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Lasciarono le moto nei paraggi della sala biliardo, ben nascoste. Smontarono e, muovendosi col favore delle prime ombre, si infrattarono in un vicolo. Attesero che l'ultimo, debole scampolo di luce morisse, e si prepararono.

«Demoliamoli», disse Bowie.

Corsero verso l'ingresso della sala biliardo. Un uomo con uno spolverino si fermò quando vide i ragazzi, notò le armi a tracolla e scappò via. Bowie fece per aprire la porta, ma quella si spalancò prima che potesse toccare la maniglia. Uno Skull venne fuori, vide i ragazzi e fece per tornare dentro. Bowie lo afferrò per i risvolti del gilet e lo fece volare sul marciapiede. Vince lo colpì sulla tempia col calcio del mitragliatore. Lo Skull andò KO.

Bowie guardò i ragazzi, attese un cenno di intesa ed entrò. I ragazzi lo seguirono, e non appena misero piede nel locale iniziarono a sparare. Gli Skulls presenti iniziarono a cadere. Quelli più fortunati si nascosero dietro i tavoli da biliardo o si lanciarono dietro il bancone del piccolo bar. Vince recuperò una granata dal borsone mentre le lampade sospese sui tavoli e le bottiglie alle spalle del bancone esplodevano. Bowie diede il segnale di ritirata e i ragazzi uscirono. Vince tirò la granata, che atterrò dietro il bancone, e schizzò fuori. Il tizio che si era lanciato dietro il bancone provò a fuggire ma non fece a tempo. L'esplosione lo travolse mentre saltava oltre il bancone e lo scaraventò lontano, portandogli via una gamba e conficcandogli svariate schegge nel corpo.

I ragazzi corsero in strada mentre dalle finestre degli edifici adiacenti facevano capolino le prime teste e inforcarono le moto. Schizzarono via, veloci come diavoli unti con acqua santa. Saul, che era l'ultimo della fila, gettò un'occhiata allo specchietto e vide gli Skulls sopravvissuti riversarsi in strada. Un gruppetto in moto sbucò da un vicolo, si fermò per caricare gli appiedati e partì all'inseguimento.

«Merda», ringhiò Saul.

Era incredibile con quanta prontezza stessero reagendo. Se avesse saputo che Parker preparava i suoi ragazzi a evenienze simili da quando aveva preso il comando, non si sarebbe stupito più di tanto.

Raggiunse Bowie e gli urlò: «Ci stanno attaccati al culo!»

«Me ne sono accorto!» rispose Bowie.

Gli fece segno di tornare al suo posto e Saul tornò in coda. Svoltarono sulla Pritchard e accelerarono. Guardarono negli specchietti, videro tanti fari da non riuscire a contarli e diedero gas.

«Cristo, sono un esercito!» urlò Vince.

Bowie prese a destra e si allontanò dal centro abitato. Mentre schizzavano via incrociarono una Chevy. Hunter li vide passare e quasi si lanciò dal finestrino.

«Torna indietro!» urlò al conducente.

«Che?» fece l'uomo.

«Sono loro! Torna indietro!»

«Quei tizi in moto? Sono loro i tuoi amici?»

«Sì! Muovi il culo!»

L'uomo rallentò e si portò sul ciglio della strada, guardò che nessun veicolo sopraggiungesse e fece inversione. Accelerò e si mise sulla scia dei ragazzi. Il pelato chiese: «Te la fai con una banda di motociclisti?»

Hunter non rispose. Si era infilato fra i due sedili anteriori e fissava la strada. I ragazzi si allontanavano a grande velocità. Già non si vedevano più.

«Spingi il piede su quel cazzo di pedale!» fece Hunter.

«Sto andando più forte che posso», rispose il tizio alla guida.

Hunter gli fece sentire la fredda consistenza della pistola. Il tizio avvertì la pressione del metallo contro la guancia e accelerò.

«Secondo me è lui il capo della banda», fece il pelato indicando Hunter con un cenno del capo.

«Stavo pensando la stessa cosa», disse il tizio alla guida.

«Li stiamo perdendo», gli fece notare Hunter.

«Guarda il contamiglia. Sto togliendo le ragnatele dal motore, ma se non tirano il fiato almeno un po' sarà difficile che li riprendiamo», disse il conducente.

Hunter non riuscì a contenere un moto di stizza. Il conducente lo osservò dal retrovisore, poi il suo sguardo intercettò qualcosa.

«Ma quanti sono?» mormorò, basito.

Hunter seguì la direzione del suo sguardo, si voltò e vide sopraggiungere un esercito in moto. Occupavano l'intera strada, sconfinando nella corsia accanto a quella dove viaggiava la Chevy. Raggiunsero l'auto e la superarono senza degnare gli occupanti di un'occhiata. Hunter vide i volti dei tizi in moto e provò un brivido. Passarono attorniando l'auto come uno sciame di locuste. Un tizio con una cresta arcobaleno mollò un calcio alla portiera del conducente, che sterzò per la sorpresa rischiando di travolgere uno Skull che effettuava un sorpasso a destra. Il biker evitò di un niente l'impatto col muso della Chevy, abbaiò di tutto agli occupanti dell'auto e accelerò.

«Simpatici, i tuoi amici», disse il pelato. «Un po' permalosi ma simpatici.»

«Non sono miei amici», fece Hunter.

Abbassò il finestrino sulla destra, si sporse in fuori e sparò al biker che li aveva insultati. Il rinculo lo colse di sorpresa e per poco non si lasciò sfuggire la pistola.

«Che cazzo fai?» sbraitò il conducente.

Il proiettile sibilò lontano dal bersaglio, ma lo sparo attirò i bikers in coda, che si voltarono e rallentarono.

«Merda», imprecò il conducente della Chevy. «Merdafottutabastarda.»

I bikers misero mano alle pistole, si allargarono e rallentarono ancora. Il conducente della Chevy li imitò e diminuì la velocità. Stava pensando di fare inversione e fuggire, quando Hunter esplose altri due colpi. Per la sorpresa sbandò, uscì di strada per un attimo e ritrovò la carreggiata. Il biker che li aveva insultati fece lo stesso, ma anziché riprendere il controllo rovinò a terra scivolando fuori dalla carreggiata con moto al seguito. Hunter l'aveva preso a un braccio.

«Beccato!» esultò Hunter.

Si spostò a sinistra, abbassò il finestrino e si sporse.

«Sei fuori di testa, cazzo!» sbraitò il conducente. «Ci farai ammazzare!»

«Zitto e pensa a tenere dritto questo bidone», rispose Hunter.

Prese la mira e sparò al biker con la cresta arcobaleno. Lo mancò di parecchio. Il biker si allontanò, prese la mira e sparò. Il proiettile aprì un buco nella fiancata della Chevy, troppo in basso per ferire uno qualunque degli occupanti.

«Cazzo!» sbraitò il conducente.

Accelerò e puntò il muso contro il biker. Cresta Arcobaleno esplose un colpo che aprì un buco nel parabrezza, attraversò l'abitacolo e si conficcò nel sedile posteriore senza ferire nessuno. Il muso della Chevy colpì la ruota posteriore della moto, che sculettò indiavolata prima di perdere aderenza e ribaltarsi. Cresta Arcobaleno volò via e si schiantò sull'asfalto.

«Figlio di puttana!» abbaiò il conducente.

Era su di giri. Le mani, strette sul volante, tremavano.

«Vuoi che guidi io?» chiese il pelato.

«Sto bene!»

«Si vede.»

Proseguirono a velocità sostenuta. Gli Skulls lanciati all'inseguimento degli Angels si allontanavano. Gli stop delle moto rimpicciolivano velocemente. Hunter fece capolino tra i sedili. Aprì bocca per parlare ma l'altro lo anticipò.

«Un'altra parola e ti scarico qui. Giuro che lo faccio, e al diavolo se mi spari. Puoi impallinarmi come un fagiano, mi frega un cazzo», disse, e accelerò.

Death's AngelsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora