Capitolo 21

6K 198 18
                                    

Camminai al buio verso l'appartamento di Christian, fremevo dalla voglia di stare con lui e di saltargli addosso. Dopo essere usciti entrambi dalla biblioteca ci siamo divisi accordandoci per incontrarci la sera nel suo appartamento dove mi aspettava con una cenetta tutta per me.
Per l'occasione mi ero messa una gonna a tubino bordeaux con le autoreggenti è una camicia rosa chiaro; questa sera sarebbe stata solo nostra e lui sarebbe stato tutto mio così da eliminare ogni mia paranoia su qualsiasi altra donna.
Salii le scale rapidamente facendo attenzione a non fare rumore con gli stivaletti alti e appena fui davanti alla sua porta bussai due volte e attesi che la porta si aprisse.
Dopo mezzo secondo Christian Miller era già davanti a me nei suoi abiti casual e con un calice di vino rosso in mano che mi porse con un sorriso malizioso.
-Per la mia amata Sophia...- mi disse porgendomi il calice e lasciandomi un bacio sulla guancia prima di chiudere la porta alle mie spalle.
-Vuoi annebbiare la mia mente con il vino, professore mio? - scherzai io portando il calice alle labbra e bevendo un sorso.
-Mmmh buono..-
-Davvero? Fammi provare.- mi disse avvicinandosi a me lentamente, d'istinto gli porsi il bicchiere ma lui lo guardò e sorrise. Con un unico passo fu vicinissimo a me e mi baciò con passione; la sua lingua nella mia bocca era intrecciata alla mia e il suo sapore era più buono e inebriante di qualsiasi altro.
La sua mano che inizialmente mi stringeva in vita si spostò sul mio sedere tirando il mio bacino contro il suo, sentivo quanto mi voleva mentre i nostri corpi erano attaccati. Il mio corpo si infiammò in un istante e la mia bocca divenne più vorace e desiderosa ma, non appena ero pronta a lasciarmi trasportare dalla nostra voglia, lui si staccò da me.
-È ora di cena.- bisbigliò lui facendomi l'occhiolino e togliendo la mano dal mio sedere solo per poi lasciarmi una pacca.
-Sei ingiusto.- piagnucolai mentre lui si allontanava per poi seguirlo verso la tavola del piccolo salottino.
Il tavolo in vetro aveva una candela al centro e delle piccole rose rosse intorno mentre sui due lati si trovavano due piatti ampia con all'interno due cannoli con ricotta e spinaci e il vino nel secchio del ghiaccio. Era un allestimento perfetto, degno di un ristorante stellato e la cosa mi fece quasi emozionare; tutto questo era per me, per nessuna altra donna, solo per me.
-Spero ti piacciano, non li cucino da tanto.
-Li hai fatti tu? - chiesi sorpresa mentre mi sedevo al tavolo dove lui mi attendeva.
-Certo, sono un buon cuoco Sophia. - sembrò quasi offeso per il fatto che dubitassi delle sue doti culinarie, la cosa mi fece sorridere e lo guardai attentamente mentre si sedeva elegantemente alla mia destra.
Iniziammo a mangiare insieme e il cibo mi sembrò buonissimo, quasi mi era impossibile credere che era riuscito a farlo lui da solo e non uno chef.
-Hai già scelto tra i tirocini che hai a disposizione quale farai? - mi chiese lui quando ormai misi in bocca l'ultimo boccone di cannelloni.
-Si, ho scelto di fare il tirocinio nel Mental Healt Center di Miami, sono 9 ore settimanali e seguirò alcuni dottori del reparto di psicodiagnostica. - spiegai emozionata della mia scelta, spiegando per filo e per segno quello che era previsto in quel breve periodo di tirocinio.
Lui mi guardava sorridendo senza dire una parola e, nonostante avessi finito di parlare, lui continuava a guardarmi senza parlare.
-Cosa c'è? - chiesi imbarazzata dal suo sguardo.
-Hai gli occhi che ti brillano quando parli dei tuoi studi, di psicologia e del tuo futuro lavoro. Mi fai venire voglia di cambiare lavoro quando vedo la tua passione in questo campo. - rispose lui seriamente portandosi  il calice di vino alle labbra carnose.
Non riuscii a trattenermi quando posò il bicchiere al tavolo e mi guardò con i suoi occhi verdi illuminati, scostai il fazzoletto di stoffa dalle gambe e lo lasciai cadete a terra in modo teatrale per poi alzarmi e salire a cavalcioni su di lui.
-Cosa vuoi fare signorina? - mi chiese divertito con un tono quasi di rimprovero.
Mi spostati i capelli sciolti da una parte e cominciai a baciargli il collo e sempre più vicino all'orecchio. Il suo odore era indescrivibile, era una fragranza mascolina ma con un pizzico di dolcezza che mi mandava in ecstasy. Iniziai ad alternare i baci e leggere leccatine sul suo collo e sulla mandibola.
-Sophia..-  disse in un soffio -..non è carino alzarsi da tavola prima della fine della cena. - tornò padrone di sè in un attimo ammonendomi, per un secondo pensai che mi avrebbe scostata ma non fu così. Le sue mani si piazzarono entrambe sul mio sedere tirandomi di più a sé e facendomi sentire quanto era eccitato. Avvicinandomi  a lui le mie game si allargarono di più alzandomi la gonna stretta sempre di più e facendo intravedere il pizzo alla fine delle autoreggenti e la cosa non sfuggì allo sguardo di Christian che non appena vide quest'ultime strinse di più le mani sul mio sedere.
-Mi farai impazzire donna.- mormorò per poi baciarmi con foga lasciandomi senza respiro, come se l'unico respiro di cui avessi bisogno per vivere fosse solo il suo.
Eravamo incandescenti in quel momento e nulla poteva più fermarci, iniziò a spogliarmi perché entrambi sapevamo che non saremmo riusciti ad arrivare alla camera da letto, il posto giusto era quello: sulla sua sedia, contro il tavolo mentre lo cavalcavo.
Gli tolsi di dosso la t-shirt nera e io lasciai cadere il mio reggiseno, non mi metteva in imbarazzo farmi vedere da lui, perché lui mi voleva ardentemente ed era sbagliato vergognarmi di ciò che lui amava tanto.
Non tolsi la gonna ma la alzai per dargli libero accesso e lui non esitò a spostare la mano calda dal mio sedere alla mia intimità per stuzzicarmi ed eccitarmi maggiormente; il suo tocco mi fece tremare le gambe e la mia testa si spostò all'indietro facendomi uscire dalla bocca un lieve gemito.
-Quanto mi sei mancata Mrs White.- mormorò infiammandomi maggiormente, chiamarmi nel modo in cui era solito farlo a lezione mi eccitava a tal punto da non aver più bisogno di alcun preliminare. Lo volevo dentro di me subito. Scansai la sua mano e gli slacciai i jeans e li abbassai insieme ai boxer scuri e lui già sapeva che era il momento di diventare una cosa sola... di nuovo.
Mi alzai leggermente per poi calarmi su di lui mentre mi riempiva totalmente, la mia bocca non poté stare in silenzio e tra mugolii e gemiti iniziai a muovermi su di lui mentre mi reggevo con una mano nei suoi capelli.
Il momento perfetto non potè che concludersi con l'esplosione in un orgasmo da parte di entrambi, che ormai sfiniti e sudati rimanemmo abbracciati l'uno all'altra.
-Christian....-
-Mmh..- mugolò lui in segno di risposta.
-Ti amo. - bisbigliai più felice che mai nella mia vita.
-E io amo te.- mi baciò la testa e potei sentire le sue labbra incurvarsi in un bellissimo sorriso anche se non potevo vederlo.

La mattina seguente mi risvegliai arrotolata tra le coperte celesti del letto matrimoniale di Christian, totalmente nuda e serena. Cercai con gli occhi il mio amato ma non di lui non vi era l'ombra, preoccupata mi alzai a sedere con un lenzuolo in mano che mi coprisse.
-Buongiorno amore mio.- lo sentii prima di vederlo entrare nella stanza con un piccolo vassoio su cui vi era una tazza con il tè e un cornetto al cioccolato. Era già vestito elegantemente con una camicia bianca a righe sottili blu e dei pantaloni scuri con una cinta nera di pelle che metteva in evidenza il suo fisico stupendo.
-Ma lei mi vizia professore.- scherzai io sbattendo le ciglia lunghe per provocarlo.
-Anche lei vizia me.- disse con tono roco togliendomi il lenzuolo di mano e mettendo in bella vista il mio seno. 
-Christian!- iniziai a ridere coprendomi nuovamente e prendendo il mio appetitoso cornetto. 
-Mi piace vederti ridere.
Lui si sedette sul letto accanto a me poggiandosi alla testiera del letto e guardandomi mentre facevo colazione, sembrava non mangiassi da mesi; forse l'attività fisica di ieri aveva consumato molte energie e avevo bisogno di nuove.
-Senti Sophia io ora vado a lezione, ho un corso per i ragazzi del terzo anno. Tu puoi andare via quando vuoi.- affermò lui rovinando il momento idilliaco in cui ci trovavamo.
-Non andrò via. Rimarrò qui! Senza muovermi di una virgola.- controbattei in forma di protesta.
-Per me va bene se mi aspetti nuda a casa. - il suo sguardo malizioso mi disarmò in un attimo e non potei più fare nulla, se non arrendermi a lui totalmente.
-Appena mi vesto vado, ho lezione di psicologia dello sviluppo più tardi.- dissi tornando seria per un attimo anche se con un pizzico di tristezza per il ritorno alla realtà.
-Non ci andrai di certo come eri vestita ieri sera, vero?
-Non credo, a quel vecchio professore potrebbe prendere un infarto e non voglio essere causa di ciò.- scherzai io ma comprendendo anche la gelosia di Christian, che non poteva che farmi piacere.

Dopo esserci salutati lui andò via lasciandomi sola a casa sua, non avevo molto tempo a disposizione così mi lavai il viso e mi vestii in fretta senza stare troppo a curiosare per casa; volevo studiare un po' prima della lezione quindi appena fui pronta uscii da casa di Christian.
Non appena fui alle scale per scendere al piano terra una voce alle mie spalle mi pietrificò.
-Sophia White.
Mi voltai di scatto pregando che la mia mente stesse vaneggiando e che la persona dietro di me non fosse proprio lui.
Purtroppo le mie pure erano fondate e Jack si trovava davanti a me con il suo completo scuro e la camicia bianca, i capelli erano come sempre in perfetto ordine e il suo solito profumo era nell'aria.
Pregai con tutta me stessa che non mi avesse visto uscire dall'appartamento di Christian, lui sarebbe dovuta essere l'ultima persona al mondo che sapesse di me e di Christian, sia perché non avrei voluto farlo stare male sia per paura che, scoprendolo, lui potesse spifferare tutto al rettore dell'Università.
-Che ci fai in questo edificio? - mi chiese con l'ombra di un  sorriso sulle labbra.
Il mio cuore che si era fermato ricominciò a battere, forse non aveva visto nulla e la mia relazione era salva; mantenni la calma e sorrisi in risposta cercando una scusa plausibile.
-Cercavo il coordinatore della mia facoltà, ho dei dubbi sul mio tirocinio e volevo fargli delle domande.- non mi batteva nessuno nel dire balle e in un certo senso ero soddisfatta delle mie invenzioni.
-Capisco, ti va di parlarne davanti ad un caffè? - chiese lui con gli occhi pieni di speranza.
Il mio sguardo si abbassò, sapevo che avrei dovuto tenerlo a distanza per il bene di entrambi ma non riuscii a proferire parola.
Ma lui mi capii e il suo sorriso si spense, per poi riapparire con un gusto amarognolo; la cosa mi fece stare ancora peggio.
-Il tempo cambierà le cose Sophia.- mi mormorò prima di andarsene e lasciarmi lì immobile.
Quell'incontro era stata una nube grigia sul mio bellissimo risveglio accanto al mio perfetto uomo; non potei non pensare a quanto ingiusto fosse tutto questo: la mia felicità provocava dolore a lui.
Tornai al mio dormitorio per cambiarmi a passo lento e rimuginando su quello che era appena accaduto, dovevamo prestare più attenzione io e Christian affinché nessuno potesse distruggere quello che avevamo ricostruito.

The professor 2 - Rising from the ashesWhere stories live. Discover now