5 // Il bigliettino

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Disegnai una faccina sorridente sul bordo del quaderno, sbuffando annoiata.

Senza muovere la testa, diedi un'occhiata fugace all'orologio della classe che stava proprio di fianco alla piccola bandiera americana appesa in tutte le aule.
Le lancette nere segnavano le 10:30, mancava ancora molto alla fine dell'ora.

Il tempo sembrava infinito durante le lezioni di Miss Callagan.
Restava seduta tutta l'ora dietro la cattedra a leggere il libro con voce monotòna come se fosse una preghiera. Ogni tanto concedeva una pausa alle nostre orecchie, ma solo perché lei stessa doveva sbadigliare.

Era chiaro come il Sole che non avesse più voglia di insegnare, ma i suoi test mensili dicevano tutt'altro: li rendeva il più difficili possibile e molto spesso più della metà della classe prendeva insufficiente.

Eccetto Bryn. La perfetta Breyanna Thompson non prendeva alcun voto sotto la A, nemmeno in matematica, ma non era talento naturale come molti invidiosi pensavano.

La vedevo spesso rinunciare ad uscire con noi il weekend perché preferiva portarsi avanti e studiare con largo anticipo tutte le materie. Non conoscevo nessun altro che si impegnasse allo stesso modo di lei, per questo la ammiravo, ma ero anche preoccupata per la sua salute.

Non era raro che saltasse la colazione o persino alcuni pasti per dedicarsi invece alle attività scolastiche, così mi capitava di portare sempre una merenda in più per potergliela dare prima delle lezioni, e quando mi capitava di dimenticarmelo, c'era Tyler che rimediava.

Se ne portava quattro al giorno, anche perché suo zio gestiva un bar e tutto ciò che non vendevano in giornata se lo portava a casa e il ragazzo se lo consumava volentieri il giorno dopo.

Giocherellai col tappo della mia biro, poi guardai di nuovo l'orologio.
Erano ancora le 10:32 e la noia mi stava consumando.

Dovevo trovare assolutamente qualcosa da fare.

La compagna alla mia destra, Kate, stava disegnando con tranquillità sul suo sketchbook, masticando nel mentre una cicca alla fragola, alla mia sinistra invece c'era la parete grigia, simbolo della mia prigionia nell'aula di storia ancora per ventotto minuti, anzi no, ventisette.

Un bigliettino piegato venne appoggiato sul mio banco da Kate.

Quando la guardai per chiedere spiegazioni, lei scosse la testa confusa e indicò di non poter rivelare il mittente.

Ottimo! Qualcosa con cui passare il tempo!

Il foglio apparteneva chiaramente a un quaderno per via della texture a quadretti con il bordo, ma era tagliato con così tanta cura e precisione che sembrava confezionato apposta così.

Lo aprii con cautela e provai a leggere il contenuto.
Le scritte erano così piccole e strette che sembravano mischiarsi tra loro.
Afferrai gli occhiali che avevo lasciato riposti in un angolo del banco e li indossai.
Non riuscii comunque a leggere, le scritte erano troppo confuse, lo avrei fatto a casa col mio nuovo microscopio.

Sì, avete letto bene, microscopio! Lo avevo ordinato su Amazon la settimana prima dell'incidente e finalmente quella mattina era arrivato assieme a un kit di provette e un paio di camici bianchi ovviamente di tre taglie più grandi della mia. Dovevo pur coltivare le mie passioni, no? E poi mi sarebbero tornati utili per il corso di chimica e biologia che avevo scelto di frequentare durante l'anno così da accumulare crediti per gli esami finali.

La qualità dell'attrezzatura non era la migliore, ovviamente non potevo spendere centinaia di migliaia di dollari per un microscopio, me n'erano bastati settanta (guadagnati con molta fatica) ed ero felice così.

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