14 // Il progetto

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Gideon aprì la porta della mia stanza, facendola cigolare per sbaglio.

Mugugnai irritata quando fui costretta ad aprire gli occhi. Non avevo scuola, perché si ostinava a svegliarmi così presto?

«È successo qualcosa?» chiesi con la voce roca di chi si era appena svegliato.

«Lidia è qui» disse agitato. «È in salotto a fare colazione, ci raggiungi?»

Sbuffai, stropicciandomi gli occhi. «Va bene, ma prima mi rendo quantomeno presentabile. Vai da lei, è da maleducati lasciare soli gli ospiti»

«Giusto!» Si mise una mano fra i capelli e schizzò in salotto, tornando a sedersi di fianco alla sua ragazza.

Riuscii a mettermi una felpa sopra la maglia del pigiama e a darmi una pettinata veloce. Per fortuna avevo i capelli abbastanza corti, mi arrivavano alle spalle: la lunghezza perfetta per poterli legare e allo stesso tempo non essere troppo infastidita dal loro peso.
Non li riuscivo a tenere lunghi, Bryn era l'unica del gruppo a saperlo fare.

Appena arrivai in salotto, Gideon mi accolse con un "Finalmente ce l'hai fatta", detto in modo impertinente.

Accanto a lui, Lidia sorrideva nel vedere il mio faccino stanco.

«Vuoi fare colazione con noi?» chiese Gideon per dimostrare di essere una persona cordiale.
In realtà dal suo sguardo avevo intuito di avere solo una scelta: mangiare con loro, anche se facevo da terza incomoda.

Gideon aveva probabilmente chiamato la sua ragazza per avere un po' di compagnia.
Era giusto così, io avevo portato a casa i miei amici e ora toccava a lui.

A differenza mia, non era un tipo che amava stare in gruppo, preferiva concentrarsi su una persona alla volta così da poterle trasmettere il cento percento delle sue attenzioni.
Era fedele, su questo non c'era dubbio, e sapeva come farsi voler bene.

Era come se riuscisse a leggere l'animo delle persone. Capiva quando qualcuno faceva per lui oppure no.
In questo modo aveva scelto di stare con Lidia e successivamente era sbocciata una piccola storia tra i due che speravo si trasformasse in qualcosa di serio, anche se i due si comportavano già come una coppia sposata.

Rovesciai una manciata di cereali nel latte e li mischiai con il cucchiaino, producendo un tintinnio acuto.

I due piccioncini continuavano a parlare.
Notai con la coda dell'occhio che si stavano accarezzando le mani teneramente.

Normalmente sarei stata nauseata da quel genere di rapporto ma quello era uno dei pochi che riuscivo a tollerare.
Anche l'amore tra i miei genitori mi sembrava magnifico.

Cacciai giù le lacrime. Non mi ero mai resa conto di quanto mi mancassero l'odore di caffè la mattina, quello che prendeva mio padre assieme a una tazzina di succo e qualche biscotto, e gli sbuffi giornalieri di mia madre, sempre presa a scartocciare e a muoversi per tutta la casa, raddrizzando i quadri che le sembravano storti e farfugliando qualche cosa riguardante il lavoro.

Mi mancavano le loro voci gentili, gli sguardi amorevoli e le loro risate.
Mi mancava mettermi sul divano insieme a mio padre senza alcun motivo preciso, e restare di fianco a lui per sbirciare le serie tv che amava guardare.

Erano passati due giorni, ma a me sembravano duemila.
Non avevo mai realizzato quanto sentire quei due parlottare, ridere e bisticciare mi facesse sentire... completa.

I genitori sono i pilastri su cui si basa una famiglia, senza di loro è tutto più difficile.

Potevo contare solo su Gideon che stava facendo del suo meglio per mostrarsi forte. In realtà lo avevo visto ieri sera, rannicchiato sotto le sue coperte, a singhiozzare.

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