Capitolo 15

1.4K 35 3
                                    

Appena arrivammo a casa, parcheggiai la macchina nel mio garage e poi presi la ricciolina in braccio.

Si era addormentata, com'era... Aveva un viso talmente sereno mentre dormiva...

Attraversai la strada ed entrai nel suo palazzo.

Come avrei fatto ad entrare in casa sua senza chiavi? Non volevo svegliarla, dannazione.

Sospirai.

Mi toccava portarla a casa mia.

Scesi le scale a piedi, mi annoiavo di prendere l'ascensore e appena uscito, entrai nell'attico.

Aprii la porta e senza accendere le luci, la portai in stanza.

La poggiai sul materasso e gli tolsi i tacchi.

Odiavo far dormire qualcuno a casa mia, lo odiavo profondamente, non avevo mai fatto salire nessuno qui sopra.

Ma stavolta mi toccava.

Poggiai i tacchi a terra e misi la sua borsa sul comodino affianco al letto.

La coprii con il piumone e poi accesi i riscaldamenti.

Mi assicurai che stesse comoda e per non evitare che cascasse dal letto, la sistemai al centro.

Stasera avrei dormito sul divano.

Appena provai ad andarmene, mi sentii stringere la manica della camicia.

«Non andartene papà» disse e strinse di più la presa.

Aggrottai la fronte.

Papà? Ok che avevo 26 anni, ma già papà.

Vidi che aprii gli occhi e aggrottò la fronte.

«Sono Liam» dissi e una lacrima gli solcò la guancia fino al cuscino.

«Scusa» disse ed io scossi la testa
«Ho paura del buio» disse dopo e poi si mise a sedere.

Si portò le ginocchia al petto e ci poggiò la testa sopra.

Accesi la lampada e lei si girò leggermente verso di me.

«Perchè piangi?» chiesi
«Che minchia ne so» disse e mi venne da ridere.

Era ancora ubriaca, giusto.

«Mi fa male la testa» si lamentò.

«Mi abbracci?» ma faceva sul serio? Deglutii il vuoto.

«Sei sicura?» chiesi e lei mise le gambe dritte
«Mi abbracci si o no?» disse nervosa iniziando a piangere.

Mi tolsi le scarpe, meglio assecondarla, tanto la mattina dopo non si sarebbe ricordata nulla, anche se non sapevo perché stesse piangendo
«Oi» dissi e la strinsi a me.

Chiusi gli occhi e mi godetti quel contatto.

Era la prima che avevo ripreso ad abbracciare dopo anni...

Perché quella ricciolina mi faceva questo effetto?

«Shh» dissi accarezzandogli il capo e lei mi strinse la camicia.

Cercai di calmarla, anche se facevo schifo nel consolare qualcuno.

«Ti sto sporcando tutta la camicia» disse staccandosi e poi guardai il tessuto bianco, che ormai era diventato nero grazie al suo trucco.

«Non fa niente, si lava» dissi e lei mi guardò stranita
«Non sei arrabbiato?» mi chiese ed io aggrottai la fronte
«Perchè dovrei esserlo» dissi e lei si asciugò le lacrime.

All'improvviso si tolse le coperte di dosso e si alzò in piedi.

Mi alzai anch'io avendo paura che potesse collassare da un momento all'altro.

«Precipito» disse.

Ecco appunto.

Corsi dall'altra parte del letto per afferrarla.

«Mi porti in bagno? Penso di dover vomitare» disse e mi aspettavo anche questo.

La presi in braccio e aprii la porta del bagno con un piede.

«Liam»
«Sono qui» dissi e poi la feci scendere.

Lei iniziò a sentirsi male ed io gli mantenni i capelli.

«Sto uno schifo» disse
«Lo so» risposi e lei tossì.

«Non berrò mai più in vita mia» si sarebbe dimenticata anche di questa frase.

«Sarà meglio» risposi e lei si sentì di nuovo male.

Passammo un quarto d'ora la terra e poi gli feci sciacquare il viso.

Appena si guardò allo specchio, spalancò gli occhi.

«Chi è questo mostro» disse puntando un dito contro il suo riflesso.

Io scoppiai a ridere.

«Dove lo vedi il mostro» chiesi cercando di darmi un contegno.

Lei si voltò verso di me e con la mano, indicò il suo viso.

Addolcii lo sguardo
«Andiamo a letto ricciolina» dissi riprendendola in braccio.

«Faccio schifo» disse appena arrivammo in stanza.

Ma ancora non si era resa conto di non stare a casa sua?

«Perchè dici questo?» domandai.

«E mi pare ovvio» disse ed io scossi la testa.

Appena la poggiai sul letto, lei collassò in un sonno profondo e non si svegliò per il resto della serata.

Io uscii dalla stanza e andai a farmi una doccia.

Entrai in salotto e mi sedetti sul divano.

Quella sera non riuscii a prendere sonno e mi assicurai che la ricciolina dormisse tranquilla.

Avvolte si svegliava ed io per farla addormentare, gli accarezzavo sempre i capelli.

Si rilassava subito così.

Appena vidi i primi raggi del sole, andai in cucina e mi misi a preparare la colazione.

Non sapevo cosa potesse piacergli, così preparai dei pancakes e una torta al cioccolato.

Non avevo nulla da fare quindi spremetti anche due arance per fare una spremuta e misi il latte sul tavolo.

«Cazzo» dissi appena aprii il mobile per prendere due tazze.

Ma ne avevo solo una.

Fa niente, mi sarei arrangiato col bicchiere.

Presi due tovagliette e iniziai a preparare il tavolo.

Nel frattempo misi a fare il caffè.

Passarono due ore prima che tutto fosse pronto ed erano le otto del mattino.

Non sapevo neanche se la ricciolina si sarebbe svegliata a quell'ora, ma poco importava.

Accesi il televisore e poi mi sedetti sul divano.

Ero stanco morto e mi pentii di non aver dormito quella notte.

Subito dopo, sentii dei passi entrare nella stanza.

«CHE CAZZO CI FACCIO QUI?» disse lei piombando in cucina.

~~~~~~~~

𝔻𝐨𝐧'𝐭 𝐲𝐨𝐮 𝐥𝐨𝐯𝐞 𝐝𝐚𝐧𝐠𝐞𝐫? 𝐈 𝐲𝐚𝐬.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora