INSIEME

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È ovvio che da quando siamo entrati nel paese ci accompagnano gli sguardi torvi degli "indigeni" preoccupati per le loro ragazze, si intuisce che non siamo arrivati per visitare parenti, i nostri capelli parlano chiaro: conquistare!

Gironzolano intorno come corvi, ci controllano, studiano il nostro comportamento trasferendosi con sguardi d'intesa il compito di sorvegliarci, metro dopo metro, solo con un cenno, un po' mi inquietano ma credo che ben presto si abitueranno alla nostra presenza che sarà costante.

Diventeremo parte di loro e penso che fra non molto chiederò di iscrivermi alla loro squadra di pallavolo integrandomi in modo definitivo.

Amo già questo paese, sembra così intimo, genuino, una lunga strada che porta a una stazione in pieno centro, con un passaggio a livello che ogni venti minuti blocca il transito all'altra parte del centro abitato, e in fondo un vecchio castello che tanto fa pensare al Medioevo.

Ma questi cinque ragazzi di fronte, due di loro con cicatrici uguali sulla faccia, che ci analizzano come Cassius Clay e George Foreman si guardavano prima di iniziare un incontro, un po' mi preoccupano.

Fingo di scrollarmi di dosso i loro sguardi abbracciando la mia amica di classe che tanto mi dà gioia, Maria Rosaria mi vuole davvero un gran bene, mi strige e sorride mentre Franco piega teneramente la testa.

Giacomo e Sandro sono arrivati qui da un pezzo, hanno parcheggiato la moto a pochi metri dal corso principale, si sostengono a vicenda spingendosi lateralmente e piegandosi quel poco che basta per sporgersi di fronte ad Anna Maria, sono un po' goffi mentre si esibiscono come burattini per attirare la sua attenzione!

Lino ha ripreso il suo solito atteggiamento serioso mentre parla con Anna, è fatto così, a volte crede di essere Fonzie di "Happy Days", anche se non indossa il giubbotto di pelle nero, bensì una giacca di velluto beige con le toppe in tinta ai gomiti comprata l'anno scorso per un matrimonio.

Che bello vedere una parte della prima C in versione serale nella piccola piazza di Palagianello, e pensare che solo pochi giorni fa...

Uh mammamè, eccola!

Io non ce la faccio a sopportare queste emozioni!

Devo ricompormi, darmi una calmata, apparire sereno e sicuro di me stesso, non posso ridurmi in questo stato psicologico, non devo tremare, deglutire ansiosamente, muovere il braccio come un bambino appena arrivato alle giostre, gli addominali posso anche lasciarli liberi senza ributtarli dentro affannosamente.

Devo smettere di guardarla nella moviola, immaginarmi solo con lei dentro un film, devo reagire, mostrarmi maschio, fare finta di nulla, e che cavolo, un po' di dignità!

No, non ci riesco.

La gonna lunga fino a toccare gli scarponcini scuri, la camicia bianca con un paio di bottoni non agganciati, un gilet aperto giusto per risaltare il seno perfetto, il suo viso mediterraneo appena uscito dalla rivista dell'anno non mi danno tregua.

Sono distrutto, il mio vano tentativo di apparire forte va a prendersi qualcosa da bere al bar lasciandomi solo con i miei timori.

E poi dentro la mia testa ancora note musicali, "Amber Cascades" degli America non mi consente di percepire la realtà in modo sereno e lucido, cosa ci faccio sul cavallo con il cappello che mi copre il volto abbassato e con un sigaro in bocca? Devo trovare la manopola del volume e abbassarla del tutto, da quando l'ho vista la prima volta troppo pop gira per la mia mente.

«Andiamo giù?».

"Andiamo giù?".

E adesso, come può la natura rivoltarsi contro se stessa?

TANTA VOGLIA DI LEIWhere stories live. Discover now