Capitolo 18

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Sulle labbra di Christian si dipinse un sorriso mozzafiato, sembrava quasi commosso nel sentire quelle parole e il tuo respiro era irregolare.
-Tu mi ami?- scosse la testa sorridendo come se gli sembrassero un miraggio le mie parole.
-Si. Ti amo alla follia Christian Miller.- risposi facendomi contagiare dal suo sorriso.
-Sophia, non so come tu possa amare una persona che non ti ha saputo apprezzare abbastanza. Devo ringraziare la mia buona stella per averti incontrato. Anzi, voglio pensare che la mia buona stella sei te e ti amo, ti amo, ti amo...-  mi sciolsi al sentire quelle parole, scandite una per una dalla sua voce roca e profonda.
Le lacrime che fino a quel momento erano dettate dal dispiacere verso Jack, erano diventate di commozione e di gioia per l'unico uomo capace di farmi provare simili emozioni.
Mi accoccolai sul suo petto e mi lasciai abbracciare, tremavo come una foglia e in quel momento mi avrebbe calmato soltanto il suo calore e il battito del suo cuore ritmico e sincronizzato con il mio.
La sua mano sinistra mi cingeva le spalle mentre con la destra mi accarezzava i capelli, lasciandomi ogni tanto qualche bacio sulla nuca. Volevo dormire lì addosso a lui, non volevo più tornare al campus, qualsiasi letto sarebbe stato meno comodo del suo petto.
-Non torniamo alla U.M...- dissi a bassa  voce pensando che neanche avesse recepito le mie parole.
Rimanemmo qualche altro minuto abbracciati nel buio della notte e nel silenzio più totale, c'era pace e calma dopo la tempesta emotiva che avevo vissuto.
-Guido io, mettiti al mio posto. - mi disse dopo poco e riluttante mi staccai da lui e scesi dall'auto per fare cambio posto.
Era tardi, il mio stomaco brontolava perché non avevo cenato e l'idea di separarmi da Christian per andare in camera mia da sola mi intristiva; avrei voluto andasse diversamente ma sapevo che già avevo avuto la mia dose di felicità per questo giorno.
Ero estremamente concentrata a guardare i tratti del viso di Christian: le sue labbra carnose socchiuse, gli occhi fissi sulla strada e i capelli ramati che ricadevano sulla sua fronte.
Quel viaggio mi permetteva di scrutare anche il più piccolo dettaglio che riguardava l'uomo alla mia sinistra; mi accorsi anche che stava durando più del previsto questo viaggio di ritorno così decisi di guardare anche la strada.
Ero più che sicura di non aver fatto quella strada all'andata, vi erano le luci e le palme del centro di Miami, ero scombussolata e speravamo che Christian mi dicesse cosa stava succedendo, ma il suo viso era impassibile.
Prima che potessi fare una qualsiasi domanda la macchina si fermò in un  parcheggio ampio, alzai lo sguardo è una grandissima scritta a neon mi accecò "Fairwind Hotel".
-Che ci facciamo qui? - chiesi sorpresa interrompendo il silenzio.
-Hai detto che non volevi tornare al campus. Per sta notte staremo qui. Insieme.- rispose sorridendomi come se quello che stava facendo fosse la cosa più naturale del mondo. Non riuscì a dire più nulla, sentivo il petto esplodere dalla gioia e l'unica cosa che riuscii a fare fu saltargli al collo e abbracciarlo con forza.
Scesi dall'auto e lo seguii nella hall dell'albergo, che era molto elegante e luminoso ma anche confortevole e accogliente.
-Desideriamo una suite per sta notte e se possibile la cena in camera.- disse Christian al concierge che si trovava alla reception.
-Certo Mr. Nome? - chiese l'uomo distinto dai capelli bianchi.
-Miller.-
-Perfetto. Per lei e la signora Miller c'è la stanza 141.-
L'uomo al mio fianco prese la chiave e io arrossii nel sentire il modo in cui mi aveva chiamato, mi sentivo strana ma in modo piacevole.
Camminavo come se avessi le ali ai piedi mentre mi dirigevo insieme a lui verso l'ascensore, mi aspettava una serata solo per noi due senza alcun tipo di interruzione.
Quando entrammo nella nostra stanza iniziai ad esplorarla rimanendo scioccata per ogni cosa che vi era dentro; prevalevano i colori rosso e bianco nell'intera suite, vi era un grande letto a baldacchino e poco distante da esso una vasca idromassaggio. Amavo tutto di quella camera, il lampadario elaborato, le poltroncine in pelle rosse, i piccoli comodini bianchi, perfino le morbide coperte che stavano sul letto.
-Che spettacolo...- riuscii a dire gettandomi sul letto.
-Un po' di spazio c'è anche per me? - mormorò con la voce roca guardandomi poggiato al muro.
-Sempre..- risposi maliziosamente facendogli l'occhiolino.
Mentre lui si avvicinava a me il mio stomacò brontolò e di nuovo mi sentii a disagio per come avevo messo un freno alla centesima possibilità di avere un momento intimo tutto nostro.
-Ordiniamo la cena prima, cosa vuoi mangiare?
-Mi va bene qualsiasi cosa. - Scegli tu gli risposi mentre lui digitava il numero della reception dal telefono che avevamo in stanza.

The professor 2 - Rising from the ashesWhere stories live. Discover now