MILANO

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Mio zio Rocco vive a Milano!

Avere uno zio emigrato al Nord per gli abitanti del mio paese, è motivo di orgoglio. Un parente che abita "sopra" è comunque una persona di successo, uno che nella vita ce l'ha fatta a prescindere. Essere suo nipote mi gratifica soprattutto nei confronti dei miei amici e pare che partire per Milano così piccolo sia stata una vera fortuna. Me lo confessò a bassa voce Nandino quando sotto casa mi salutò con un pizzico d'invidia prima della partenza, mentre io osservavo ipnotizzato il suo ultimo capolavoro ingegneristico: un monopattino costruito con piccole ruote di ferro che aveva smontato da ingranaggi di motore e tavole di legno, probabilmente rubate di notte al falegname Mest Antonio. A Nandino sarebbe piaciuto conoscere una città grande che appariva sempre in tv al telegiornale. Una qualsiasi andava bene, anche se preferiva Roma per via di Papa Paolo VI che aveva conquistato sua nonna profondamente bigotta. Ora abbiamo un Papa polacco, brillante, così giovane che addirittura quando va in vacanza in montagna scia come se fosse una persona normale! Piace molto a mia madre e ogni volta che vede una sua foto su "Famiglia Cristiana", si fa il segno della croce come se fosse un santo, alza gli occhi al cielo e recita la sua supplica preferita:

<< Crist mi, aiutami tu!>>

Ah, Milano, Milano...

A Milano ci andammo perché mia sorella Antonietta si era appena fidanzata "ufficialmente" con Carmelo dopo tanti mesi d'incontri segreti "dietro il muro", una stradina al buio sotto il vecchio castello nel piccolo centro storico che, da secoli ogni sera, ospita giovani innamorati. Ciccio e Gina, i miei genitori, dopo aver conosciuto il futuro genero e acquistati gli anelli di fidanzamento costati una fortuna dall'orefice che strappa le cambiali, si affrettarono ad allestirle un corredo capace di stupire i consuoceri.

Mio zio del Nord in quel periodo lavorava ancora alla Bassetti e poteva usufruire di grossi sconti su tutta la biancheria prodotta dall'azienda numero uno in Italia. Ci invitò a casa sua in primavera quando in fabbrica aveva il turno di giorno, per meglio seguire mia sorella durante gli acquisti e scegliere solo biancheria di pregio. A dirla tutta la merce che consigliava era un po' difettata, ma in modo poco evidente, anche per questo avremmo potuto acquistarla sotto costo. Che importava tanto nessuno se ne sarebbe accorto nel privato della loro casa.

«Tevono venire subbito, prima che si fesc tard».

Al telefono sfoggiava la nuova lingua lombardo - pugliese, mentre insistentemente cercava di spiegare a mia madre che l'occasione era davvero da non perdere.

«Rocchetto caro, lo sai che io ho paura di venire in quella città, è troppo grande e poi c'è sempre tanta nebbia e mi gira la testa che la sento sempre all'aria... Non preoccuparti per me, viene Ciccio con la futura sposa e... il piccino che non ha mai preso un treno in vita sua, come me!».

Il "piccino" sono io. Non smetterò mai di esserlo per lei.

Partimmo il martedì subito dopo Pasqua poiché mia sorella durante la Settimana Santa aiutava mamma nella preparazione del pranzo pasquale. Antonietta cuoceva vere prelibatezze fatte in casa nel forno a legna di Annina, dove per sole 50 lire s'infornano tre teglie preparate a casa, dalla parmigiana a qualsiasi altro prodotto tipico palagianese. Di certo fra queste non possono mancare i taralli pasquali che ormai fanno parte di una tradizione pugliese antichissima. I nostri sono speciali nel vermouth e ogni volta che li assaggio inzuppandoli la testa mi gira come una trottola. In quel momento capisco bene cosa intende mia madre con l'espressione buffa: " mi sento sempre la testa all'aria"!

I genitori a volte non li capisco, a ogni festa, matrimoni compresi, accordano permessi fuori programma: ai piccoli è concesso di bere alcolici e alle donne di fumare a tavola come uomini!

TANTA VOGLIA DI LEIWhere stories live. Discover now