Capitolo 11

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Ormai eravamo al mare da un po' e non è che mi fossi divertita un granché, Matt aveva passato tutto il tempo con i suoi amici lasciandomi da sola, gliel'avrei fatta pagare ma per ora dovevo ancora farmi perdonare. Nel frattempo avevo cercato l'unico viso familiare, una certa Camilla, una tipa timida che l'anno scorso aveva lavorato a un progetto con Mattia, quando io ero  a casa di Francesca e così avevamo avuto modo di scambiare qualche parola, ma non eravamo amiche e l'unica cosa che facemmo insieme quel giorno, fu sdraiare gli asciugamani vicini.
Ad un certo punto però, dopo l'ennesima volta che cambiava posizione, mi disse che ogni tanto mi sarei dovuta girare se non volevo finire per bruciarmi.
«Già, dietro non lo prendo mai»
Proprio mentre mi giravo arrivò Federico, stese l'asciugamano accanto al mio e si sedette. «È un vero peccato» disse con un tono amareggiato e un sorriso ammiccante, evidentemente aveva sentito solo me e ammetto che poteva risultare una frase ambigua se presa fuori dal contesto.
«Dicevo il sole, idiota»
«Oh, certo! Il sole...»
Non gli risposi nemmeno, stavo finalmente riuscendo a rilassarmi e non  avevo voglia di litigare con lui.
Questo non significava che non avessi voglia di guardarlo, i suoi capelli erano imperlati di gocce che gli cadevano sul collo e scorrevano sul suo corpo perfetto, beh, ad un tratto quelle belle goccioline finirono sulla mia schiena, perché quell'animale doveva scuotere la testa come un cazzo di cane dopo il bagnetto! Stronzo schifoso!
Fui percorsa dai brividi ed automaticamente mi venne da dargli una manata, non riuscii a trattenermi e sbaaam! Finii dritta con la mano sul suo addome.
Ecco fatto.
Se non mi era bastata la prima di figura di merda, questa mi aveva soddisfatto.
Tolsi a fatica la mano da lì, mi ci volle tutta la mia forza di volontà, mentre i ricordi di ieri, dei nostri corpi uno contro l'altro, tornavano prepotentemente a galla. Lui si fermò, come paralizzato, ed io feci scivolare la mano via da lì, "accarezzando", se così si può dire senza farlo sembrare un gattino, la sua tartaruga.
Lo sentii deglutire prima che si sdraiasse come me a pancia in giù, con il viso rivolto verso di me.
Le ciocche di capelli bagnati gli ricadevano sugli occhi chiusi, sarei potuta rimanere lì a guardarlo per tutto il tempo, ma poi lui aprì gli occhi e io li richiusi subito, sperando che non mi avesse notata.
«Ehi, ehm... Sara?» mi senti chiamare dall'altro lato e mi girai verso Camilla con un'espressione interrogativa, non prima di aver lanciato un'altra occhiata Soro, «vuoi un auricolare?» e se una persona ti chiede di condividere i suoi auricolari, allora le cose sono due: 1) vuole salvarti da una persona, 2) vuole diventare tua amica; in entrambi i vasi ne uscivo vincitrice, quindi accettai.
Passai così qualche altro minuto di tranquillità, lasciandomi cullare dalle dolci note di un album mai sentito prima, poi tutto finì.
Mi arrivò una palla di sabbia sul sedere, imprecai mentre mi giravo per capire che fosse stato, non c'è bisogno che dica chi fosse, vero? Esatto, era Soro.
Me ne lancio un'altra sulla pancia e a quel punto mi alzai e lo inseguii, lui corse in acqua sperando che così non l'avrei raggiunto, ma si sbagliava, eccome se si sbagliava.
Dopo un sussulto al primo impatto con l'acqua entrai in punta di piedi, sperando che l'acqua non raggiungesse l'ombelico, e passo dopo passo lo raggiunsi.
Lui galleggiava tranquillo, convinto che non mi sarei mai tuffata per prendere la sabbia, ma aveva fatto male i conti il ragazzo.
Fu un trauma andare sott'acqua, ma era necessario, comunque sapevo che sarebbe scappato per questo lo stavo tenendo per il costume, non provò nemmeno a muoversi e quando risalii mi guardò supplichevole, ride bene chi ride ultimo, pensai tra me e me.
«No, no! Sara, dai! Giuro che non ti rompo più le scatole, Saraa!» piagnucolò, ma io ero irremovibile.
Mi aggrappai a lui ridendo e gli spiaccicai tutta la sabbia sui capelli, «stronza» sibilò lui a denti stretti, ma io non avevo ancora finito.
Tornai sott'acqua e presi con entrambe le mani più sabbia che potevo, mi aggrappai di nuovo a lui con le gambe e spalmai accuratamente la sabbia sul suo collo, sulle spalle, sulla schiena e sul petto, lui mi guardava con un sorriso divertito senza lamentarsi di niente, anzi, teneva le sue mani sotto le mi cosce sostenendomi, deglutii quando me ne resi conto, forse eravamo un po' troppo vicini, anzi senza forse. 
Quando scesi da quella posizione, Soro mi chiese se c'era qualche problema, «no, niente, è solo che...» non continuai la frase e lui mi incitò ripetendola, «niente. Èolo che niente» replicai distaccata, dovevo cercare di rimettere le cose apposto tra noi, ovvero far in modo che non ci fosse niente, e stargli vicino in quel modo non ero il modo giusto per riuscirci.
Mi guardai intorno per cercare Matt, per assicurarmi che non si fosse accorto di niente, lo cercai con lo sguardo dove c'erano tutti gli altri, ma non lo vidi, poi guardai sulla riva e lui era lì, sembrava non aver visto niente, stava parlando con una ragazza; lei aveva una folta chioma di capelli ricci perfettamente in ordine, gli occhi erano chiari, forse azzurri, ma non riuscivo a capirlo, la pelle sembrava di porcellana e le guance erano rosee, come se non bastasse era alta e con un corpo a dir poco perfetto, mi sembrava di ammirare una modella, per i miei gusti, però, stava facendo gli occhi un po' troppo dolce a Matt.
Ora vado lì e metto le cose in chiaro, mi dissi mentre iniziavo a incamminarmi, ma Federico mi prese per le gambe e iniziò a trascinarmi verso un gruppo di ragazzi che stavano facendo dei tuffi spettacolari, peccato che l'idea non mi piacesse per niente.
«Federico Soro! Mettimi subito giù» gli ordinai, ma lui se ne fregò altamente e continuò a camminare, «Fede dai! Mi fanno male gli addominali!» provai a supplicarlo, ma il risultato fu ancora peggio.
«Quali addominali, ragazza? Quella che vedi si chiama pancia!»
«Che simpatico!» gli sembravano cose da dire ad una ragazza? Ma che razza di problemi affliggevano la sua mente malata?
Alla fine, quando arrivammo, mi fece salire su una "sedia" formata da quattro persone, mi ci volle un po' per trovare l'equilibro, mentre tutti ridevano, poi venni lanciata e l' unica cosa a cui riuscivo a pensare non era wow, è fantastico, ma bensì ora morirò!
Dopo aver fatto fatto una specie di capriola, entrai in acqua e mi sedetti sulla sabbia  per poi essere riportata a galla.
Scoppiai a ridere e poi raggiunsi Fede che stava uscendo dall'acqua, «ehy» disse lui cingendomi la vita con un braccio e avvicinandomi a lui.
«Che fai? Già esci?»
«Si, non ne potevo più di stare con te»
«Oh, grazie!» dissi io spintonandolo.
«Tu se vuoi puoi restare»
«Non conosco nessuno lì, preferisco stare con te».
Lui sorrise e io mi resi conto che sarebbe stato davvero difficile rimettere le cose a posto, ma forse non sarebbe stato necessario: potevamo essere amici, dovevamo solo trovare il giusto equilibrio.

Autrice: ecco a voi il nuovo capitolo!
Spero che vi piaccia, nel caso fatemelo sapere con un commento è una stellina, ho bisogno sapere cosa ne pensate.
Credete che Sara riuscirà a trovare il giusto equilibrio?
Spero di riuscire ad aggiornare anche domani, adios💕
Ps: quasi dimenticavo: vi piace la nuova copertina?

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