33. Base 8 di Boston

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Nonostante le parole di Aiden, l'esistenza di una cugina di cui non avevo mai sentito parlare mi disturbava.

Mi sentivo come un animale in gabbia alla quale impedivano di tornare alla propria terra d'origine. Come se fossi allo zoo e volessi tornare nella Savana, anche se non l'avevo mai veramente vista.

Per il giorno dopo, Aiden mi aveva invitata a prendere la metropolitana come tutti i giorni, in modo da non destare sospetti ai miei genitori. Però avrei dovuto dire loro che Jo mi aveva invitata a studiare a casa sua.

Che faticaccia. Solo per andare fino a Boston dovevamo sollevare tutto questo polverone.

«No. Non se ne parla.» rispose mia madre mentre cucinava qualcosa di saltato in padella.

«Ma mamma! Non mi ha mai invitata e finalmente ho la possib...»

«Sophie, io ti voglio a casa. Non recare disturbo a Joanne. Sono certa che si sia sentita obbligata ad invitarti perché passa tanto tempo con noi. Ti basta dirle che per me è un piacere quando viene a trovarci.» disse mia madre senza nemmeno voltarsi.

«Ma che stai dicendo? Lei mi invita a dormire a casa sua per la prima volta e pretendi che le dica di no?» esclamai con più enfasi.

Ero arrabbiata, anche se stavo mentendo. Semplicemente, era la logica di mia madre a irritarmi.

«Secondo te perché non ti ha mai invitata? Sicuramente avrà problemi in casa ed è imbarazzata.» rispose mia madre facendomi scattare in piedi dalla furia.

«O forse perché sa che ho una madre insopportabile!»

Il fuoco dei fornelli emise una vampata che arrivò al soffitto. Indietreggiai urtando la sedia e caddi dallo spavento, mentre mia madre aveva già in mano l'estintore per spegnere tutto.

«Stupido olio di mais.» commentò la donna mentre cercava di far fluire il fumo addensato nella cucina.

Mi rimisi in piedi.

«Mamma... È tutto okay?» chiesi preoccupata temendo che si fosse bruciata.

La donna mi guardò, con gli occhi verdi colmi di preoccupazione.

«Vai.» disse freddamente, mascherando il suo bel volto nella calma.

«Come?» chiesi perplessa avvicinandomi a lei.

«Se vuoi andarci vai.» disse abbassando lo sguardo e iniziando a ripulire la cucina.

«È giusto che ti lasci andare. Certe cose non te le posso insegnare io. Devi vivere la tua vita.» sospirò.

Percepii una nota di delusione.

Non chiesi più a mia madre come stesse. Semplicemente mi voltai e uscii dalla cucina.

Quell'improvviso cambio di decisione mi aveva stupita, era vero, ma non ero tanto stupida da chiedermi il perché e non approfittarne.

Attraversai il salotto proprio mentre mio padre rientrava in casa dopo le sue lezioni in palestra e corsi su per le scale, raggiungendo infine la mia camera.

***

Aiden mi accompagnò alla Base5.

Ma non entrammo nell'edificio.

Entrammo direttamente nel bunker dove passammo per un portone più ampio, che ci trasportò in un enorme atrio pieno di velivoli volanti.

Mi sembrò un deposito aerei di qualche base di un riccone futuristico. La presenza di tutti quei jet privati e elicotteri metteva soggezione.

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