" SONO GIANNI"

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Tre ore trascorrono lentamente il primo giorno di scuola, ho voluto evitare ogni tipo di rapporto con la ragazza che in un solo istante ha cambiato la mia vita, sono convinto che il nostro primo incontro non meriti una fredda presentazione in classe con occhi estranei puntati su di noi.

Ho cercato la mia ragazza ideale per anni, ora che l'ho trovata posso aspettare ancora,

credo di avvicinarla domani,

ho bisogno di pensare,

di organizzarmi,

allenarmi per ponderare ogni parola,

leggere l'ultimo fotoromanzo di "Grand Hotel"

per capire meglio come conquistarla.

Dovrò esercitarmi con il rilassamento profondo come suggerisce saggiamente il mio libro di Yoga che spesso leggo sul terrazzo nel silenzio generale mentre un tramonto infuoca la chiesa di San Rocco.

L'uscita dal portone dopo l'ultima campanella mi dà la netta sensazione di essere a un concerto rock appena concluso.

Ai ragazzi basta un niente per esaltarsi, uscire da scuola, almeno i primi giorni, dà questa percezione, forse solo dopo le prime interrogazioni riuscirò a capire come è andata guardando i loro volti di certo assaliti dalla noia.

La fame provoca un languorino, la salumeria di fronte per noi studenti è una benedizione, l'assaltiamo come fossimo cheyenne, il giovane proprietario è soddisfatto, finalmente potrà rallegrarsi e iniziare a contare i suoi lauti incassi a fine giornata, d'estate saranno entrati solo pochi ragazzini, la città vecchia non sembra abitata da molta gente, si sarà annoiato fino a tal punto da pensare che forse andare al mare sarebbe stato meglio invece che aspettare clienti inutilmente.

Questa volta è Lei che mi sfiora.

No, non devo avvicinarmi, devo resistere, tirarmela al punto giusto, è un consiglio che il mio amico Lino mi suggerisce ogni volta che parliamo di tecniche d'approccio con le ragazze: non cedere alle prime lusinghe aumenta il loro desiderio.

Lui e Anna, invece, pare si conoscano da sempre e a quanto pare la tecnica consigliata questa volta non l'ha proprio messa in atto!

Franco non ha mai staccato lo sguardo da Maria Rosaria, il suo insolito sorrisino da frate mi fa rabbrividire, sembra ipnotizzato dal suo nuovo amore, ha gli occhi socchiusi come se fosse presbite, continua a rifiutare la sua altezza nel tentativo di osservarla da vicino, è diventato tutto a un tratto gobbo come il custode di Notre Dame.

Allargo ancora lo sguardo per una panoramica,

Lino Volante spinge l'amico Giovanni e con una delle sue battute migliori piega le tre ragazze davanti.

Enzo è il paraculo di turno, fa lo slalom con la Vespa mentre con l'indice ferma gli occhiali sul naso,

Enzina schizza sul Ciao da dietro e gli urla di farla passare,

Giuseppe, il bello dell'istituto, è già imbottito di vanitose ragazze orgogliose di dividerselo,

Francesco e Luigi mi sembrano usciti da una favola moderna dei fratelli Grimm con i loro capelli lunghi che coprono interamente il viso,

Teresa stringe gelosamente al petto quaderni e libri ricoperti da custodie in plastica trasparente, preparate con cura durante la notte,

Alfredino e Francuccio con scarpe da ginnastica Mecap portano avanti a calci una bottiglia di Coca Cola, mimando Franz Beckembauer e Carletto Schnellinger.

I vecchi archi in tufo pare si rimpiccioliscano al passaggio della giovane mandria rumorosa

e il vecchio ciabattino sull'uscio del suo improvvisato laboratorio li osserva stropicciandosi le mani sul grembiule nero.

E solo ora mi accorgo che cammino da solo.

I gruppi di studenti si dividono a fine strada, quando il bianco della calce che tinteggia il centro storico cede il testimone a case colorate e moderne costruite solo negli ultimi due decenni,

i più ansiosi cercano di salire sul primo pullman che li porterà a casa, il pescivendolo urla di comprare le sue cozze,

la casalinga opulenta fuori dal portone svuota il secchio d'acqua sporca sull'asfalto noncurante dei passanti che saltellano per evitare di bagnarsi i pantaloni.

E io sono ancora alla ricerca dello Yeti che traballa.

«Ciao, sono Gianni».

E non capisco perché sono fermo di fronte a Lei.

Il suo volto che nasconde a malapena di essere stata bambina solo poco tempo fa si abbandona a un sorriso chinandosi ancora.

E io la vedo ancora più bella.

La natura spesso riesce a partorire quadri viventi, non c'è molto da fare davanti a questa meraviglia, solo da ringraziare il Creatore.

Occhi nocciola grandi che sembrano dipinti da un'artista risorgimentale, bocca con labbra carnose prive di rossetto proiettano un rosa velato, una frangia si posa appena sulle sopracciglia esaltando i suoi lunghi capelli castani. È poco più alta di me, la lunga gonna marrone non riesce a nascondere del tutto piccoli scarponcini in tinta e la camicia bianca fatica a contenere i suoi seni scolpiti e divisi da una piccola medaglia appesa a un filino di cuoio.

Se alla Madonna volessi dare un aspetto moderno, probabilmente sarebbe qui, ora, di fronte a me.

«Io, Mariella».

Sì, è vero che l'imbarazzo impedisce ogni forma di dialogo, ma ciò che sta accadendo in questo momento supera ogni previsione. Riesco a percepire le note di un pianoforte senza che nei dintorni ci sia alcuno strumento, i tasti diffondono musica da camera in pieno centro.

La piazza è un teatro all'aperto.

Nessuno dei due osa pronunciare un'altra parola mentre la gente intorno a noi è immobile, probabilmente pietrificata dall'Essere Superiore che divertendosi osserva la scena dall'alto.

Se tutto questo non è sogno allora è solo Amore.

Un sordo schiaffone dietro la nuca mi risveglia.

«Che cavolo state facendo, non lo vedete che tutti vi stanno guardando?».

È Franco che ci salva da una situazione che ci avrebbe travolti per ore. Far finta di niente, cercare una scusa qualsiasi, peggiora lo stato delle cose.

«Fra', mi sono appena innamorato!».

Una frase migliore non sarei riuscito a dirla nemmeno sotto tortura, sorrido cercando di capovolgere tutto.

In questi casi vale un principio psicologico secondo cui la verità viene nascosta proprio perché la confessi e questo fa capire che stai mentendo. Sono salvo.

L'arrivo della Sita, pullman su cui non possiamo utilizzare gli abbonamenti della Regione, ma che accompagnerà tutti a casa molto prima, ci fa correre alla fermata, mi rigiro soltanto un attimo per guardarla, Lei capirà, forse è meglio per oggi finirla in questo modo.

Gran primo giorno di scuola, lo penso mentre gli altri esultano per l'assenza del controllore, il viaggio per tutti sarà gratuito.


TANTA VOGLIA DI LEIWhere stories live. Discover now