NINO

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La 128 sport rosso che frena all'improvviso a soli tre metri ci appare come una pozza d'acqua nel deserto dopo aver camminato per giorni nella sabbia bollente, ormai striscianti e privi di conoscenza.

Un miraggio.

Avevamo quasi perso ogni speranza, Franco iniziava a ridere in un modo strano, convulso, mostrando i denti come un cavallo, Lino stringeva il palmo della mano sul ciuffo cantando sottovoce "Meravigliosamente" dei Cugini di Campagna e io avevo già cambiato concitatamente la disposizione di una ventina di "button" sul giubbotto di jeans, tranne quello con il logo dei Pooh che rimane fisso e irremovibile sul taschino di destra.

La fiammante autovettura che ha frenato rispondendo alla nostra richiesta è un cult nel paese, riconoscibile da un grosso dado appeso allo specchietto retrovisore e dal manubrio avvolto dalla pelliccia, immancabili optional di un palagianese appena tornato dalla Svizzera dopo tanti anni di lavoro.

Alla guida Nino Mezzemaniche, l'uomo del Sud che va oltre ogni aspettativa d'immaginazione.

Capelli neri neri ricci permanente, Ray-Ban sulla testa anche se ormai è buio, anello d'oro che copre la metà dell'ndice della mano sinistra, maglietta attillata bianca a maniche corte, in barba alla frescura ottobrina di fine giornata, jeans bianchi a zampa di elefante, mocassini panna e baffi malconci completano il personaggio.

Sembra uscito da una pellicola di Maurizio Merli, una di quelle comparse d'inizio film che vengono catturate dopo un lungo inseguimento, "caricate di mazzate" dal protagonista e abbandonate mezze morte in cella.

Evito di guardare i miei due amici, che intanto si sono accomodati dietro ridacchiando fra loro, se lo facessi anch'io, che ne ho proprio voglia, potrei urtare la sua sensibilità rischiando di fargli cambiare idea sulla generosa offerta di questo passaggio, per noi vitale.

Mi tocca sedere davanti e aggrapparmi alla maniglia laterale mentre Nino riparte con una sgommata di rito.

Un passante, irritato da questa dimostrazione di spavalderia, gli lancia uno squillante quanto diretto "U piccion d' mamt" che provoca in lui un sorrisino di soddisfazione nascosto sotto i baffi.

Non impiega molto a iniziare la conversazione, appena dopo un azzardato sorpasso a una Simca, in terza, mentre di fronte un camioncino strombazzante quasi lo sfiora.

«State andando a Palagianello per scopare?».

La lingua è come la frizione della sua macchina, parte sgommando anche con il cervello.

E ora come si risponde a questa domanda?

Ma lui viaggia a centocinquanta all'ora e senza attendere una replica, che sarebbe stata alquanto imbarazzante, ci racconta in modo concitato le sue avventure nel "paese dei

sogni".

Lo aspetta una signora un po' grassa, ma poco importa per lui, sposata con un uomo che fa i turni all'Italsider, disponibile a concedersi solo di notte, e sgomma ancora descrivendo i suoi atti sessuali, dettaglio per dettaglio, senza veli, in un modo esagerato, come la cintura che gli stringe i pantaloni attillati con il "fibbione" raffigurante un teschio ben in evidenza.

Con una mano si tocca la "pacca" mentre buffoneggia e con l'altra cerca di afferrare il pacchetto di sigarette Stop saldo sotto la maglietta all'indirizzo delle spalle, mettendo a grave rischio l'affidabilità della guida. Solo quando accende la sigaretta senza filtro, e io rimango senza fiato, mi accorgo che il mio finestrino non ha la manopola, sorrido sconsolato mentre annuisco a tutto ciò che dice, il paese non è così lontano, devo avere pazienza e sopportare quel bizzarro e fumoso spettacolo al mio fianco.

Nino ci lascia alla periferia del paese, mentre lancia il quarto sputo dal finestrino per evitare che il tabacco si infili tra i suoi malandati denti, la signora abita in campagna e lui ha bisogno di mettersi in agguato per aspettare che vada via il marito.

Esce solo un momento dalla macchina, il tempo di tirare via il jeans dal sedere e augurarci una bella serata:

«Datele, che ne vogliono!».

Non appena supera la curva finalmente posso sfogare pensieri e sensazioni represse e sbottare in piena libertà:

«Lino, tu da grande così diventerai!».

TANTA VOGLIA DI LEIWhere stories live. Discover now