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Era di sotto, ma non sapeva come ci fosse arrivato. L'ultima cosa che ricordava era di essersi svegliato di soprassalto, con il terrore che qualcosa di imminente stesse per accadere. Dopo solo un vortice nero nel quale voci e immagini indistinte si scambiavano di posto come i panni in una centrifuga.

Guardò il suo vecchio sbracato in poltrona. Era ciucco da far schifo. E aveva la canottiera sporca peggio del bavaglino di un marmocchio. Se ora iniziava anche a mangiare in poltrona, era probabile che non alzasse il culo fino al giorno del giudizio. Aveva sporcato anche i braccioli con quella merda di roba. Che poi che diavolo era? Salsa piccante? Ketchup?

Vallo a capire che cazzo gli diceva il cervello.

Si accorse solo allora di avere qualcosa in mano. Era la pistola del suo vecchio. La canna fumava.
Hunter guardò la macchia scura sulla canottiera di Joe Grimes, poi la canna fumante dell'arma. Faticò a mettere insieme i pezzi. Quando ci riuscì, fu in grado di vedere il buco nella canottiera, ad altezza del fegato. I contorni erano anneriti.

Hunter mollò l'arma e si allontanò camminando all'indietro, gli occhi fissi sul suo vecchio. Aveva paura che da un momento all'altro avrebbe aperto gli occhi, si sarebbe alzato e l'avrebbe scannato. Oltrepassò la soglia del soggiorno, si voltò e uscì di casa. Scese i gradini della veranda in fretta, per quanto le chiappe glielo permettevano, quasi ruzzolò, si riprese e attraversò il prato spelacchiato. Percorse la Glover in stato di shock. Svoltò su Main Street e passò accanto al Torton's Antiquary. Torton era dietro la vetrina. Lo vide e ringhiò in silenzio, ma non fece nulla di più. Hunter proseguì senza degnarlo di un'occhiata. Aveva il cervello fuori uso. L'unica cosa alla quale riusciva a pensare era il nome del bar che Bowie aveva menzionato poco prima di congedarsi.

Continuò a camminare finché non arrivò al bivio in cui Main Street incrociava Gas Street. Svoltò a sinistra e proseguì a passo di lumaca. Sembrava uno zombie di Romero, e se fosse stato più presente si sarebbe accorto di come i passanti che incrociava lo guardavano.

Una donna provò a richiamare l'attenzione di quel bimbo dallo sguardo catatonico, e quando Hunter non reagì, lei si allungò e gli toccò una spalla. Hunter fece un salto e si voltò di scatto, gli occhi grandi e lo sguardo terrorizzato. Per un istante vide quell'orco del suo vecchio, la canottiera zuppa di sangue e la faccia tirata e pallida. Si era svegliato e l'aveva seguito.

Ripiombò nel mondo reale solo quando la donna disse: «Va tutto bene?»

Hunter si allontanò di qualche passo e riprese a camminare.

Poco dopo arrivò in vista di un piccolo spiazzo occupato da una decina di moto. Si avvicinò e riconobbe la Harley di Bowie. Quei cerchioni simili a lame circolari erano inconfondibili. Così pure l'aerografia sul serbatoio: un teschio urlante con gli occhi che schizzavano fuori dalle orbite e tendevano i nervi come corde per il bucato.

Restò a fissarla per una vita.

«Hunter?» disse una voce.

Hunter si voltò con la lentezza di un bradipo centenario. Sollevò il mento e vide un viso barbuto e familiare. Sapeva di conoscerlo, ma ci mise lo stesso qualche secondo per mettere a fuoco.

«Hai un aspetto di merda», disse Bowie.

Si accosciò e fissò la ferita sul petto.

«Cristo santo... è stato il tuo vecchio?»

Hunter non rispose. Avrebbe voluto, ma non gli uscivano le parole. Si guardò i palmi delle mani, poi guardò Bowie e iniziò a piangere.

«Andiamo», disse Bowie. «Vieni dentro.»

Death's AngelsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora