Capitolo 22

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22. Mother

Katherine's I miei genitori divorziarono quando avevo 11 anni, un'età difficile per qualsiasi ragazza: il primo ciclo, le prime cotte, le prime delusioni per essere state rifiutate da quel ragazzo carino che ci faceva battere il cuore, la fine del...

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Katherine's
I miei genitori divorziarono quando avevo 11 anni, un'età difficile per qualsiasi ragazza: il primo ciclo, le prime cotte, le prime delusioni per essere state rifiutate da quel ragazzo carino che ci faceva battere il cuore, la fine delle prime amicizie e la consapevolezza che niente andrà come previsto.

Beh, io dovetti affrontare tutti quei problemi e, in più, dovetti allontanarmi dall'unica persona che mi avesse mai dimostrato amore: il mio papà.
Il giudice lo considerò incapace di accudirmi perché lui era costretto a stare sempre via per lavoro, perché non poteva essere presente e darmi l'affetto di cui un adolescente aveva bisogno.

Le cause, o meglio, la causa del divorzio fu il tradimento di mia madre e bastava solo questo per far sì che il giudice prendesse le parti di papà, ma lui è sempre stato un uomo innamorato e fin troppo rispettoso. Aveva sopportato la presenza di mia madre per fin troppi anni, probabilmente aiutato dalla lontananza. Perché 120 mesi con mia madre sarebbero stati impossibili da tollerare, io lo sapevo perfettamente.

Dopo un anno, circa, nella nostra vita entrò Ken. Inizialmente si comportò come una persona normale ed affidabile, ma col tempo si rivelò per ciò che era esattamente: un pazzo senza scrupoli.

Dopo essere fuggita da quei due, mia madre non si era fatta sentire per cinque lunghi anni. Le notizie che avevo di lei erano grazie a mio padre che, nonostante tutto il male che quella donna ci aveva procurato, lui continuava a tenere a lei.
Ed ora, eccola lì, a rovinarmi la cena che avevo organizzato con tanto impegno, illudendomi di poter vivere una serata normale, senza problemi.

- Cosa ci fai tu qui? - chiesi, mentre cercavo di controllare il mio respiro.
Inspirai ed espirai un'infinità di volte, ma continuai a sentirmi l'aria mancare.
Mi alzai in piedi e le arrivai a pochi passi, per essere pronta a sputarle in un occhio non appena avesse detto qualcosa di sbagliato.

Ero senza controllo, una furia inarrestabile.

- Sono tua madre, non posso passare a vedere come se la cava la mia piccolina? - sorrise.
Avrei tanto voluto prenderla a schiaffi fino a farla piangere, proprio come aveva fatto il suo amato compagno con me.
Mi sarebbe tanto piaciuto farli ricongiungere perché quei due erano fatti l'uno per l'altra. In una tomba, magari.

- Ah, ti sei ricordata di avere una figlia? - chiesi con una risata amara.
Non poteva essere la verità, la sua presenza aveva di sicuro un secondo fine. Conoscevo mia madre, conoscevo i suoi occhi così simili ai miei, con la differenza che i suoi occhi erano spenti e vuoti, senza alcuna emozione.

- Non osare parlarmi in questo modo! - il suo tono si indurì e la mia voglia di prenderla a schiaffi crebbe ancora di più.

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