43. Attraverso i sogni

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Quando riaprii gli occhi mi ritrovai in una stanza sconosciuta.

Inizialmente pensai fosse la B.L.C., ma quando dalla porta apparve Amber, con un vassoio in mano con sopra un bicchiere d'acqua e una fetta di torta, capii di sbagliarmi.

«Oh, ben svegliata! Mi hai spaventata a morte lo sai? Spero solo che la B.L.C. non si sia accorta di te...»

«Dove sono?» la interruppi.

«A casa mia, cara.» disse gentilmente con un sorriso triste.

Mi agitai e mi affrettai ad alzarmi.

«Ehi ferma, non ti agitare troppo. Nel tuo caso le emozioni sono veramente dannose...» sussurrò.

«Scusami per quel che è successo. Non volevo sconvolgerti tanto.» disse avvicinandosi per sedersi sul bordo del letto.

Appoggiò il vassoio sul mobiletto accanto.

«Ma questo ti dovrebbe convincere di più sull'esistenza...»

«Non dirlo.» dissi raccogliendo le gambe.

Iniziai ad essere spaventata.

In pratica non sapevo veramente niente di me e quel che era successo...

«Non vuoi sapere cosa ti è successo?» chiese lei guardandomi negli occhi come a leggermi nel pensiero.

Mi abbracciai.

Una parte di me voleva saperlo, ma l'altra no.

Era come se la mia mente stesse cercando di proteggermi da questa informazione.

Mi venne da vomitare.

Mi sporsi oltre il letto e venni scossa da dei conati, ma a parte della saliva e il bruciore della bile non uscì altro.

Sudavo freddo e mi sentivo uno straccio.

Amber fece del suo meglio avvicinando il cestino e accarezzandomi la schiena.

Mi spostò i capelli dietro le spalle e mi sussurrò parole gentili.

Era troppo premurosa. Così premurosa che mi faceva sentire vuota.

Quando finalmente mi ripresi e mi fui sciacquata la bocca, Amber mi offrì delle pastiglie che ingoiai senza fare domande.

Chiusi gli occhi e appoggiai la testa sulla testata del letto.

«Non voglio che me lo racconti. Rivoglio avere i miei ricordi.» dissi decisa.

«Non è possibile.» rispose prontamente Amber.

«Il Flash è stato realizzato in modo che i ricordi vengano eliminati.» spiegò.

«Non è possibile recuperarli.»

Scossi la testa.

«Io... Ne ho bisogno capisci? Non posso credere che la mia vita sia tutta una bugia. Io ho bisogno di avere il mio passato e sapere! Ho sempre avuto queste sensazioni... Sensazioni che mancavano di sostanza! Io ne ho bisogno perché non voglio rimanere incompleta!» esclamai afferrandola per le braccia.

Le pastiglie che mi aveva dato Amber mi avevano ridato l'energia e avevano aggiustato il mio scombussolamento fisico.

Amber mi guardò intensamente e io rimasi in attesa con il cuore in gola.

«È una teoria del mio patrigno, non mia, ma potrebbe esserci una possibilità.» disse.

Mi illuminai, ma Amber non sembrava entusiasta quanto me, quindi attesi che continuasse.

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