9. peanut butter

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Il diluvio universale continuò, anche nei giorni successivi

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Il diluvio universale continuò, anche nei giorni successivi. Al telegiornale parlarono di un'ondata di maltempo che si sarebbe abbattuta su New York per quasi tutta la settimana, e le strade già ne soffrivano con grosse pozzanghere e allagamenti nelle cantine.

Nei giorni seguenti osservai la pioggia cadere da lontano, al riparo della mia camera o delle grandi aule della Columbia. La mamma prese a controllarmi spasmodicamente per essere certa che frequentassi effettivamente i corsi ma, in realtà, non aveva nulla da temere: se ero stata ammessa alla Columbia era perché ci tenevo parecchio, motivo per cui non avrei lasciato perdere le lezioni solo per crogiolarmi sotto la pioggia e rischiare di prendere una broncopolmonite. Cosa che, in realtà, si era preso Humphrey.

Approfittai dell'improvviso interesse di Stacy – la mia nuova compagna di banco – per riordinare le poche idee che avevo. Ero sicura che mi mancasse qualcosa, e mi chiedevo come potessi scrivere una storia che non si era ancora conclusa.

«È la tua storia, Amy» mi fece notare lei, ridendo. «Devi creare il tuo mondo, non usare quello che già esiste».

Tuttavia temevo di essermi fatta un po' prendere dal true crime, che per quanto fosse adatto a podcast e serie tv, non ero sicura che fosse idoneo a qualsiasi altra forma di narrativa. E in quanto true, si presupponeva che si parlasse di un crimine reale con persone reali e dettagli reali. I crimini raccontati più comunemente includono l'omicidio, mentre poco meno della metà si incentrano sui serial killer. Dubitavo di riuscire a trovare un serial killer al Clayborne, quindi l'omicidio sarebbe andato più che bene.

Stacy poi mi raccontò della sua idea, quella che avrebbe sviluppato per la professoressa Harris.

«Lei e lui» iniziò, con un tono da suspense e tanto entusiasmo. «Per una serie di coincidenze si trovano nello stesso posto nello stesso momento. Non possono tornare da dove sono venuti, ma sanno che trascorreranno la notte insieme, e sarà la notte migliore della loro vita».

«Wow» feci, esattamente come lei aveva reagito nel vedere il mio quaderno degli appunti.

«È il potere del destino, l'importanza di cogliere il momento» proseguì. «La vita è fatta di attimi, e sta a noi acchiappare le occasioni quando si palesano davanti ai nostri occhi».

Mi ricordava decisamente il film Before We Go di Chris Evans, ma non glielo dissi. Sorrisi, invece, mentre mi raccontava delle cose più romantiche che immaginava per i suoi protagonisti, come una canzone al chiaro di luna, una camera d'hotel solo per loro e una passeggiata sotto la pioggia.

«New York sotto la pioggia» sospirò, guardando fuori dalla finestra. I suoi occhi chiari parevano più blu nella luce fioca della giornata nuvolosa. «Odio la pioggia, ma quanto deve essere bello? Voglio dire, cosa ci può essere di più romantico?»

Non mi venne in mente niente con cui ribattere. Io la mia passeggiata sotto la pioggia l'avevo avuta, e non era stata così romantica. Non in quel senso, almeno. Ero stata felice e avevo continuato a sorridere, e ridere perché Dante aveva quella sua espressione contrariata, ma non faceva niente per sfuggire alla tortura a cui l'avevo sottoposto. Ero convinta che in fondo in fondo anche a lui piacesse la pioggia.

CLAYBORNE BLUESWhere stories live. Discover now