29 // Madre e figlia

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// Bryn //

È domenica ed Ecate ha deciso che vuole passare tutta la giornata con me.
Come se non bastasse, ho ricevuto un messaggio da Thomas e non è riuscito ad impedire che Morgan e Allison si incontrassero.
Ora siamo nelle mani di Gideon che abbiamo costretto ad andare a controllare le ragazze più volte.

Mi chiedo se non sia stata una mossa azzardata, Nyx non è per niente stupida e potrebbe accorgersi che qualcosa non va.

Mia madre entra nella mia stanza senza bussare, sorprendendomi mentre fisso un angolo in alto della mia stanza.

«Sei pronta?»

«Sì» rispondo. Purtroppo.

Ecate vorrebbe che io passassi la giornata con lei ad allenarmi e a dimostrarle quanto in fondo siamo simili. È da quando sono qui che non faccio altro che imparare incantesimi e nuove tecniche di combattimento. Non che mi dispiaccia, almeno ho trovato un modo per difendermi adesso, ma trovo seccante il fatto di dover stare sempre vicino a quella donna.

Dal suo sguardo deluso da se stessa, credo che abbia capito che ciò che ha fatto non ci ha avvicinate come sperava.

Chiude la porta della stanza e si siede accanto a me. Appoggia la sua corona per terra, lasciandomi perplessa. Di solito se la toglie solo per dormire.

«Bryn» mi chiama. Noto che le trema il labbro inferiore. «Voglio parlarti non come Ecate, la regina degli Adepti, ma come tua madre»

Mi volto dall'altra parte, allontanandomi. «Non che tu lo sia stata veramente... Hai un concetto tutto tuo di gentilezza»

«Volevo che tu stessi con me»

«C'erano altri modi per farlo» sibilo. «Avresti potuto comportarti semplicemente da madre invece di trascinarmi in questo squallido castello e pretendere che io impari a padroneggiare dei poteri che non ho mai voluto»

Non la vedo, ma suppongo che stia provando a cercare il mio sguardo. Non lo troverà, perché non ha fatto nulla per meritarselo.

«Mi dispiace»

È la prima volta che sento una scusa da parte sua. Sa che non bastano delle semplici scuse per farsi perdonare.

«Immagino di aver preteso troppo da te...»

«Tu dici?» ribatto velenosa. «Mi hai tolto tutto ciò che amavo: mio padre, i miei amici, Tyler...»

Ecate rimane in silenzio, prendendo in mano la sua corona. La osserva attentamente, passando i pollici sopra le punte.

La vedo scagliarla con forza contro il muro. Il colpo è così forte che sono costretta a girarmi di scatto.

«Al diavolo tutto questo!» grida. Sembra diversa. «Al diavolo gli Adepti! Che vada a farsi maledire il ruolo che mi hanno dato! Stupidi, idioti, pomposi consiglieri del cavolo»

Si sta impegnando per non dire parolacce di fronte a me. Nonostante tutto, vuole dare il buon esempio. In realtà non credo che lanciare una corona e urlare sia educativo, ma devo ammettere che mi piace la Ecate arrabbiata che insulta gli Adepti.

Poi mi guarda e sento che in lei è cambiato qualcosa. Non è più fredda o composta come prima, ora è... come me.

«Loro e le loro stupide leggi» parla ancora. Non so se si sta rivolgendo a me o a se stessa. «Mi hanno privato di ogni cosa. Mi hanno impedito di vedere mio marito e poi...» Adesso mi sta guardando. «E mi hanno tolto te. Ho perso più di dieci anni della tua vita. Non ti ho vista crescere e diventare la bellissima e forte ragazza che sei, non ho assistito al tuo primo giorno di scuola, non ti ho mai aiutata con i compiti, non ho avuto modo di conoscere gli amici che ti rendono così tanto felice, non ho mai assistito a nessuna tua recita scolastica, non ti ho mai offerto una spalla su cui piangere, non ti ho mai portata al cinema e non sono mai stata presente per te. Mi sono persa... tutto»

// PARALLEL //Where stories live. Discover now