miller nè hai problemi che stava passando la mia migliore amica; mi concentrai solo sullo studio e sulla spiegazione del professore.
Quando la spiegazione si concluse, nonostante l'ora non fosse finita, il docente se ne andò lasciandoci da fare alcune ricerche sui risultati che aveva prodotto un test su un campione di tremila studenti della Georgia.
Misi nei raccoglitori tutti i moduli del test e i restanti fogli su cui avevo preso appunti, successivamente mi avviai verso la mensa per prendere il pranzo per me è Kath.
Per il menù del giorno c'erano tantissime cose e veramente non sapevo cosa potesse preferite la mia coinquilina così la chiamai prima di fare qualche errore.
-Hey signorina cosa vorresti? Carne, pesce, verdure, fritti?- iniziai a tartassarla di domande non appena mi rispose al telefono.
-Pesce e qualche verdura. Qualcosa di leggero.- dopo un po' di silenzio la sua voce bassa risuonò al mio orecchio.
-Solo? Guarda che non sei in ospedale!-
-Non voglio mangiare pesante e poi vomitare per colpa dell'agitazione.
-Okay. Sei tu che decidi.- mi affrettai a dire. Non potevo darle torto, come sempre stava facendo la scelta più giusta per sé stessa e per il suo corpo.
-Poi preferisci la frutta, un dessert in particolare?
-Che dessert ci sono? - mi chiese mentre sul vassoio poggiavo le pietanze da portar via. Mi volarono di mano i fazzoletti e mi piegai con il telefono attaccato al orecchio per raccoglierli.
Vidi dalle parte a vetro della mensa che nella sala di fronte, nella mensa dei docenti, c'era Christian a tavolo.
Lo fissai come un'ebete mentre mi rialzavo lentamente, ero tentata di correre in quella sala e saltargli in braccio. Mi accorsi solo quando fui in piedi che non era solo al tavolo ma che accanto a lui c'era una docente che mi era famigliare: la professoressa di psicopatologia di base. La dottoressa Foster era una giovane psichiatra che da poco insegnava alla U.M, molti studenti le sbavavano dietro per il suo fisico slanciato, per i capelli a caschetto corvini e gli occhi verdi.
-Sophia! Mi sento?- la voce della mia coinquilina mi stava spaccando i timpani ma non riuscivo a distogliere lo sguardo. Christian stava mangiando e sorrideva alla donna accanto a lui, che invece rideva di gusto toccandogli il braccio con fare civettuolo.
-Puttana...- mormorai.
-Cosa hai detto? Ya tebya ub'yu!- la sentii insultarmi in russo e subito tornai a concentrami sulla telefonata.
-Non dicevo a te scema. Una professoressa sta flirtando con Christian.- dissi a bassa voce stupidamente, come se a quella distanza mi avrebbero mai potuto sentire.
-Chi? Christian? Ma mi avevi anticipato che stavate insieme più o meno..no?- la sua voce si ravvivò.
-Panna cotta o cheesecake ai lamponi?
-Ma che stai dicendo?
-Quale dolce vuoi? Ne parliamo dopo di  questa faccenda.
-Cheesecake. Veloce sono curiosa di sapere tutto!
Attaccai il telefono alla mia coinquilina e andai a pagare alla cassa con la mia tessera dello studente; in un certo senso ero felice che Katherine si fosse arrivata con lo scoop che le avevo dato, anche se non giocava molto a mio favore tutto questo.
Con in mano il sacchetto uscii dalla mensa sperando di vedere come stava procedendo il pranzo del mio amato Miller ma purtroppo al tavolo non c'era più nessuno.
Un emozione che da tanto non provavo mi scosse, la gelosia era tornata come una vecchia amica di viaggio.
A passo veloce mi diressi verso i dormitori, sembravo Speedy Gonzales mentre superavo chiunque caminasse davanti a me.
Mi ero presa tantissime schifezze per il pranzo per affogare la rabbia che mi aveva provocato quella dottoressina nel suo vestito giallo e il tacco stiletto vertiginoso.

The professor 2 - Rising from the ashesWhere stories live. Discover now