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Gli Angels sfrecciavano in formazione su Main Street. Bowie montava la moto di Roy ed era il vertice di quella che, se vista dall'alto, aveva la forma di una piramide o di una punta di lancia. Joey e Vince, che non era riuscito a dormire neanche cinque ore, gli stavano dietro. Erano quelli che Bowie aveva scelto come braccio armato, nel caso di Vince, e fidato consigliere, nel caso di Joey. Vince era quello che doveva sbattersi di più. Bowie gli affidava compiti delicati, che solo uno con più palle che cervello poteva eseguire.

Non che Joey non ne avesse, di palle. Ne aveva da mettere su una bancarella e venderne un tanto al chilo, ma aveva anche parecchia materia grigia. Non a caso lo avevano soprannominato Testa d'Uovo. Prima di diventare un Angel, Joey era stato un insegnante. A guardarlo ora, mentre cavalca al fianco di Vince, nessuno avrebbe il coraggio di immaginarsela una cosa del genere. Insegnava a ragazzi dell'età di Hunter. All'epoca non aveva la folta barba che gli nascondeva la metà inferiore del viso, ma era lo stesso grosso come un armadio con le ante aperte. I discoli ai quali tentava di insegnare la bellezza della letteratura si sentivano come lillipuziani al cospetto di un Gulliver. Il timore non migliorava la loro capacità di apprendimento, ma li teneva incollati alla sedia, bocca chiusa e braccia conserte.

Gli altri insegnanti lo chiamavano Gigante Buono, e alcuni di questi, che erano come i mansueti di cui si parla nella Bibbia, gli chiedevano spesso aiuto per gestire le teste calde. E Joey interveniva con piacere. Lo divertiva scorgere il terrore negli occhi dei discoli più casinari quando varcava la soglia. Gli piaceva il silenzio che accompagnava il suo ingresso. E gli piaceva quando alcuni di quei teppisti lo sfidavano.

Una volta ne beccò uno che provava a derubare un compagno di scuola. Li trovò ficcati in un vicolo stretto, talmente vicini che potevano sentirsi l'alito a vicenda. Uno era spalle al muro mentre l'altro lo teneva fermo e gli puntava un coltello alla gola. Joey passava di lì e, quando si accorse di quello che succedeva, infilò la testa nel vicolo e disse al teppista armato di coltello di piantarla.

«Fatti i cazzi tuoi e levati dai coglioni. Non siamo a scuola. Qui in strada non sei nessuno», disse il teppista, un ragazzo allampanato, sui sedici anni, lungo come un filare di granturco.

Quello spalle al muro, più piccolo di lui, era uno della classe di Joey. Si chiamava Mike Chandler.

«Sei della classe di Woodrow?» chiese Joey al Ragazzo Pertica.

«Indovinato, e a differenza tua, quel coglione lo sa di che sono capace.»

«Perché non lo mostri anche a me, di cosa sei capace?»

Il Ragazzo Pertica cambiò espressione. Non si aspettava che Joey lo sfidasse. Era abituato col suo insegnante, Arnold Woodrow, che aveva l'età buona per la pensione e il coraggio del leone di Baum.

Mike Chandler sentì la pressione che l'altro esercitava per tenerlo incollato al muro farsi meno opprimente e provò a sgusciare via, ma il Ragazzo Pertica fu più svelto. Lo spinse contro il muro e Mike batté la nuca.

«Se ci provi ancora ti sgozzo come un cazzo di agnello», lo minacciò il Ragazzo Pertica.

Mike lo guardò con occhi grandi e umidi.

«Ehi, non ti distrarre», fece Joey. Il Ragazzo Pertica tornò a guardarlo. «Mi stavi dicendo che sei capace di grandi imprese. Sentiamo. Sono tutt'orecchi.»

«Gli ho squarciato tutte e quattro le gomme dell'auto», disse il Ragazzo Pertica.

«Wow, impressionante. E dopo gli hai pisciato nel serbatoio?»

«No, l'ho seguito fino a casa.»

«E hai lanciato un po' di uova contro porta e finestre, dico bene?»

Death's AngelsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora