16 // L'ha notato

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// Morgan //

Avevo appena finito di cenare quando sentii il telefono vibrare sopra il divano.
L'avevo dimenticato lì dopo essermi seduta per dare riposo alle gambe.
Ero decisamente fuori forma: alla minima corsa perdevo tutto il fiato che avevo.

Numero Sconosciuto, c'era scritto sullo schermo.

Di solito li lasciavo squillare, spesso erano dei ragazzi che si divertivano a fare scherzi.
Distolsi lo sguardo imponendomi di non rispondere per non incappare in una trappola, poi mi accorsi di una cosa: avevo dato il mio numero di telefono ad Allison.
Giusto! Lei!

Prima che smettesse di squillare, risposi.
Sentire la sua voce spaventata mi fece venire un colpo al cuore.

«M-Morgan» disse a bassa voce, tremando. Dall'altra parte dello schermo, lei era rannicchiata ai piedi del suo letto. «Ho... ho s-scoperto una cosa»

Iniziai a sudare freddo. Non ci voleva molto per spaventare quella ragazza, ma dalla sua reazione sembrava che fosse una cosa terribile. «Dimmi»

«S-sono andata nella c-camera di m-mio fratello m-ma dentro... dentro...»

«Respira, Ally» provai a tranquillizzarla. Il nomignolo mi era uscito spontaneo, ma sembrò riuscire a calmarla lievemente. «Vuoi che venga di nuovo lì? Hai bisogno di aiuto?»

«S-sì. Cioè- no! No... stai l-lontana da qui»

Deglutii a fatica, notando lo sguardo incuriosito di mio fratello. «Perché?»

«Thomas... lui... lui è...» Riprese fiato per finire la frase tutta di getto. «Lui è un Adepto»

L'aveva detto, finalmente. Si era liberata di un peso, ma ora quel peso lo portavo io.
Per poco non mi scivolò il telefono dalla mano.

Thomas? Un Adepto? Ma quando? Come? Perché?

«M-Morgan?» mi chiamò Allison per capire se ci fossi ancora.

«Hai scoperto... altro?» risposi senza smettere di fissare il vuoto.

«No, m-mi dispiace»

«Ehi, va bene così. Ora...» Squadrai mio fratello che si era seduto accanto a me per sentire la discussione. Che impiccione. «Ora stai in camera tua, chiudila a chiave se serve. Fai finta di niente, mi raccomando. E domani... domani ho bisogno che tu venga a casa mia»

«C-casa tua?»

«Sì, ho bisogno di dettagli, se te la senti di dirmeli»

Sentii il suo respiro tremante, poi la sua voce si abbassò a un sussurro. «Sento dei passi»

«Nasconditi sotto le coperte, fai finta di dormire. Hai chiuso la porta a chiave?»

«N-no, non la chiudo mai a c-chiave»

Mi strofinai una mano sulla fronte lievemente sudata. L'ansia mi stava divorando, avevo paura per lei. «Allora va bene così, non desterà sospetti. Ora segui il mio consiglio. Per ora giocheremo sul fatto che tu sia sua sorella e che non ti farà del male»

«D-dici?»

«Sì, fidati di me. Ci vediamo domani»

«A-aspetta»

Rinsaldai la presa sul telefono che mi stava scivolando. Asciugai la mano sudata e mi concentrai su quel che aveva da dirmi la ragazza.

«N-non so dove vivi, d-domani non so se riesco a v-venire...»

«Non preoccuparti, ti veniamo a prendere io e mio fratello. Useremo la scusa più semplice di tutte: sei mia amica e ti ho invitata a pranzo»

Ci fu un attimo di silenzio. Forse era rimasta in ascolto dei passi, aveva detto che c'era qualcuno nei paraggi.

// PARALLEL //Where stories live. Discover now