Capitolo 23

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23. get your head out of the clouds

Katherine's pov - Ragazze, mi state facendo venire voglia di tornare in coma

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Katherine's pov
- Ragazze, mi state facendo venire voglia di tornare in coma. - Jacks si portò le mani alle orecchie per impedire al suono delle nostre voci di raggiungere i suoi timpani.
Io, Tania, Cami e Mia stavamo cantando — o meglio, provando a cantare — Wannabe delle spice girls. Eravamo stonate, ma ci stavamo divertendo.

Avevamo organizzato una specie di festa nella sua stanza d'ospedale ricevendo, ovviamente, i richiami da parte di infermieri e dottori che si lamentavano della confusione, ma poco importava. Eravamo felici che il nostro amico si fosse risvegliato e dovevamo festeggiare.
C'erano palloncini, patatine, pizzette, la torta e un grosso striscione con scritto "ben tornato tra i vivi, basket-boy", ovviamente preparato dai ragazzi.

- Dai che ti siamo mancate. - Mia gli stampò un bacio sulla guancia, facendolo sorridere.

In realtà tutti noi avevamo dei sorrisoni a trentadue denti, sembrava che in quella stanza non ci fosse posto per la tristezza e la sofferenza. E, dopo la sera precedente, era proprio quello di cui avevo bisogno.

- Avresti mai pensato che io e Matt ti preparassimo una festa? - Alex fece l'occhiolino al ragazzo nel letto. Nonostante si fosse svegliato e stesse bene, i dottori volevano ancora tenerlo sotto controllo e gli avevano impedito di muoversi, se non per andare in bagno o per fare quattro passi in compagnia di infermieri.

- Voi? - Mia colpì la spalla del moro con uno schiaffo - Abbiamo praticamente fatto tutto noi. - fulminò i due ragazzi con uno sguardo da brividi.

- Amore, ora capisco da chi prendi certi comportamenti. - il mio ragazzo mi guardò mentre si massaggiava la spalla dolorante.
Poverino il mio piccolino.

- Veramente è lei che mi copia. - mi avvicinai a lui e presi a massaggiargli la spalla, per poi poggiarvi la testa.

Ero stanca, non avevo chiuso occhio tutta la notte a causa di Olivia. E, insieme a me, nemmeno Alex aveva dormito. Mi sentivo in colpa, in parte, ma averlo accanto mi aveva aiutato tantissimo: avevamo parlato di tutto, cercando di ridere delle nostre sventure.

- Da piccola credevo che se avessi fatto la brava, nessuno mi avrebbe più fatto del male. - avevo confessato, tra una chiacchiera e un'altra.
Erano seguiti attimi di silenzio, in cui mi ero pentita delle parole che avevo detto. Non volevo che provasse pietà, che si sentisse male per qualcosa di cui non aveva colpa.
- Non siamo noi il problema. - mi aveva accarezzato la guancia e sorriso in un modo che mi aveva fatto aumentare i battiti del cuore. - È il mondo a fare schifo, noi siamo solo vittime degli eventi. Ma devo confessarti una cosa. - i nostri occhi erano inchiodati gli uni agli altri. - Con te al mio fianco mi sento di poter affrontare tutto. -

Ricordando quelle parole non potei fare a meno di sorridere. Nonostante tutto, nonostante tutti i problemi noi eravamo lì, insieme contro il mondo.
Guardai il mio ragazzo e lui, accorgendosi del mio sguardo, si girò nella mia direzione regalandomi un'occhiolino che mi fece venire la pelle d'oca.

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