Capitolo 11

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11. You are so beautiful

Katherine's pov - Sì, papà, Hunter è qui accanto a me

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Katherine's pov
- Sì, papà, Hunter è qui accanto a me. - alzai gli occhi al cielo e sbuffai guardando il ragazzo/bestia al mio fianco.
Alla fine avevo convinto mio padre a farmi partire per una settimana di vacanza, ma a condizione che non rimanessi mai da sola, quindi avevo acconsentito ad avere una specie di guardia del corpo.

Hunter mi seguiva sempre come un cagnolino, non lo criticavo in quanto svolgeva solamente il suo lavoro, ma certe volte avrei preferito stare da sola.
Anche se, dovevo ammetterlo, mi aveva salvato diverse volte. Come quando mi ero ubriacata in quel bar in Spagna e, se non ci fosse stato lui nei paraggi, probabilmente avrei combinato qualche sciocchezza di cui poi mi sarei pentita. Certo, sarebbe stato bello passare la notte con qualche spagnolo, peccato che quella sera non avevo fatto altro che pensare allo stesso ragazzo. Quegli occhi scuri mi avevano tormentata per tutto il tempo e non avevo fatto altro che desiderare le sue mani sul mio corpo, le sue labbra legate alle mie.

Avevo girato un bel po' in una sola settimana e avevo deciso quale sarebbe stata la città in cui sarei andata a vivere alla fine di quell'anno scolastico: Londra.
Fosse stato per me mi sarei potuta trasferire anche immediatamente, ma mio padre ci teneva a farmi finire almeno quell'anno di scuola a New York e glielo dovevo concedere.
Volevo allontanarmi da tutto e da tutti, cominciare da capo e svolgere la vita di una semplice diciassettenne, quasi diciottenne. Tra un mese avrei compiuto diciotto anni, mi mancavano solo tre anni per raggiungere la maggiore età, peccato che io mi sentissi già una donna vissuta a causa del mio passato.

- Verrà Mia a prendermi all'aeroporto. - gli ripetei per l'ennesima volta. - Oddio, cerca di stare tranquillo, mi stai stressando. - lo attaccai, anche se in realtà non volevo essere antipatica con lui.

Attaccai dopo le mille raccomandazioni che mi avevano fatto aumentare ancora di più il mal di testa.
Il nervosismo era alle stelle, l'ansia cresceva man mano che i minuti passavano e io avevo troppa paura di incontrare il motivo di tutte quelle sensazioni negative.
Avevo chiesto a Mia di non raccontare a nessuno del mio ritorno, volevo prendermi ancora qualche giorno prima di incontrare tutti, ma sapevo perfettamente come era fatta la mia amica e, infatti, all'aeroporto trovai tutte e tre le mie amiche ad aspettarmi.

Non mi lamentai più di tanto perché le avevo trascurate troppo e non meritavano un trattamento del genere. Quella mini vacanza mi aveva aiutata a comprendere che non dovevo allontanare tutti e crogiolarmi nel mio dolore. Mi aveva anche ricordato che la mia tolleranza all'alcool era veramente bassa, ma questo era un piccolo dettaglio.

Ci abbracciammo e urlammo come se non ci vedessimo da anni, i nostri sorrisi esprimevano tutta la felicità del riunirci. A occhi esterni saremmo apparse come delle pazze, ma a noi non importava.

- E lui chi è? - chiese Tania squadrando Hunter dalla testa ai piedi.
E sì, capivo perfettamente la sua reazione perché fu identica alla mia la prima volta che lo vidi. Occhi color ghiaccio, capelli biondi legati in un codino e fisico da dio greco, peccato fosse più antipatico della mamma di Cheryl in Riverdale.

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