Capitolo 24

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-Farò licenziare Miller se continuerà a stare insieme a te.-
Non appena la sua voce fredda e tagliante pronunciò quella parole, sgranai gli occhi e lo spinsi lontano da me. Il momento colmo di commozione, gioia e rappacificazione  era finito, un muro si era eretto tra di noi e non riuscivo più a vedere Jack Richards, l'uomo che mi aveva aiutato per anni e che spesso aveva fatto parte dei miei sogni.
-Cosa hai detto? - lo fissai e sperai che fosse stata un'allucinazione quello che le mie orecchie aveva recepito.
Lui si alzò in piedi e si mise le mani nelle tasche posteriori dei pantaloni, non mi guardò minimamente; aspettai di qualche minuto dandogli la possibilità di giustificare la sciocchezza che aveva appena detto.
-Pensavi davvero che non mi sarei accorto della vostra Storiella? - teneva la sua voce sotto controllo anche se si percepiva l'aggressività e lo sdegno -Non siete stati abbastanza furbi. L'avevo capito subito e ho voluto aspettare, ma adesso basta. Poniamo fine a questa pantomima.
Mi alzai in piedi non riuscendo più a rimanere seduta su quella panchina, l'aria fuori si era fatta più fresca ma io ero in fiamme; avrei voluto prenderlo per il colletto della camicia e scuoterlo per fargli uscire dalla testa quei pensieri idioti ma l'aggressività era inutile in quel momento.
-Ma cosa stai dicendo? Che ti stai inventando? - provai a negare, infondo lui ci aveva visto solo vicino ogni tanto forse, ma non ci ha visto di certo fare sesso o comunque non ha sentito i nostri discorsi quindi poteva anche essere una cazzata la sua.
-Negare, negare anche l'evidenza. Ti facevo più intelligente Sophia. - si voltò verso di me con il viso rilassato e con un ghigno pizzato in faccia.
-Non mi dare della stupida. Io non so di cosa tu stai parlando Jack. Mi dispiace che il mio rifiuto ti abbia ferito ma mi sembra esagerato accusare me o il professor Miller di queste assurdità. - cercai di mantenere la calma e di non perdere il mio raziocinio, sperai che questo andasse a mio favore o almeno così potevo temporeggiare.
-Sophia, te lo dico per l'ultima volta. Se Miller continuerà la sua relazione con te, io lo farò licenziare. Punto. - si avvicinò a me tenendo ancora le mani in tasca e scandì ogni minima parola per poi voltarmi le spalle e andarsene.
Avrei voluto lanciargli qualcosa dietro mentre se ne stava andando, ero fuori di me; avrei voluto scomparire o almeno svegliarmi da quell'incubo.
Sapevo di non poter correre da Christian perché, se Jack mi avesse vista, avrei solo peggiorato la mia situazione e confermato le sue insinuazioni. Mi lasciai cadere sulla panchina tenendo stretto tra le mani il cellulare, ero indecisa sul da farsi e così aspettai lì che tornasse Katherine.

I fari dell'auto della mia amica si spensero non appena arrivò al parcheggio e la vidi venire a passo veloce verso la mia direzione con due grandi buste del Mc Donald's.
Mi alzai non appena lei fu vicina e insieme andammo nel dormitorio, in totale silenzio, anche se riuscivo a sentire l'ansia della bionda accanto a me che si sforzava di non guardarmi per non mettermi pressione.
Ci mettemmo a letto, ognuna con la sua busta e io come prima cosa mi misi in bocca tre patatine per affogare i miei dispiacere attraverso la loro bontà.
-Jack, mi ha detto che se non lascio Miller lui lo farà licenziare. - tagliai corto, era inutile fare preamboli o descrivere nei minimi dettagli la conversazione. Il punto nodale era questo, senza 'se' e senza 'ma'.
-Ma è pazzo? Come fa a saperlo quel Sukin Syn? Spero tu abbia negato! - strabuzzò gli occhi e imprecò in russo mentre teneva in mano il suo cheeseburger.
-Ovviamente ho negato ma credo sia inutile. Devo parlarne con Christian...- dissi abbattuta continuando a mangiare.
Desideravo smettere di parlare di quell'argomento così chiesi a Kath di parlarmi di altro e lei mi accontentò, mi raccontò dei suoi lavori e dei suoi esami per farmi distrarre e ci riuscì in gran parte.

Era notte fonda e mi svegliai d'un tratto, probabilmente un incubo aveva interrotto il mio sonno ma me ne dimenticai non appena aprii gli occhi.
Guardi intorno a me: la stanza era illuminata solo dalle luci esterne, la camera era in disordine e le buste di Mc erano rimaste ai piedi del letto. Mi alzai dal letto con un forte mal di testa che mi dava il tormento e tenendo il cellulare tra le mani per farmi luce cercai un analgesico.
Erano le 2:20 di notte, non avevo ricevuto nessuna chiamata e nessun messaggio e la cosa non fece che aumentare il mio mal di testa. Decisi di prendere con me gli analgesici, una bottiglia d'acqua e con una felpa indosso di uscire a prendere una boccata d'aria fresca.
Buttai due pasticche nella bocca e feci seguire l'acqua, mentre ero seduta sui gradini delle scale interne del mio dormitorio di fronte all'uscita. Riuscivo a vedere il viale davanti all'edifico e sentivo della musica in lontananza, probabilmente qualche confraternita stava santo un party. Mi alzai in piedi e uscii dell'edificio per guardarmi intorno ma ero l'unica idiota in pigiama lì fuori. Il mio telefono iniziò a squillare e non appena vidi che era Christian risposi immediatamente.
-Che ci fai lì fuori a quest'ora? - la voce di lui era roca e come sempre sensuale, un brivido mi attraversò la schiena.
Mi affrettai a guardami intorno sentendomi palesemente osservata ma non c'era l'ombra di nessuno.
-Come fai a saperlo.
-Ti riesco a vedere dal mio appartamento.
Notai che nell'edificio dei professori non vi erano luci accese se non un'unica finestra e sicuramente si trattava della camera da letto di Christian.
-Vieni da me Soph..- disse d'un fiato.
Mi si spezzò il cuore all'idea che non potevo correre da lui, dormire in quella stanza illuminata insieme al mio uomo e risvegliarci il giorno dopo abbracciati.
-No.- cercai di sembrare decisa ma non lo ero minimamente.
-E perché?
-Oggi ho visto di nuovo Jack. Mi ha detto che se non ci lasciamo ti farà l-licenziare. - iniziai a tremare anche se non faceva freddo, un nodo alla gola mi impediva di respirare liberamente.
Dall'altra parte lui non parlava, lo sentii fare un respiro profondo rumorosamente e poi mi disse semplicemente: -Non può farlo, non ha le prove di queste accuse.
-Che ne sai? Non possiamo saperlo. Oggi era così convinto di ciò che diceva anche se ho negato.
-Meglio così. Almeno sa che sei mia e che non può più toccarti o guardarti.- le parole dure di Christian miste alla leggerezza mi sorpresero, non riuscivo a trovare una risposta adatta così rimasi in silenzio ma sapevo che quello che diceva non aveva senso.
-Soph, lui non ha alcuna prova perché sono stato sempre attento da quando siamo tornati insieme.- cercò di calmarmi e in un certo senso la sua voce calda placò le ombre che aleggiavano nella mia mente.
-Vado a dormire Christian.- dissi esausta rientrando nell'edificio con l'intento di recuperare qualche ora di sonno o forse semplicemente l'analgesico aveva fatto effetto.
-Va bene. Ci vediamo domani a lezione. Ti amo...-
Attaccai e tornai nella mia stanza dove il mio caldo letto mi stava attendendo, non appena poggiai la testa al guanciale la mente si annebbiò e mi addormentai profondamente.

La sveglia del telefono faceva un frastuono nella camera, consapevole del fatto che non fosse la mia iniziai ad imprecare e a coprirmi la testa con le lenzuola così da mettere una barriera tra e quel suono metallico fastidioso.
La suoneria si interruppe dopo qualche secondo ma a me erano sembrati minuti, il mio sonno era stato disturbato quindi non sarei riuscita ad addormentarmi di nuovo così mugolai tra le coperte per attirare l'attenzione di Kath.
-Che ore sono??- le chiesi sentendola andare in bagno ignorandomi completamente.
-Le 7:50 - mi urlò lei dal bagno per sovrastare il rumore della doccia.
Mi iniziai ad alzare consapevole del fatto che di lì a poco avrei dovuto iniziarmi a vestire per la lezione in prima ora; ero stanca a causa delle ore di sonno perse e dei pensieri che non mi avevano abbandonato per tutta la notte.
Mi guardavo i piedi nudi mentre ero seduta sul bordo del letto e cercavo di fare mente locale, quando Kath uscì dal bagno nel suo accappatoio bianco latte.
-Che fai? Non ti alzai? Hai lezione in prima ora no? - mi iniziò a tartassare di domande e io sollevai leggermente la testa per poi guardarla con gli occhi che erano divenute due fessure.
-Che paura.- mormorò andandosi a chiudere in bagno di nuovo.
Balzai in piedi per prenderla ma non feci in tempo, sentii le sue risate dall'altra parte della porta e contagiarono anche me.
Mi diressi verso l'armadio e scelsi un paio di jeans aderenti e una t-shirt dell'U.M bianca da indossare, non avevo alcuna intenzione di farmi bella visto che il mio umore non era minimamente bello.
Raccolsi i capelli mossi in una coda e iniziai a preparare la tracolla con i libri e i bloc-notes.
Quando Kath uscì dal bagno con i capelli lisci come spaghetti e un completo verde menta composto da gonna aderente e camicetta, scossi la testa; lei era come sempre perfetta anche nei momenti di sconforto che vive. La invidiavo per la sua forza, nulla poteva scalfire la sua corazza, neanche un idiota come il suo ex.
-Come mi sta? - mi chiese lei mentre si guardava allo specchio.
-Si, sembri una mentina per il mal di gola. - la presi in giro per poi poggiare la tracolla su una spalla e uscire dalla stanza.
Le gambe erano pesanti come piombo mentre andavo verso l'aula, nonostante fossi felice di rivedere il mio uomo non riuscivo a non pensare al pericolo che correva lui ad essere "mio".
Mi lasciai cadere su una delle sedie in ultima fila e tirai fuori i miei appunti con una penna anche se sapevo già che quel giorno non avrei seguito, avrei guardato Christian mentre spiegava e pensato a quanto fosse stato bello stare insieme ma che non era più possibile a causa di Jack.
L'aula si riempì man mano e quando suonò la campanella Christian Miller entrò in aula in tutto il suo splendore, indossava un semplice camicia bianca e un paio di pantaloni neri, con in spalla la sua tracolla di pelle nera.
Mi cercò con lo sguardo e mi trovò immediatamente come fossi una calamita per lui, era felice di vedermi e non sembrava preoccupato, o almeno non tanto quanto lo ero io.
-Buongiorno ragazzi. Oggi vi parlerò dello scetticismo, sia come scuola di pensiero filosofico antico ma anche come un problema attuale, che riguarda la mostra post-modernità. - la voce di Christian risuonava nell'aula grazie al microfono che teneva tra le mani.
Riuscì a seguire le sue parole anche se ero rapita dai suoi occhi verdi che si muovevano in direzione di tutti i suoi studenti, che lo seguivano attentamente senza distrarsi. Era un ottimo docente e non potevo permettere a Jack di rovinare la sua carriera per colpa mia, per colpa del mio amore per lui.
L'unica opzione che avevo era allontanarmi da lui, lasciarlo vivere la sua vita e io continuare i miei studi; forse, chissà, un giorno dopo che io avrò finito e sarò lontana da questa università avremmo potuto tornare insieme e amarci liberamente. Ma quella prospettiva era troppo lontana e molto improbabile, l'unica possibilità per noi ora era la separazione. Avevo deciso.

The professor 2 - Rising from the ashesWhere stories live. Discover now