19.

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Quando Hunter si svegliò, un paio d'ore più tardi, i ragazzi erano ancora via. Si alzò a sedere e scoprì che il mondo non era più inclinato su un lato come una vecchia bagnarola che imbarca acqua. In compenso gli faceva male la testa. Era così che ci si sentiva dopo una sbronza? E il suo vecchio ci si sentiva ogni volta che beveva? Che cazzo di gusto ci provava?

Mise i piedi in terra e camminò fino al lavabo della cucina. Fece scorrere l'acqua e prese un sorso. Se lo rigirò in bocca e lo sputò. Ripeté l'operazione finché il saporaccio che sentiva sulla lingua non si attenuò. Chiuse l'acqua e aprì la porta della roulotte. Diede un'occhiata di fuori, vide che non c'erano le moto e tornò dentro. Decise che avrebbe aspettato i ragazzi godendosi un po' di Tv. Accese quel grosso cubo con tanto di antenna che Vince aveva sistemato su un tavolino scheggiato, raccattato in una discarica, e osservò una distesa di neve. Provò a trafficare con l'antenna ma non funzionò. Alla fine, si diede per vinto. Spense la Tv e prese a ficcanasare in giro.

Andò nella stanza da letto striminzita. C'era un armadio. Hunter lo aprì e ci infilò la testa dentro. Ci trovò un paio di jeans, una maglietta nera e una camicia con le maniche strappate. Fece per chiudere le ante e si accorse che qualcosa faceva un bozzo sotto la maglia. La sollevò e trovò una semi-automatica. Sul calcio e su un lato della canna c'era scritto RUGER. Hunter la prese e se la rigirò tra le mani. Era più pesante di quanto avesse immaginato. La spianò stando attento a non toccare il grilletto. Chiuse un occhio, prese la mira e immaginò di far saltare la testa a uno di quegli stronzi che gli avevano bruciato casa.

Quanto gli sarebbe piaciuto rendergli pan per focaccia.

Sollevò la maglia e infilò la pistola nella cinta. Si assicurò che non scivolasse via – sarebbe stato imbarazzante se gli fosse uscita da una delle gambe dei jeans – e la coprì. La maglia era abbastanza larga da nasconderla.

Chiuse l'armadio e sentì il lontano mormorio di un motore. A questo se ne unirono altri: un esercito di insetti giganti e incazzati che si avvicinavano. Hunter schizzò sul divano. Quando sedette notò che la pistola gli formava un bozzo fin troppo evidente. La sfilò e se la infilò dietro. Incrociò le dita e posò le mani in grembo, poi pensò che come posa era naturale quanto quella di uno che prova a camminare con passo disinvolto nonostante il manico di scopa infilato su per il culo e lasciò che le mani andassero dove volevano.

Il ruggito dei motori si avvicinò, divenne quasi assordante e si placò. Hunter sentì le chiacchiere dei ragazzi e i loro passi. La porta della roulotte si aprì.

«Il bell'addormentato s'è svegliato», fece Vince.

Entrò seguito da Bowie, che gli disse di allungargli una birra. Vince raggiunse il frigo, prese una lattina e gliela lanciò. Bowie l'afferrò al volo.

«Vuoi fare il bis, Schizzo?» chiese ad Hunter.

«Mai più», rispose Hunter, e Vince se la rise.

«Sei a posto?» domandò Bowie.

«Ho un chiodo piantato in fronte, ma almeno il mondo non sembra più un quadro appeso storto.»

Bowie annuì. Rimosse la linguetta della lattina e mandò giù la birra come fosse acqua, accartocciò la lattina nel pugno e la gettò a terra.

«E che cazzo», fece Vince. «Dove pensi di stare, in una discarica?»

Bowie fece per aprire bocca.

«Non rispondere.»

«Muoviamo il culo», disse Bowie, e uscì.

Vince guardò Hunter e lo trovò serio come un prete.

«Tutto a posto?» chiese.

«Sì», rispose Hunter.

«Allora muovi le chiappe.»

Uscirono. I ragazzi erano in sella ai loro cavalli d'acciaio. Ognuno aveva un borsone simile a quello che Vince aveva nascosto a casa di Hunter. Vince e Hunter montarono in sella alla Harley di Vince. Avviarono i motori.

Gli Angels schizzarono via, incontro al proprio destino.

Death's AngelsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora