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Hunter vide il corteo di Harley sciamare su Main Street e restò folgorato. Il ruggito dei motori, i volti barbuti dei bikers, le toppe sui gilet di pelle, le occhiate ansiose dei passanti: era tutto fottutamente grandioso.

«Dannati teppisti.»

Era stato Louis Torton a parlare. Aveva un negozio di antiquariato ed era vecchio come Matusalemme.

«Il giorno che li sbatteranno in gattabuia, qui a Louisville sarà festa nazionale.»

Hunter si chiese perché Torton se la prendesse tanto. In fondo era solo un gruppo di centauri che si divertiva a sgasare sulla Main Street.

Il gigante alla testa del gruppo si voltò, ghignò in faccia al vecchio Torton e gli mostrò il medio. Torton andò su tutte le furie.

«Al diavolo!» starnazzò agitando il pugno.

Il corteo passò e si allontanò. Torton masticò amaro. Aveva il grugno tutto raggricciato, come se avesse morso un limone. In più quel giorno non portava la dentiera, e sembrava un vecchio bacucco pronto per la casa di riposo. Hunter si coprì la bocca e rise. Torton se ne accorse e lo guardò storto, le narici dilatate e la fronte piena di trincee.

«Dannati teppisti», ripeté, e tornò nel suo negozio.

Hunter passò accanto alla larga vetrina e vide la faccia magra di Torton spuntare dallo spazio tra una credenza e un orologio a pendolo. Guardava la strada. Si accorse che Hunter lo fissava e lo scacciò con un gesto della mano. Hunter gli mostrò il medio. Le labbra di Torton compitarono: «Piccolo figlio di puttana.»

La faccia da zombie di Torton sparì. Dopo pochi secondi, la porta del Torton's Antiquary si aprì e il vecchio in persona venne fuori.

«Sai dove puoi ficcartelo?» gracchiò.

«Dove tu ti ficchi i cetrioli», ribatté Hunter.

«Piccolo bastardo...»

Torton avanzò incazzato e Hunter si diede alla fuga. Mentre si infilava in un vicolo lo udì starnazzare: «Se fossi il tuo vecchio te ne darei tante che avresti il culo a strisce!»

«Già fatto», mormorò Hunter, e si avviò verso casa.

Uscì dal vicolo e svoltò su Glover Street. Camminò senza fretta, le mani nelle tasche dei jeans e lo zaino in spalla. Avrebbe voluto prolungare quella passeggiata per un'eternità. Quando vide la bicocca con la veranda cadente, un crampo gli serrò lo stomaco. Mise piede nel prato incolto sul quale campeggiavano legni chiodati, un tubo di ferro e persino una tazza del cesso, aggirò la restante parte di una recinzione abbattuta e risalì i gradini. Si fermò un momento a osservare il dondolo rotto che marciva in veranda ed entrò in casa.

Chiuse la porta e mosse per andare di sopra.

«Stronzetto.»

Hunter si fermò con le dita sospese sul corrimano. Fece un passo indietro e si affacciò oltre la soglia del soggiorno. Il suo vecchio era sbracato in poltrona, i piedi sul tavolino e una lattina di birra sul pancione. Guardava la Tv.

«Sei in ritardo», disse Joe Grimes senza distogliere gli occhi dallo schermo.

Hunter non fiatò.

«Portami una birra.»

Hunter si sfilò lo zaino, lo posò in terra e andò in cucina. Prese dal frigo una lattina e tornò indietro. Trovò il suo vecchio impegnato a scandagliare le profondità di una narice. Joe Grimes estrasse il dito, controllò che la trivellazione avesse prodotto i risultati sperati e lo trascinò su un bracciolo della poltrona.

Hunter gli allungò la birra. Il suo vecchio la prese e con un ceffone fece volar via la lattina vuota in equilibrio sullo stomaco. Atterrò su un cimitero di lattine ammucchiate ai piedi del tavolino.

«Ripulisci questo casino», ordinò Joe Grimes.

Hunter raccolse i cadaveri delle birre che il suo vecchio si era scolato e le cestinò. Joe Grimes non lo degnò di un'occhiata. L'unica cosa che fece fu di sollevarsi la canottiera e grattarsi il fegato.

Quando ebbe finito, Hunter si fiondò di sopra, in camera sua. Si gettò sul letto e senza accorgersene si addormentò. Si svegliò pochi minuti più tardi con la sensazione che fosse in atto un terremoto. Il pavimento vibrava, e udiva dei tonfi come se un gigante corresse in corridoio. La porta si spalancò e Joe Grimes irruppe come un tornado. Aveva gli occhi di un pazzo e una vena sul collo che affiorava come una radice dal terreno, e pulsava al ritmo del battito cardiaco.

«Che diavolo è questa merda?» disse mostrando ad Hunter la lattina di Busch.

Hunter si alzò a sedere. Il cuore gli era diventato un tamburo. Joe Grimes camminò fino al letto.

«Ti ho chiesto che cos'è questa merda», ripeté.

Hunter non riusciva a parlare, ma se anche ci fosse riuscito non avrebbe saputo cosa dire.

Joe Grimes afferrò suo figlio e lo tirò giù dal letto. Hunter rovinò a terra, provò a rialzarsi ma il suo vecchio gli piazzò una mano sul petto e lo ricacciò giù. Hunter batté la nuca e Joe Grimes gli si piazzò sopra, cavalcioni. Si chinò e riempì il campo visivo di Hunter col suo faccione lunare.

«Ti avevo detto Budweiser», disse Joe Grimes.

Il suo alito sapeva di birra andata a male. Mostrò la lattina ad Hunter e la inclinò un poco. Un ruscello di bionda fermentata inzuppò le labbra del ragazzo. Aveva il sapore di merda fermentata.

«Leggi un po' qua», disse Joe, piazzando un dito grosso quanto un silos sotto l'etichetta. «Ci vedi scritto Budweiser, per caso?»

Hunter cercava di cancellare il saporaccio a colpi di lingua.

«Rispondi!» abbaiò Joe Grimes, schiacciando la lattina sulla fronte di Hunter e inzuppandogli i capelli di birra.

«No», disse Hunter.

Joe Grimes scaraventò via la birra. «E allora perché cazzo l'hai ficcata nel mio frigo?»

Hunter avrebbe voluto dirgli che era l'unica che aveva trovato, ma il suo vecchio non gliene diede il tempo. Lo afferrò per la maglia, si alzò e lo trascinò fino al letto. Lo scaraventò sul materasso, si tolse la cinta dei calzoni e prese a frustarlo. Ci infilò in mezzo anche qualche cazzotto, tanto per gradire, che Hunter riuscì a deviare senza riportare grossi danni.

Alla fine il suo vecchio aveva il fiatone. Hunter invece aveva braccia e collo a strisce.

«Se lo rifai, ti ammazzo», grugnì Joe Grimes.

Avvolse la cinta attorno alla destra, afferrò Hunter con la sinistra e gli rifilò un pugno. Lo colpì con la fibbia. Hunter cadde sul materasso, rimbalzò e restò lì, stordito.

«Budweiser», disse Joe. «Ficcatelo in quella testa di cazzo.»

Detto ciò lasciò la stanza.

Death's AngelsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora