25. Aria di guai

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Scalciai e urlai a squarciagola.

I miei rapitori non dissero niente e nemmeno mi colpirono per farmi tacere come mi sarei aspettata. Avrei potuto continuare ma presto non c'è la feci più.

Scalciare in uno sacco era faticoso e respirare altrettanto, in più, l'uomo che mi teneva sulla sua spalla aveva una presa troppo salda, che rendeva i miei sforzi totalmente invani.

Mi gettò malamente su un pavimento duro.

L'urto mi fece gemere dal dolore, poi sentii la porta richiudersi con un tonfo.

Qualcuno mi liberò dal sacco e mi abbracciò.

«Ti hanno presa» sussurrò Jo mentre mi aiutava a rialzarmi.

«Maddai?» risposi sarcastica con voce roca dalle urla.

«Ma ti sembra il momento di fare del sarcasmo?» mi rimproverò lei, ma sul suo volto c'era un timido sorriso rassicurato.

Jo mostrava i segni di prigionia, era molto sporca e sul volto recavano graffi e lividi, alcuni dei quali recenti. Anche altri parti del corpo ne riportavano, messi in evidenza dai vestiti strappati.

«Non mi sgridi perché sono qui?» le chiesi con tono stupito.

«Oh, dovrei» alzò un sopracciglio, mantenendo però, sempre il suo sorriso «ma sono troppo felice di vederti viva e di averti con me, per arrabbiarmi» disse cercando di influire nella sua voce allegria «e poi sono sicura che ti senti già da schifo per questa stupidata».

Questa volta fui io ad abbracciarla, anche se solitamente non prendevo mai l'iniziativa.

Non sono una persona da gesti affettuosi.

«Sei ridotta malissimo» le sussurrai all'orecchio.

«Mai quanto il tuo cervello» replicò lei facendomi sorridere.

Quando mi separai da lei mi guardai intorno.

Ci trovavamo in una stanza sporca e grigia e totalmente vuota se non per quel letto arrugginito all'angolo.

Nessuna traccia degli altri.

«Dove sono gli altri?» lei indicò un foro sulla porta. Mi avvicinai ad esso e vidi attraverso l'esterno della stanza.

L'esterno era ampio e vuoto, come un bunker abbandonato o una fabbrica vuota.

Era arredata in modo da accogliere alcuni rifugiati. Assomigliava vagamente ad un ricovero di senzatetto.

Spiai anche dall'occhio sinistro e mi avvicinai era cogliere più dettagli.

Non c'era anima viva, ma in compenso notai una strana costruzione cubica in metallo.

«Serve a contenere gli Imperium di terra, ho visto che ci buttavano dentro Skyler... Lì c'è anche Seth» mi spiegò Jo come se avesse colto il mio sguardo.

Tornai a guardarla.

«Che è successo?» le chiesi mentre si sistemava una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«È stato un cretino» disse stringendo i pugni.

«Avevamo trovato questo Rifugio e a prima vista ci era sembrato abbandonato» disse sospirando, dopo che si era lasciata cadere a terra, ma non come un sacco di patate come sarebbe successo a me se mi fossi lasciata andare, era più come una piuma fluttuante.

«Io... Io entrai per prima, sicura di me e stavo per dire a tutti che era abbandonato quando venni colta di sorpresa.

Seth si è praticamente consegnato per allungare di poco la mia vita e accettare qualche termine di contrattazione.

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