17.

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Bowie e Hunter dormirono da Vince, nella sua roulotte con piscina. La piscina era una vasca di gomma, grande quanto il culo di Maude, a pochi passi dalla roulotte. Vince ci sguazzava come un pesce nell'oceano. Non doveva essere un bello spettacolo. Un biker di cento chili, con più peli sul petto di un gorilla, che fa festa in una piscina per bambini... Hunter faticava a immaginarselo. Pensava che Vince lo stesse prendendo per il culo.

«Lo fa davvero», confermò Bowie, vedendo l'espressione perplessa di Hunter mentre Vince gli raccontava dei suoi festini nell'acqua.

«Se vuoi approfittare...» disse Vince ad Hunter.

«Meglio di no», rispose Hunter ricordando il colore dell'acqua.

«Ottima decisione», fece Bowie.

«Ehi, non offendete la mia piscina. Ricordate che siete ospiti a casa mia», disse Vince.

«Meno male che me l'hai ricordato, per un attimo pensavo di essere al Four Seasons.»

«Merito del mio arredatore.»

La roulotte era un cesso. La carta da parati era dozzinale e strappata in più punti. La moquette del pavimento era spelacchiata. C'erano chiazze scure sparse qua e là. Sembrava la schiena di uno scimmione con l'alopecia. Nell'aria aleggiava un odore che non era Chanel n°5.

«Che facciamo, adesso?» chiese Vince.

«Andiamo da Maude e ci sbafiamo un bidone di uova e pancetta», disse Bowie.

«Intendevo in senso più ampio.»

«Inizi a parlare come Joey.»

«Ѐ contagioso. Non abbiamo più i cani né un posto dove stare. Ci sono rimaste solo le armi, qualche proiettile e i dollari delle scommesse.»

«Grazie per aver fatto il punto della situazione. C'ero anch'io quando è andato tutto a puttane. Sono quello che è quasi finito cremato.»

«E come la mettiamo con gli Skulls? Quei figli di puttana la devono pagare.»

«Una cosa per volta. Prima dobbiamo riorganizzarci. Poi spaccheremo quegli stronzi.»

«Voglio esserci anch'io», disse Hunter.

Vince e Bowie lo guardarono. «Fai sul serio?» chiese Vince.

«Era casa mia.»

«Vero, ma questi non sono bulli delle medie. Mai sentito parlare di Lonnie Parker?»

«Chi?»

«Ecco perché non te la fai sotto.»

«Vuol dire che te la stai facendo sotto?»

«Attento a come parli, se non vuoi dormire di fuori.»

«E sarebbe una minaccia?» chiese Hunter guardandosi attorno.

«Te l'ha messo nel culo», ghignò Bowie.

Vince storse la bocca. «Piccolo figlio di puttana.»

«Comunque», disse Bowie ad Hunter, «se ci tieni a unirti a noi, è meglio se sai prima sai contro che cazzo di muro stiamo per schiantarci.»

Assunse una posizione più comoda. Il divano di Vince cigolò come la schiena di una vecchia bacucca. Bowie si piegò in avanti, posò i gomiti sulle cosce, intrecciò le dita e ci posò sopra il mento.

«Lonnie Parker è un ex soldato congedato con disonore. Non so perché l'hanno buttato fuori, ma tempo di levarsi la divisa che ha messo su un esercito tutto suo. E non solo ha arruolato dei gran figli di puttana che a confronto i Vipers erano dei coglioni in salsa di sborra...»

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