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Entrò in casa e si affacciò in soggiorno. Il vecchio bastardo ronfava ancora. Era nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato, non si era mosso di un centimetro. In Tv c'era uno di quei quiz a premi che guardava come un arrapato guarda un film porno. Hunter li odiava quasi quanto odiava il suo vecchio.

Andò in cucina, mise la birra in fresco e, come gli aveva consigliato Bowie, fece sparire la Busch.

Mentre faceva piazza pulita ripensò al racconto del gigante. Si immaginò nei suoi panni, mentre ficcava un coltello nella gola di quel bastardo alcolizzato. Non credeva di poterlo fare. Lo odiava, ma ucciderlo...

Scacciò quella fantasia morbosa. Stappò l'ultima lattina di Busch, prese un sorso e storse la bocca. La Budweiser era di un'altra categoria, senza dubbio. Rovesciò il resto nel lavandino e cestinò la lattina.

Dalla stanza accanto udì un gemere di molle e legni seguito da una serie di grugniti. Il vecchio bastardo stava uscendo dal coma. La siesta era durata meno del previsto.

Hunter ringraziò mentalmente Bowie. Se non gli avesse dato uno strappo fino a casa avrebbe avuto guai grossi come stronzi di elefante. Fece scorrere l'acqua e la guardò vorticare nello scarico con la birra. Uscì dalla cucina nello stesso istante in cui il suo vecchio metteva piede oltre la soglia del soggiorno.

Si guardarono.

«Perché hai quell'aria da sorcio?» chiese Joe Grimes. Aveva gli occhi rossi come il naso di Rudolph e faticava a stare dritto. «Sembri un piccolo sorcio che si è appena inguattato una fetta di formaggio.» Ruttò. «Sentito che sinfonia?»

Passò accanto ad Hunter ed entrò in cucina. «Non mi frega un cazzo di quello che combini. Piccolo figlio di puttana buono a nulla. Gliel'avevo detto a quella stronza di ficcarsi un ferro nella fica. Ma lei no, col cazzo che mi ha ascoltato. E ora mi tocca averti tra le palle come un pezzo di stronzo che non vuole staccarsi dal buco del culo.»

Aprì il frigorifero, si chinò e restò piegato sulle ginocchia qualche secondo. Si raddrizzò, si voltò a guardare Hunter e disse: «Che cazzo significa?»

Prese la confezione da sei di Budweiser e la posò sul tavolo.

«Da dove salta fuori?»

«L'ho comprata», mentì Hunter.

«E dove cazzo hai preso i quattrini?»

Hunter cercò una risposta convincente. «Avevo qualche dollaro da parte», disse.

«Ma davvero? E hai rotto il porcellino per comprare la birra al tuo vecchio?» fece Joe Grimes.

Prese una lattina, la aprì e bevve un sorso. Si pulì la bocca con il dorso della mano.

«Mi hai preso per un idiota?»

Posò la birra e raggiunse Hunter, che arretrò fino a toccare la parete sulla quale si innalzava la scala. Joe Grimes lo prese per la maglia.

«Sai che non devi mettere il naso fuori di casa se non sono io a dirtelo, eppure continui a fare come cazzo ti pare», disse Joe Grimes. Si avvicinò. «Perché insisti a farmi incazzare?»

Era a tanto così dallo sfiorare il naso di Hunter col suo, grosso e bitorzoluto.

«E adesso scopro che ti inguatti i soldi sotto il materasso. E non so neanche dove li rimedi. Hai iniziato a spacciare roba?»

Si accigliò di colpo e prese a tirare su col naso. Annusò la maglia, i capelli e le braccia di Hunter, tirando su con quel sifone che aveva in mezzo agli occhi.

«E ti sei fatto anche una bella spippettata. Che mi venga un colpo secco. Vuoi proprio che te la faccia saltare, questa testa di cazzo.»

Lo trascinò via. Hunter riuscì a fare un paio di passi prima che le chiappe prendessero fuoco. Allora si lasciò andare.

«Cazzo fai?» disse Joe, vedendolo andare lungo disteso.

Si chinò, gli prese un braccio e riprese a trascinarlo.

«Femminuccia.»

Lo portò in soggiorno, lo abbandonò accanto al tavolino e gli si piazzò sopra, cavalcioni.

«Meglio farti un promemoria. Così la prossima volta ci penserai su, prima di farmi incazzare.»

Si allungò e prese la Busch sul tavolino. Buttò giù la birra tutta d'un fiato e accartocciò la lattina nel pugno. Poi, usando entrambe le mani, la divise a metà. Tenne quella superiore e gettò l'altra da parte, piegò un angolo di modo da ottenere una punta laminata e incise la maglia di Hunter. Strappò via un lembo e scoprì il petto magro.

«Vediamo se così ti entra in testa», disse Joe Grimes.

Incise la carne, e a niente servirono le urla e le convulsioni di Hunter. Lo tenne inchiodato a terra e non si fermò finché non ebbe portato a termine quello che il suo cervello bacato gli suggeriva.

Disegnò un sentiero lungo il petto di Hunter, e il suo sguardo restò per tutto il tempo assorto come quello di un intagliatore provetto che si adopera in un lavoro complesso. Alla fine, Hunter aveva il petto che sembrava lo scorcio di una cartina stradale, e se non se l'era fatta addosso era solo perché aveva paura di come suo padre avrebbe reagito. Probabile che l'avrebbe ucciso. Il suo vecchio non sopportava i cacasotto così come non sopportava la birra di seconda scelta.

Joe Grimes si alzò, rimirò dall'alto il lavoro e gettò via la lattina.

«La prossima volta che pensi di fare una delle tue stronzate, ricordati questa nostra chiacchierata», disse.

Andò in cucina, prese la birra che stava bevendo e la confezione da sei inaugurata poco prima, tornò in soggiorno, scavalcò Hunter neanche fosse una merda di cane e sedette in poltrona. Attaccò a bere mentre Hunter giaceva poco più in basso, il volto sofferente e il respiro irregolare. Si sforzò di non piangere, e per un po' ce la fece, ma poi fu costretto a sventolare bandiera bianca. Pianse in silenzio. Il suo vecchio non ne ebbe nozione. Era troppo impegnato a mandarsi in pappa il cervello con quei quiz di merda che tanto gli piacevano.

Dopo un'infinità di tempo disteso, a sentire domande e risposte delle quali non gli fregava un cazzo, Hunter si alzò con cautela e uscì senza che il suo vecchio lo degnasse di un'occhiata. Andò di sopra, in bagno, e mise mano agli articoli stipati all'interno dell'armadietto a specchio: ovatta e tintura di iodio. Aveva la sensazione che stavolta avrebbe fatto più male della precedente. Apparecchiò e si tamponò la ferita.

Aveva ragione.

Serrò i denti e ringhiò in silenzio.

Una volta finito buttò l'ovatta, mise la tintura al suo posto e filò in camera. Guardò il letto e si chiese come diavolo avrebbe fatto a schiacciare un pisolino in quelle condizioni. Il culo gli doleva come se una mandria di bisonti gliel'avesse calpestato, e di dormire a pancia sotto non se ne parlava. Salì sul materasso usando le ginocchia, poi si sdraiò su un fianco, la faccia rivolta verso il muro. La guancia graffiata protestò quando la strusciò sul cuscino, ma Hunter era troppo stanco per darle retta.

Chiuse gli occhi.

Nel giro di pochi secondi si addormentò.

Death's AngelsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora