7 // La luce blu

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«Fun fact!» esclamò Charlotte rompendo il silenzio. «La zucca tecnicamente è un frutto»

Scesi dallo skate e mi scambiai immediatamente uno sguardo sconvolto con Tyler.

«CHE COSA?!» urlammo insieme.

«Le zucche nascono da un fiore» disse Charlotte agitando il dito indice con fare da sapientona. «Ergo sono considerate a tutti gli effetti dei frutti, anche se molti fanno fatica a crederci perché sono grandi»

Rimasi a fissare il disegno di una coroncina fatto con lo spray nero da qualche vecchio skater o vandalo. «Sono sconvolta, ho bisogno di un attimo per riprendermi»

«Anch'io» si aggiunse Tyler, abbracciando il suo skateboard come se fosse un pupazzo.

Bryn staccò gli occhi dal libro di matematica e sbuffò sonoramente. «È solo un fun fact, non vi ha mica rivelato l'esistenza di un altro mondo»

Tyler si mise una mano sul petto, scandalizzato. «Tu non vedi aldilà delle cose! Sai quante persone potremmo sconvolgere ad Halloween dicendo che le zucche da loro intagliate con cura sono in realtà dei frutti

La ragazza alzò un sopracciglio. «E cosa cambierebbe?»

«Tutto, mia cara, tutto»

Io e Charlotte ci spiaccicammo una manata in fronte. Quel ragazzo aveva decisamente sbattuto la testa troppe volte, contando quella di cinque minuti prima.

Posai lo skate per terra e aprii un pacchetto di noccioline, obbligando Tyler a lavarsi le mani insieme a me nella piccola fontanella che avevamo trovato nascosta dietro a un cumulo di rampicanti.
L'acqua era fresca e pulita a differenza di come avevamo pensato.

Asciugate le mani scuotendole in giro (e bagnando le altre due ragazze), ci sedemmo a gambe incrociate ai piedi della panchina e iniziammo a sgranocchiarle.

«Pfima che shi faffia buio...» Tyler deglutì mandando giù il boccone. «Dobbiamo assolutamente esplorare quell'edificio abbandonato»

«Sempre che non ci cada in testa» obbiettò Bryn senza staccare gli occhi dal libro. Chissà che lettura avvincente quella del magico mondo complesso della matematica.

Io non la capivo, preferivo chimica, che non era lo stesso esente da parti fisiche e matematiche che avrei approfondito all'università. Ma questi erano piccoli dettagli che preferivo trascurare finché ne avevo la possibilità.

Charlotte si sistemò il suo giacchino giallo di pelle. Un insolito colore che però si abbinava alla perfezione con la sua carnagione scura. Qualsiasi cosa lei mettesse le stava favolosamente, ma come ci riusciva?

Mi fece l'occhiolino e sorrise allegramente. «Io dico che non c'è nulla da temere finché non diventa buio. Avete tutti le torce che vi avevo detto di portare?»

«Sì» rispondemmo all'unisono, chi più allegro come Tyler e me e chi meno convinto come Bryn.

«Allora andiamo. O la va o la spacca!»

Bici e skateboard alla mano, ci inoltrammo nell'erba alta che ci pizzicava la pelle.
Ogni tanto sentivamo gli urletti di Charlotte quando si avvicinava troppo ad una ragnatela o vedeva dei grilli saltare in giro.
Non le piacevano gli insetti, ma nonostante ciò adorava raccontare dei fun facts su di loro a volte (molte di queste erano durante il pranzo e spesso ci passava la fame).

Tyler faceva strada, aprendo violentemente il muro d'erba secca che ci impediva di proseguire.
Tracciammo così un percorso che poteva valere anche per il ritorno.

Mentre camminavamo, il mio occhio cadde su un oggetto lasciato a terra. Era un dischetto nero simile a un diapason a fiato.
Lo raccolsi velocemente da terra e cacciai nella tasca del mio zaino. A casa avrei avuto modo di scoprire cosa fosse.

// PARALLEL //Where stories live. Discover now