22. thankful and grateful

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Si dice che la gratitudine non sia solo la più grande delle virtù, ma la madre di tutte le altre

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Si dice che la gratitudine non sia solo la più grande delle virtù, ma la madre di tutte le altre. Deve averlo detto qualcuno che aveva parecchio di cui essere grato, perché la gratitudine è difficile, ed è sicuramente sottovalutata. Essere grati significa essere consapevoli del proprio passato e accettarlo a braccia aperte, senza riserve. Significa rendersi conto di ciò che si ha, o che si ha avuto, e apprezzare le scelte fatte, proprie e degli altri, che ci hanno portato al punto in cui ci troviamo in quella che è la strada della vita.

Come la gratitudine si rivolge al passato, l'amore lo fa al presente, mentre la paura si trae spesso dal futuro.

Quando mi svegliai, quella mattina, ero sicura di non voler festeggiare il Ringraziamento, perché non riuscivo ad abbracciare il mio passato. Anche se erano passati giorni, settimane intere, non avevo ancora accettato le nuove scoperte fatte sul mio passato, su quella che era la mia vera identità, e non potevo di certo apprezzare la solitudine lancinante che mi teneva sveglia la notte.

Invece, sapevo che avrei dovuto essere grata per tutto. Per la mamma, che mi stava vicina, per la casa in cui mi trovavo e la possibilità di frequentare l'università. Avrei potuto essere grata anche del giallo rassicurante che si era finalmente concluso, con gli arresti e tutto il resto. Il Clayborne poteva tornare a riposare tranquillo, ed io con lui.

Ma non era abbastanza.

«Non esiste che tu stia a casa da sola il Giorno del ringraziamento» proruppe la mamma, entrando in camera mia.

Sollevai la testa dal cuscino quel che bastava per ritrovarmi con lei davanti, le mani sui fianchi e un bellissimo vestito bordeaux che risaltava il castano scuro dei suoi lunghi capelli. La sua espressione si addolcì quando incontrò i miei occhi stanchi.

«È il primo Ringraziamento che festeggiamo insieme, Amy. Se non vuoi farlo per te, almeno fallo per me».

Inspirai a fondo e posai il libro che tenevo tra le dita. Lo richiusi sul letto accanto a me, e mi drizzai tra le coperte sul morbido materasso. Osservai la copertina. Avrei dovuto sostenere gli esami dopo appena dieci giorni, avrei avuto ancora una settimana di lezioni dopo queste brevi vacanze, e poi sarebbero arrivati i veri problemi. Dovevo concentrarmi, lasciarmi alle spalle il malumore per poter affrontare al meglio i professori e i questionari, oltre che finire di scrivere il dannato racconto per l'esame di fiction. Ormai la conclusione c'era stata, non dovevo neppure inventare tutta la storia, mi bastava raccontarla.

«Va bene» sospirai, allora.

Appena fui in piedi la mamma mi attirò a sé e mi strinse in un abbraccio, felice. Fu un attimo, comunque, perché poi mi disse che eravamo assolutamente in ritardo e avrei dovuto cambiarmi in fretta, perché dovevamo essere alla Springrose in meno di mezz'ora.

Non sarebbe stato complicato, malgrado quello che pensava lei.

Mi limitai a scivolare verso l'armadio, afferrai una camicia bianca con un ampio colletto, sopra cui indossai un gilet azzurro di lana calda. Un paio di pantaloni scuri, ed ero pronta. Non indossavo vestiti nemmeno il giorno del mio compleanno, non avevo intenzione di iniziare dal primo Giorno del ringraziamento con la mamma, alla Springrose, circondata da persone che non conoscevo.

CLAYBORNE BLUESUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum