3. dr house & j stewart

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«Dai, ragazzi, sbrighiamoci» esclamò mia madre, radunandoci come un cane pastore fa con le pecore

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«Dai, ragazzi, sbrighiamoci» esclamò mia madre, radunandoci come un cane pastore fa con le pecore. Credevo che si riferisse a me e Dante, ma nel cerchio ci finì anche Humphrey. «Prima andiamo, prima ci togliamo questo sassolino dalla scarpa, no?»

Nessuno rispose. Probabilmente la mamma era l'unica ad essere in ansia all'idea di andare alla centrale di polizia per rilasciare una deposizione.

Infilai il trench sopra alla felpa nera e ai jeans scoloriti. Forse non era esattamente la tenuta adatta per un'occasione del genere, ma ci avevano chiamati di fretta e nel bel mezzo di un sabato mattina, quindi non si potevano aspettare niente di diverso. Era già tanto che avessi gli anfibi neri ai piedi.

In realtà non c'era tutta quella fretta, erano documenti di routine e nessuno si stava davvero preoccupando di quel suicidio, era già un caso chiuso, eppure la mamma si era agitata e aveva deciso che dovevamo andare subito, perché altrimenti non avremmo mai trovato un altro momento per andare tutti insieme.

E chi aveva detto che dovessimo andare insieme? Sempre lei.

Lanciai un'occhiata a Dante mentre salivamo in ascensore, lui aveva lo sguardo fisso davanti a sé per evitare di colpire le porte d'acciaio con la stampella, o magari lo specchio che ricopriva l'intera parete laterale. Non doveva succedere spesso che indossasse il leggero bomber per lasciare quell'appartamento.

Affondai con le mani nelle tasche dell'impermeabile e attesi pazientemente di arrivare a pian terreno.

Purtroppo però, giunti al quinto piano le porte si aprirono e quell'alieno di Ed Qualls fece capolino dal corridoio.

«Hey! Posso unirmi?» chiese, con la sua vocina stridula.

«Piano terra?» fece Humphrey.

«Piano terra» confermò lui.

Gli fece cenno di entrare. Ci stringemmo tutti leggermente sulla destra e per evitare che Humphrey mi pestasse un piede finii per urtare la stampella di Dante. Gli rivolsi un'occhiata e mormorai 'scusa' ancora prima di rendermi conto di ciò che stavo facendo.

Dante mi guardò curioso. Il suo sguardo solitamente arrabbiato si fece interrogativo, tese la mandibola e mi osservò per qualche istante in silenzio, mentre i nostri genitori intavolavano una leggera conversazione con il signor Qualls.

«Faresti tipo i tuoi buonissimi cupcakes alla vaniglia, Carol?» stava chiedendo lui.

Abbassai nuovamente lo sguardo sui miei piedi.

«Ma certo, ma certo» si affrettò a rispondere la mamma. «Farò anche qualcos'altro, insomma, saremo tanti, no?»

«Non lo so, Carol. Non lo so» fece Qualls. «Lo sai che Root non era molto apprezzato...»

«Io so solo dello screzio con Gertrude...» si intromise Humphrey, interdetto.

«Oh, sì. Ma non era simpatico a nessuno, veramente. Il lato nord si è sempre lamentato di lui».

CLAYBORNE BLUESWhere stories live. Discover now