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I ragazzi si accamparono a casa di Hunter per tutta la settimana seguente. Dormirono sul pavimento del soggiorno. Vince si portò il cuscino da casa. Hunter non fece una piega e accettò la situazione. Soprattutto dopo che Bowie gli spiegò che da un momento all'altro gli Skulls potevano presentarsi per far loro la festa. Per prepararsi a una simile evenienza, e vista la fama di tritaossa degli Skulls, i ragazzi avevano fatto incetta di munizioni, e ognuno dormiva con la sua pistola mitragliatrice stretta al petto e le tasche gonfie di proiettili.

Domenica sera erano riuniti in soggiorno – Roy era tornato da poco – e Joey aveva preso la parola.

«Se riuscissimo a liberarci del pensiero cosciente saremmo felici come un cazzo in una fica», stava dicendo, a conclusione di un lungo ragionamento.

«Quanta saggezza», fece Vince.

«Mah», disse Saul. «Tu che ne pensi?» chiese ad Hunter.

«Non ci ho capito un cazzo», rispose Hunter.

«Non sei il solo», disse Vince. «Nessuno capisce le stronzate di Joey.»

«Non sono stronzate. Questa è saggezza cosmica», disse Joey.

«Come no.»

«Mica è colpa mia se hai il cervello in coma.»

«Comunque», disse Vince, «quella stronzata del pensiero cosciente non vale per Moses. Lui un cervello non ce l'ha mai avuto.»

«Vero», rispose Moses. «Ma ho una mazza di trenta centimetri.»

«La legge della compensazione», disse Joey.

«E che sarebbe?» chiese Vince.

«Il Gran Capo, lassù, a volte dimentica di aggiungere un ingrediente all'impasto, e per farsi perdonare raddoppia le dosi di un altro. E così succede che la mamma di Moses ti scodella fuori un pupo con poco cervello e coglioni per due.»

«Credevo che il Vecchio Barbuto non facesse errori.»

«Ne fa. Guardati allo specchio e ne vedrai uno bello grosso.»

«Fottiti, Socrate.»

«Questo significa», intervenne Ozzy, «che Einstein e tutti i cervelloni come lui c'avevano il cazzo piccolo?»

«Forse qualcuno c'ha anche avuto 'sta sfiga, ma non è una regola», rispose Joey. «In genere 'sti geni hanno sempre qualche rotella fuori posto. Hemingway si sparò via mezzo cervello. Van Gogh si tagliò un orecchio e lo regalò a una tipa.»

«Un orecchio? Mi prendi per il culo?» chiese Vince.

«Se aprissi un cazzo di libro, uno vero, e non i Playboy sui quali ti spari le seghe, vedresti che non scherzo. Se lo tagliò via, ci mise attorno un foglio di giornale e glielo lasciò sulla porta di casa.»

«Che cazzo aveva, in testa?»

«Una fottuta guerra nucleare.»

«So di una tizia», disse Hunter, «che si è riempita le tasche di pietre e si è tuffata in un fiume.»

«Stai parlando di Virginia Woolf», disse Joey. «Allora qualcosa di buono te lo insegnano, in quella scuola del cazzo.»

«Mia madre leggeva i suoi libri. È stata lei a raccontarmelo.»

«Mi pareva. Le cose migliori si imparano a casa.»

«Io ho imparato a fare a pugni», fece Moses. «Il mio vecchio e io mettevamo su certi incontri che neanche a Las Vegas. Casa mia era un unico, grande ring.»

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