14. before we go

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Il vento tirava leggero scompigliandomi i capelli

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Il vento tirava leggero scompigliandomi i capelli. Il ronzio del traffico arrivava lontano, come mi trovassi su un'altra galassia. New York era davanti a me, rumorosa, incasinata, luminosa. Viveva di vita propria, andava avanti, ed io non potevo fare altro che rimanere lì, immobile alla finestra, a osservare ciò che avevo davanti. Non vedevo le strade, non vedevo i piccoli puntini delle auto che sfrecciavano veloci e nemmeno i taxi, i veri re della città. Vedevo le finestre. Vedevo i grattacieli, le luci che si spegnevano e accendevano di tanto in tanto, nel palazzo residenziale di fronte al Clayborne. Ormai avevo imparato che a quell'ora la maggior parte delle persone era a lavorare, e non mi importava. Non avevo bisogno di infiltrarmi nelle vite altrui quando ero lì, lontana da tutti, col vento che mi scompigliava i capelli e un libro in mano.

Era ottobre inoltrato e iniziava a fare davvero freddo, ma nell'appartamento 92B mi sentivo soffocare ogni volta.

Aggiustai una ciocca dietro l'orecchio, e riabbassai lo sguardo sulle pagine che mi attendevano.

Il cielo era azzurro, ma si stava spegnendo all'orizzonte, attraversato da sfumature più scure e a tratti rosse, mentre il sole cercava nascondiglio dietro gli edifici.

Le parole scivolavano veloci sotto i miei occhi, così veloci che mi ritrovai presto a voltare pagina. La carta mi sfiorò le dita. Sorrisi appena, tra me e me, in quella pace interiore che riuscivo a raggiungere quando stavo lì, dimenticando tutti i problemi che mi attendevano al piano di sotto.

Qualcosa sbatté alle mie spalle. Non me ne importai. Poteva essere tornata la mamma dalla Springrose, potevano essere tornati Humphrey e Dante. Quel giorno ero rimasta a casa a studiare siccome il professor Jenkins non era ancora tornato a lezione, e mi ero goduta la pace di una casa vuota, con Dante chiuso nella sua stanza fino al momento in cui suo padre l'aveva trascinato fuori per andare al poliambulatorio dove svolgeva i suoi esercizi di fisioterapia. Origliando avevo capito che era qualcosa di diverso dal solito, ed infatti l'appuntamento era stato nel pomeriggio.

Compresi che erano proprio loro quando le urla iniziarono a rimbombare in tutto l'appartamento, così forti da attraversare persino la mia porta socchiusa. Non era una novità. Per tutto il weekend avevano discusso, prima del comportamento inappropriato di Dante alla festa, dell'alcol, e persino dell'idea di frequentare un corso d'arte al college, che compresi essere una passione ereditata da Humphrey. Capii come mai avesse riconosciuto il dipinto sulla mia maglia, il primo giorno, e perché la portinaia gli avesse proposto di controllare il quadro che si trovava a casa di Arnold Root. Eppure, doveva essere successo qualcosa per averlo trascinato a fare il contabile di una multinazionale con tutte le intenzioni di far seguire le proprie orme anche a Dante.

Chiusi il libro che avevo tra le mani, lo abbandonai sul davanzale e mi affacciai alla porta.

«Ho smosso mari e monti per farti andare dal dottor Clark e ora ti rifiuti di ascoltarlo?! È uno specialista! Sa quello che dice!»

CLAYBORNE BLUESOnde as histórias ganham vida. Descobre agora