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Bowie vide una casa in lontananza che affacciava su un campo di granturco. Fece segno ai suoi di seguirlo e uscì dalla carreggiata per inoltrarsi in aperta campagna. Raggiunsero la casa e lasciarono le moto sul retro. Quando salirono i gradini del portico, trovarono sulla soglia dell'ingresso un tizio alto e magro. La luce all'ingresso si accese e i ragazzi videro che si trattava di un uomo sulla settantina. Aveva un canne mozze nella sinistra e li guardava male da dietro una zanzariera.

«Che diavolo volete?» chiese l'uomo.

«Fittare una stanza del suo lussuoso hotel», rispose Vince.

Il volto dell'uomo si indurì.

«Rimandiamo a dopo le spiegazioni», disse Bowie, continuando a salire.

Il vecchio spalancò la zanzariera e spianò un canne mozze. I ragazzi sfilarono i mitra. Bowie si fermò e disse: «Fra poco arriveranno dei tizi molto incazzati, e con cannoni che al confronto il tuo sembra un giocattolo.»

«Questa è proprietà privata», disse il vecchio.

«Sarà un cimitero, se non ti levi dai coglioni.»

Il vecchio guardò i ragazzi. Sul suo volto passò un'ombra di incertezza.

«Nonno, non abbiamo tutta la notte», fece Vince. «O ci fai entrare o ti fuciliamo qui, sotto il tuo grazioso portico, e poi entriamo lo stesso.»

«Hai davvero detto 'grazioso'?» fece Joey.

«L'ho letto in un libro.»

Joey lo fissò poco convinto.

«Okay, era un vecchio numero di Playboy», ammise Vince, e citò: «'Miss novembre in posa sotto il suo grazioso portico.' Che topa da urlo.»

«Allora, che hai deciso?» chiese Bowie al vecchio. L'uomo abbassò il canne mozze. «Molto saggio».

Bowie mise piede sul portico, passò accanto al vecchio ed entrò. I ragazzi lo seguirono.

«Non te la prendere, nonno», fece Vince.

Il vecchio lo guardò in cagnesco, rientrò in casa e chiuse la porta. I ragazzi si sistemarono in soggiorno. Vince posò il borsone sul tavolo.

«Ziggy: tu, Gus e Roy infrattatevi in quel campo. Quando quegli stronzi arrivano, fatene fuori più che potete», disse Bowie.

Aprì il borsone e rovesciò il contenuto sul tavolo. I caricatori e le granate rimaste piovvero e si ammucchiarono in modo disordinato. I ragazzi ricaricarono le armi.

Bowie guardò Gus, Roy e Ziggy.

«Muovete il culo.»

I tre schizzarono via.

«Che diavolo succede? E chi cazzo siete?» chiese il vecchio.

«Adesso non ho tempo», rispose Bowie, «ma è meglio se porti via il culo. Tra poco qui si scatenerà la terza guerra mondiale.»

Non fece neanche in tempo a dirlo che udirono la cavalleria arrivare di gran carriera.

«Troppo tardi», fece Vince.

Si avvicinò col vecchio alla finestra e videro l'esercito in moto. Una nuvola di polvere li seguiva come lo strascico di un vestito da sposa.

«E quelli chi diavolo sono?» chiese il vecchio.

«Amici di vecchia data», fece Vince. «Ma non ti aspettare lacrime e abbracci.»

«Vogliono farvi il culo, non è così?»

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