11 // La bussola

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// Bryn //

Spengo la mente.

Tutto ciò che vedo è il soffitto della camera di Morgan. È buio, ma trovo accogliente questa oscurità. Nasconde le mie lacrime.

Tyler russa lievemente, Charlotte è girata verso Morgan che ha preferito lasciare il suo letto a me per dormire. Ha detto che ne avevo più bisogno, poi mi ha rimboccato le coperte e ha spento la luce.

Da piccola avevo paura del buio.
Credevo che i mostri che si nascondevano nella mia stanza potessero uscire e farmi del male.

Mio padre era sempre a lavoro, a volte faceva gli straordinari e si tratteneva in ufficio anche di notte. In casa c'erano qualche badante fidata e un paio di guardie del corpo, ma io non volevo loro a consolarmi, volevo il mio papà.

Ma non poteva salvarmi, così mi aveva regalato una lucina da notte.
Con quella riuscivo a dormire senza dovermi nascondere sotto tutte le coperte, respirando solo da uno spiraglietto.

Osservo il buio e mi chiedo di quali mostri io abbia paura. Non si nascondono nell'omba, no, si sono evoluti. Ora si nascondono da qualche parte e venerano una donna che mi rifiuto di chiamare madre.

Le ho viste. Le foto di lei, intendo. Giovane, bella, felice, accanto a mio padre sembrava una donna totalmente diversa da colei che ho visto questa sera.
Pensavo che fosse morta, mio padre non mi ha mai voluto dire perché se n'era andata lasciandoci soli.

Tutte le foto di lei sono nascoste nella stanza di mio padre dove nessuno a parte me può entrare.
Da piccola vedevo il volto di quella donna e pensavo: "io voglio diventare forte e felice come lei".

C'era solo un'immagine che ritraeva tutta la famiglia al completo, cioè me, mia madre e mio padre. E in questa foto io ero così piccola che non posso averne alcun ricordo.
L'ho guardata migliaia di volte, abbracciando la cornice mentre la tristezza mi corrodeva l'anima.

Volevo essere come lei e ci provai.

Teneva sempre una mollettina a tirarle su la frangia, così lo feci anch'io.

Era un genio nelle materie scientifiche e aveva un lavoro di tutto rispetto come insegnante di matematica all'università, così giurai a me stessa che mi sarei impegnata e avrei raggiunto il suo livello.

Era una donna che teneva molto al suo stile in ogni occasione, così ho imparato a vestirmi bene, senza sfociare nell'eccessivo, e spesso chiedevo consigli a Charlotte. Ora non mi servono più, ho imparato.

Era una madre felice che se n'era andata troppo presto, così mi promisi che semmai un giorno avessi avuto figli avrei fatto qualsiasi cosa per loro ma sarei rimasta sempre al loro fianco.
Una vita senza madre è come una vita senza un pezzo del proprio cuore.

Nel mio c'è un vuoto che speravo sarebbe stato colmato un giorno, invece è stato trafitto a tradimento dalla donna che più ammiravo.

Ecate...

Si faceva chiamare così ora.

Quella maledetta strega.

La donna che crede di poter tornare da me e fare finta che non sia mai successo niente. Come se quindici anni d'assenza si possano dimenticare in un attimo.

La odio.

La odio perché osa deturpare il volto di mia madre con quei ghigni diabolici, e la sua voce la rovina con quel tono subdolo e intimidatorio.

Mi raggomitolo sotto le coperte, asciugandomi le lacrime sul cuscino di Morgan.
Spero che si asciughino prima che gli altri si sveglino.

Ho paura.

// PARALLEL //Where stories live. Discover now