Capitolo 8

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8. I was yours

Katherine's pov Era successo tutto troppo velocemente

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Katherine's pov
Era successo tutto troppo velocemente. Erano bastati pochi minuti per mandare a puttane ciò che avevamo provato a costruire in mesi interi.
Tutto l'amore sembrava essere svanito, tutte le promesse erano state annullate, come se niente fosse mai esistito.
Eppure l'amore c'era stato, le promesse erano state tante, solo che non eravamo stati bravi a rispettarle.

Capita, nella vita tutto capita.
Ma perché sembrava capitare tutto a me?

Arrivai a casa frustata, con l'unico desiderio di prepararmi un bel bagno caldo e cercare di rilassarmi. Avevo camminato per circa quattro chilometri a piedi e i miei muscoli bruciavano per lo sforzo. Non ero assolutamente abituata a tutto quel movimento.

Mi buttai sul divano, cercando di regolarizzare il respiro per non avere un ulteriore attacco di panico. 
In quei giorni mi capitava spessissimo ed era sempre Alex ad aiutarmi, ma Alex non c'era più ed io ero rimasta sola.

Dicono che col tempo ci sia abitua alla solitudine, che ad un certo punto della vita si impara a non dipendere da nessuno e a fare affidamento solo sulle proprie forze. Nel mondo non esistono certezze, bisogna imparare ad accettarlo, prima lo si fa meglio è.

Peccato che siano solo parole senza significato, che la realtà sia ben diversa.
La solitudine distrugge l'uomo, specialmente quando si è senza la persona che si ama, perché si dovrebbe affrontare tutto da soli quando si ha una persona meravigliosa al proprio fianco?
Le certezze esistono eccome, siamo noi che le roviniamo dandole per scontato, credendo che "certezza" sia sinonimo di "per sempre".

- Sei sola, Kitty, il tuo ragazzo non verrà a salvarti. -
Le parole di quel mostro mi tornarono in mente e ferirono più di cento lame.
- Non vali niente per nessuno. -
Ricordai lo schiaffo che colpì il mi viso e d'istinto mi toccai la guancia, sentendo ancora il dolore che mi avevano provocato le sue mani sulla mia pelle.

Cominciai a singhiozzare in maniera incontrollata, sentendomi mancare il respiro.
Non riuscivo a tranquillizzarmi, non riuscivo a controllarmi. Mi sentivo inutile ed imponente e mi vergognavo di me stessa.

Mi vantavo tanto di essere una persona forte, di non crollare mai davanti a nessun problema, ma in realtà ero una delle persone più fragili di questo mondo, perché nessuno se ne rendeva conto? Perché tutti mi distruggevano invece di aiutarmi?

Qualcuno, però, aveva provato ad aiutarmi e io...

Fui scossa da un conato di vomito e fui costretta a correre velocemente per raggiungere il bagno, dove le lacrime aumentarono ancora di più.

Per anni quelle gocce salate non avevano toccato le mie guance e non avevano avuto alcun potere su di me. Non avevo saputo cosa significasse piangere, esternare il proprio dolore, ma in quel periodo non riuscivo più a fare lo stesso.

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