LA TRASFORMAZIONE

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«E tu che ci fai qui? Torna in classe!». La professoressa ci rimanda nel mondo concreto.

Tento un timido risveglio, il ritorno alla realtà è devastante.

Una sorta d'illuminazione divina?

Un dono extrasensoriale rimasto per anni latente ed esploso tutto a un tratto?

Un'invisibile pillola di anfetamina nell'anima che dispettosi folletti mi hanno fatto, a mia insaputa, ingurgitare?

Cosa ha provato Siddharta nell'istante preciso della sua trasformazione in Budda?

Gesù nel momento della Resurrezione?

Leonardo nell'ultima pennellata alla "Gioconda"?

Barnard dopo il suo primo trapianto di cuore?

Neil Armstrong quando ha toccato la terra lunare?

La sensazione provata pochi istanti fa, all'improvviso svuota le mie debolezze e mi riempie di certezze:

si, la vita è davvero straordinaria.

È bastato un solo attimo per cambiarla,

un solo battito di ciglia per amarla profondamente,

e un solo sguardo mi ha trasformato,

ha svestito la mia persona,

l'ha ribaltata, sostituendola.

Avverto la certezza che tutto sta per cambiare, il bambino impaurito, timido, timoroso, ansioso di voler crescere è lì in fondo ai miei ricordi e lo saluto con dolcezza.

Sento che da oggi nulla sarà più come prima.

Il trip multicolor, nei secondi più lunghi della mia vita mi scarica sul banco, il colpo ricevuto non mi restituisce ancora lucido al mondo reale.

Mi sento come quando, dopo la prima sbornia di Amaretto di Saronno, raggiunsi a fatica il mio letto e tutto il mondo continuava a rigirarmi intorno,

o...

o... come quando Lino rubò la Cinquecento del padre e alla curva a gomito della Madonna della Stella tirò il freno a mano per un "testocoda", un vortice, e subito dopo noi cinque passeggeri rimanemmo sconvolti in silenzio, fermi nella cunetta ad ascoltare l'urlo del suo folle amplesso mentre godeva ad alta voce: «Bello, Bello, Bello!!». Ingarbugliati nella scatola di ferro e tremanti per lo scampato pericolo ci guardammo allibiti senza parlare, solo Lino Volante ebbe il coraggio di protestare con uno strillo liberatorio: « Bello, bello, bello a La putten d Maaaamt!!».

Anche adesso cerco di capire inutilmente che cosa ci faccio qui, ma non c'è risposta, la logica questa volta ha difficoltà a restituirmi una spiegazione. Penso ancora al viaggio surreale durato probabilmente pochi secondi e sembrati un'eternità!

La percezione del concerto dei Pink Floyd, il momento divino, la visione perfetta, offuscano ancora la mia mente, mi giro intorno per cercarlo: dov'è sparito Gilmoure?

La voce di Franco è lontana, metallica, come se provenisse dal profondo di un gigantesco cono d'acciaio, osservo la mano del mio compagno di classe Vito allungarsi sotto il banco fino a raggiungere le cosce vestite di jeans della ragazza seduta a fianco, il volto della prof. ondeggia come  una foto nella vasca da bagno.

Cosa mi sta accadendo?

Ho la consapevolezza di vedere immagini che altri non riescono a percepire.

Sudo,

ho bisogno di andare in bagno,

di calmarmi,

l'agitazione mi rende inquieto,

la stenografia non ha importanza in questo momento,

supplico l'insegnante che non esita a farmi uscire,

ha percepito dal mio viso sconvolto che comunque sarei stato assente dalla lezione.

Esco senza cercare lo sguardo della mia nuova compagna conosciuta solo nelle recenti dimensioni extrasensoriali, con Lei avrò modo

di presentarmi,

di rendermi simpatico.

Dolce.

Forte.

Debole.

Maschio.

Qualsiasi cosa lei vorrà, io sarò.

La bidella-madre che mi indica la porta del bagno, ci metterei la mano sul fuoco, è lì da quando lo stabile fu costruito come convento due secoli fa; è seduta al centro dell'androne principale, faccio fatica a capire se la cattedra è più o meno larga di lei, la sua voce acuta e diabolica raggiunge il fondo dove un nugolo di ragazzi seguono attentamente il mio arrivo.

«Vi mando tutti dal preside, smettete di fumare e rientrate in classe!». Sbotta dondolando sulla sedia.

Sono fuori dal bagno e quando chiedo di entrare esplode la risata.

In effetti non c'è un vero bagno scolastico, due metri quadri all'interno potrebbero ospitare solo un paio di alunni per volta, c'è una turca di lato e un lavandino malridotto di fronte a due gradini che porterebbero sul terrazzo se non fosse per una porta chiusa a chiave.

Siamo pressati in otto con altri due ragazzoni fuori, il fumo di sigaretta gioca con la mia felpa Americanino acquistata in via Di Palma, nel negozio più alla moda nel centro di Taranto. Bhè, avevo voglia di un tiro, sono stato accontentato, qui basta respirare!

Fare amicizia in un buco simile a una cella di Alcatraz è fin troppo facile, è questione di solidarietà. Ora siamo un gruppo di oltre dieci alunni e altri ne arrivano mentre ritorno in classe con la voglia intensa di osservarLa in maniera lucida. Sono pronto.

Voglio gustarmela con gli occhi,

guardare attentamente il suo viso

e godere dell'infinita bellezza.

Ha la testa in giù quando, passando nella terza fila, la sfioro con le dita come solitamente si fa quando tocchi qualcuno che ti appartiene. Sento che mi sente, un brivido mi attraversa.

Franco di fronte a Maria Rosaria è la statua della Pietà.

Giacomo osserva i lineamenti di Anna Maria invece che concentrarsi sulla lavagna mentre la scrittura usata dai giornalisti inizia a interessare il resto della classe.

Vito ha ritirato la sua mano in attesa di altri momenti più propizi ma l'eccitazione gliela si legge ancora in faccia, a volte si sbava anche senza saliva.

Lino è una star di Holywood.

E io sono seriamente innamorato.






TANTA VOGLIA DI LEIWhere stories live. Discover now