6 // Rivali

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Pioggia, pioggia, pioggia e... oh! Pioggia! Pioggia, pioggia, pioggia...

Sbuffai nel guardare le goccioline addensarsi sulla finestra di camera mia. Per colpa di quel brutto tempo era da quattro giorni che non potevo uscire con i miei amici.

La voglia di esplorare l'interno dell'edificio abbandonato mi stava mangiando viva, obbligandomi spesso a immaginare come fosse: pieno di graffiti, macerie ovunque, magari aveva anche qualche muschietto negli angoli e delle carcasse di topo morto. La perfetta location per un film horror, insomma!

Invece, per quanto riguardava il biglietto, la ricerca del mittente era ancora in corso. Avevo fatto una lista di tutti i miei compagni di classe di storia e avevo iniziato ad indagare.

Molti si erano rivelati davvero carini con me quando ero andata a fare loro delle domande, ma le calligrafie erano tutte diverse da quella del foglietto.

Mi sembrava di aver ormai esaurito i sospettati e l'ansia di non riuscire a vincere la mia sfida personale stava aumentando. Era impossibile che un bigliettino così dolce si potesse scrivere da solo, dovevo trovare il mittente e ringraziarlo e possibilmente scusarmi per la lunga attesa per la risposta.

Il giorno prima avevo fatto delle domande a Kate, che sembrava saperlo quando me l'aveva dato, ma era stata solo una mia impressione. Mi aveva riferito che gliel'aveva passato il burbero Mathias che non aveva alcun interesse per la sottoscritta.

Forse a qualcosa di mio era interessato: le verifiche, per copiarle, anche se a parer mio avrebbe fatto meglio a copiarle da Bryn.

Morale della favola: non avevo ancora fatto nulla per guadagnarmi l'appellativo di Sherlock, che invece usava mio fratello per sfottermi. Diceva che un vero detective non aveva fretta, doveva ragionare con logica, ma era difficile farlo!

Analizzare ogni possibilità, scegliere delle piste, tentare la fortuna, trovare indizi, tutto questo sembrava emozionante ma era molto complicato, specialmente per una quindicenne senza esperienza.

Lo so, era solo un bigliettino e forse non dovevo stare a rimuginarci troppo, però volevo trovare la persona dolce che aveva avuto il timido coraggio di inviarmelo.

Sbuffai guardando l'ennesima gocciolina scendere sul vetro e fondersi con un'altra per poi scivolare più veloce.

«L'autunno fa questo effetto» La voce di Gideon mi sorprese da dietro, facendomi sobbalzare.

Lo vidi sedersi sul mio letto (che tra l'altro avevo appena rifatto) e aprire un giornale con nonchalance.

«Che ci fai qui?» Lasciai perdere i compiti di matematica e mi concentrai sullo sguardo attento di mio fratello. Sembrava che qualcosa avesse catturato particolarmente la sua attenzione.

«Mamma e papà sono a lavoro, mi sentivo solo a restare in camera senza fare niente di producente»

«Non che tu ora stia facendo qualcosa di utile»

«Ti sto disturbando» Sorrise in modo impertinente. «Per me è utile»

Trattenni un sorriso, non volevo alimentare la sua stupidità. «Ci sono notizie interessanti o stai fingendo di leggere?»

Gideon abbassò il giornale, lo piegò su un lato e me lo mise in mano. «Leggi qui» Indicò una riga.

"Mio figlio era un alcolizzato, ma non un assassino" queste sono le parole di Mary Miller dopo che suo figlio è stato arrestato per omicidio nella zona sud di Brooklyn, New York.
Jonah Miller era stato trovato di fianco al cadavere di una donna, svenuto, con una bottiglia di birra quasi del tutto svuotata in mano.
Le prove sembrerebbero indicare la sua assoluta colpevolezza, manca solo capire il movente dell'uomo il quale non aveva apparentemente nulla a che fare con la donna in questione.

// PARALLEL //Where stories live. Discover now